40. Qualcosa di falso

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"Fammi capire." O'Riley si massaggia una tempia bionda. I suoi capelli, corti e chiarissimi, riflettono in tenui bagliori la luce dei globi incantati che rischiara la notte nella prigione di Ys. "Per quale motivo non la stiamo torturando per avere la stessa informazione?"

"Ordini della principessa, capitano" spiega Mairead, asciutta. Impossibile capire che opinione si sia fatta di tutta la faccenda. "Ha preso degli accordi."

Lo sguardo trasparente del capitano supera le sbarre della cella per incrociare il mio. Lo sostengo senza lasciar trapelare nulla dei pungoli che mi fanno sanguinare il cuore.

Questo è l'uomo che ha ucciso sorella Eirean. Che ha distrutto il sogno che io e Bev stavamo costruendo insieme.

"Risparmiare la vita alla straniera e liberare Bevin mi sembra un prezzo un po' alto per un'informazione che potremmo prenderci in ogni caso" insiste lui. Ha delle labbra carnose che piega spesso in una smorfia disgustata.

Accanto a lui nello stretto corridoio della prigione, Mairead si stringe nelle spalle. "Chani si è dimostrata disponibile a collaborare. In cambio avrà la clemenza di Ys. Questo ha detto Morrigan."

"Io non..."

"Ha detto anche che non saresti stato d'accordo. A questo proposito, mi ha pregato di ricordarti che tuo padre avrà anche un posto nel consiglio, ma la principessa è ancora lei."

Quest'ultimo appunto fa chiazzare di rosso le guance di O'Riley. È talmente pallido che il rossore si diffonde come inchiostro versato su un foglio bianco, evidente anche nella penombra. "E sia, allora" concede a denti stretti. "Speriamo solo che non sia un errore clamoroso fidarsi di questa gente."

Mairead rilassa le spalle. Non mi accorgo di quanto le avesse irrigidite finché non la vedo emettere un lungo sospiro e accomodare la postura. La ragazzina chiacchierona che ho conosciuto durante i miei primi giorni a Ys è cresciuta nel tempo di poche settimane. Si è trasformata in una donna che sa già quanto faccia male piegarsi per raccogliere i cocci dei propri ideali. Gli orrori dell'arena non hanno risparmiato neanche lei, sebbene in un modo subdolo e sottile.

Si rivolge a me con fare distante. "Noi non siamo crudeli. Nessuno di noi lo è. Cerchiamo solo di fare il meglio per la città. Sono... sono contenta che tu l'abbia capito, Chani. Collaborare è la scelta giusta."

Annuisco seccamente. Voglio solo che questa farsa finisca il prima possibile, che portino a impiccare quel Farkas che se ne sta a sghignazzare nella sua gabbia e liberino Bev.

Un fiotto di calore mi risale al petto al pensiero del mio re prigioniero. Quando sarà di nuovo cosciente, troverà un modo per farmi uscire e ricominciare da dove ci eravamo interrotti. Ne sono certa.

Altrimenti non sarebbe lui.

O'Riley sbuffa e si sfrega una guancia con la mano. "Avanti, facciamola finita. Chi è l'uomo che voi schiavi chiamate Lupo e dove si nasconde?"

"Aspetta" rispondo. "Voglio delle garanzie."

Un lampo di furia omicida balena nelle iridi dell'uomo. "L'unica garanzia che posso darti è che se non parli subito aprirò questa porta e ti torturerò con le mie mani finché non sputerai quel maledetto nome."

Stringo i denti. "Provaci."

Lo farà. Lo sento nel respiro che accelera, nei muscoli del collo che si gonfiano. Quest'uomo è instabile e insicuro; deve esserci una parte di lui convinta che, quanto più sangue avrà sulle mani, tanto più sarà temuto e rispettato.

"Non... non fare idiozie, Duncan." Mairead gli posa un palmo gentile sul braccio. Poi si rivolge a me. "E neanche tu. Non rendere le cose più difficili di quanto già non siano."

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