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Sono seduta davanti a questa tela e ci sto buttando sopra colori a casaccio senza dare molta importanza. Sono con la testa tra le nuvole. Guardo gli schizzi davanti a me e nemmeno mi importa se siano carini o meno. Quello che continua a ronzarmi nella testa è l'idea di una Hazel senza Konnor e per quanto mi sia abituata in questi anni a non averlo intorno, il solo pensiero di perderlo ancora una volta mi fa piombare un macigno dentro. Mi sento un peso dentro, come se mi stessi appesantendo e l'unico modo per liberarmi sia stare con Konnor. Ma non so se sia la scelta giusta. Ho da passare otto mesi qui e non so come li trascorrerò. Mangiucchio l'interno della guancia. Non mi sono mai piaciute le posizioni scomode. Sposto la tela davanti e ne prendo una bianca sperando che questa volta l'ispirazione venga meglio. Mi sto tormentando il cervello. Tutto sta andando in frantumi. I progetti, i muri, gli scudi. Mi sto flagellando ogni secondo che passa. Tutto sembra così surreale, così confuso. Questa tela vuota mi sembra la mia vita in questo momento. Cosa ci disegno sopra? Quale colore ci butto? «Hazel!» alzo lo sguardo e Jonathan è davanti a me nel suo giaccone marrone e un sorriso imbarazzato sul volto. «Ti disturbo?» scuoto la testa e mi alzo pulendo il colore che ho sulle mani. «Non ti ho più vista e sentita. Non voglio risultare maniaco ma aspettavo un tuo messaggio.» si gratta il capo imbarazzato. «Oddio. Jon. Devi scusarmi ma sono stata impegnata. In più ho ricevuto un'opportunità in città. Ho avuto la testa tra le nuvole.» sorrido. Perché mi caccio sempre in questi casini? «Allora posso portarti a cena?» domanda allargando il sorriso. Cosa faccio ora? Cosa rispondo? «Va bene.» accenno un sorriso e mi maledico mentalmente. Spero solo che Konnor non faccia una delle sue scenate. Da quando ci siamo avventurati a colazione con la mia famiglia non ci siamo più sentiti e non abbiamo messo in chiaro la situazione. «Passo a prenderti alle otto da casa.» si avvicina mi porge un bacio leggero sulla guancia ed esce dallo studio lasciandomi impalata davanti alla porta. Ma non faccio in tempo a voltarmi che Konnor entra furioso sbattendo la porta. «Cos'era quello?» indica la porta. «Ciao Konnor. Buongiorno anche a te. Come stai?» ribatto sarcastica tenendogli le spalle voltate. «Adesso hai intenzione di uscire con lui?» domanda con il fumo che gli esce dalle orecchie. «Mi ha solo invitato a mangiare. Tra amici. Non vedo dove sia il problema.» farfuglio impacciata. «Scusa non sai dov'è il problema? Vieni a letto con me e te ne esci a cena con un altro? Ma che diavolo ti passa per l cervello. E ti pure baciato la guancia. Che scena pietosa!» ringhia. «Almeno qualcuno ha dei modi carini per salutare.» lo sfido. «Questa potevi evitarla Haz. Fanculo.» mi urla contro ancora più furioso. «Sei davvero patetica. Pensi che mi piaccia condividere?».

«Cosa sono diventata un oggetto ora?» domando e sto cercando di tenermi tranquilla. «Andiamo sai cosa volevo dire.» scioglie le braccia e le lascia penzolare. «Sei sparito per giorni ed ora pretendi che io stia ai tuoi comodi aspettando che ti faccia vedere o sentire? Non vado a comando. E sì, che tu lo voglia o no andrò a quella cena.» afferro i miei pennelli e, dopo averli puliti li rimetto al loro posto. «Bene. Uscirò anch'io con chi mi pare allora.» e se ne va senza farmi ribattere. Resto di sasso e immobile mentre fisso la figura di Konnor andare via furioso.

Sbuffo e chiudo lo studio. Mi dirigo a casa. Fa freddo e il mio umore è cambiato come il tempo. Mi fiondo dentro casa dopo aver aperto la porta. Sfilo il cappotto, lo ripongo al suo posto e cammino lentamente verso la mia stanza. Ma pochi passi prima di arrivare alla mia camera qualcuno mi blocca e mi chiama. «Haz. Tesoro, vieni qui.» papà è nel suo studio seduto davanti al pc. Indossa i suoi occhiali da lettura. «Papà.» rispondo e mi fa cenno di entrare. Faccio come dice e mi accomodo davanti a lui sulla poltrona rosso di fronte la scrivania. «Tutto bene?» domanda con il suo tono di voce pacato. Annuisco e non capisco dove vuole andare a parare. «La signora Mcnow mi ha fermato per strada questa mattina, mentre andavo al mercato per comperare dei fiori per tua madre. E mi ha fatto una domanda curiosa. Voleva sapere se fra te e Konnor fosse già finito tutto, visto che l'ha visto uscire dal tuo studio nervoso.» sposta gli occhiali dal naso e mi fissa con i suoi occhi ipnotizzanti. «Non so nemmeno se possiamo definirla relazione papà. Non ne abbiamo mai parlato.» ammetto alzando le spalle. «Tesoro. Tutto ti sembra così nuovo, Fai spazio nella tua testa e nel tuo cuore. E decidi cosa vuoi veramente.».

Dovrei essere nervosa per questa cena con Jonathan e invece mi ritrovo ad essere nervosa per altro. Cosa penserà da questa sera in poi Konnor di me, se mi presento a questa uscita? Liscio il vestito azzurro che indosso. Sbuffo e sono davvero in conflitto con me stessa. Potrei chiamare Jonathan e declinare tutto, oppure presentarmi, mettermi alla prova e vedere se, anche questa sera, tutto ruota intorno a Konnor. Perché tutto ultimamente gira intorno a lui, soprattutto da quando Jason mi ha reso le cose più nitide.

Jonathan è passato a prendermi da casa. Si è sistemato a dovere per l'occasione. Sono a disagio. Lui è stato il mio primo fidanzato. Abbiamo fatto tutte le prime esperienze insieme. E allora perché mi sembra di uscire con uno sconosciuto? «C'è qualcosa che non va? Sembra che tu abbia la testa da un'altra parte.» pronuncia mentre tiene ben saldo il volante. «Sono solo un po' nervosa.» ammetto ma non so bene per cosa sono nervosa. La testa continua a ronzare sempre verso Konnor. Cosa starà facendo in questo momento? Sarà davvero uscito con qualcun altro?

«Rilassati. Sto per portarti al ristorante dove andavamo da ragazzi.» accenna un piccolo sorriso e mi sento così in colpa perché lui è così entusiasta mentre io non lo sono e vorrei scendere urgentemente da qui.

Il ristorante, comunque, è come lo ricordavo. MaryJane – la proprietaria – riesce a tenere questo posto sempre impeccabile. La vedo avvicinarsi sorridendoci e lisciando il suo grembiule colorato. «Cosa vedono i miei occhi.» allarga le braccia e mi stringe tra le sue braccia. «Come stai tesoro?» si allontana studiandomi da cima a fondo. «Alla grande. Questo posto è sempre magnifico.»

«Che bello vederti. Sei con Jonathan. – lo osserva distaccata per poi ritornare su di me – sembra di tornare indietro nel tempo.» le sorrido imbarazzata, ci indica un tavolo libero. Jonathan si avvia. Sto per seguirlo quando vengo bloccata dalla presa dolce ma forte di MaryJane. «Cosa ci fai con lui Hazel?» mi domanda cambiando il tono di voce. «E' solo una cena tra vecchi amici.» le annuncio. «Speravo tanto di rivederti qui. Ma non con lui.» so cosa sta per dire. «Tu e Konnor siete come dei figli per me. Vi ho visti crescere. Mangiare in questo posto e sostare nel mio giardino quando vi nascondevate dal Signor Morris quando gli facevate gli scherzi.» non riesco a sostenere questa conversazione, non posso, non ora. Non la lascio terminare. «Lo so. E ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me. Ma è solo una cena. Nulla di più.» libero il braccio dalla sua presa e mi avvicino al tavolo. «Lui è stato male.» mi urla alle spalle e mi irrigidisco di colpo. È stato male per mesi. E' cambiato. Non è uscito per settimane. Una parte di lui se n'è andata via con te, quel giorno.» pronuncia silenziosa e sento gli occhi pizzicare. «Non...non posso continuare questa conversazione... Scu.. scusami MaryJane.» scuoto la testa, asciuga la lacrima solitaria che scivola sulla mia guancia e con un finto sorriso mi avvicino a Jonathan.

Spero almeno che questa serata finisca meglio di come è iniziata.

L'attimo in cui ti ho rivisto.Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu