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"Oh, Scar mi ucciderà"

Sbuffai, cominciando a camminare più veloce.
Erano le quattro del pomeriggio di una domenica autunnale, e di trovare un taxi a New York non se ne parlava proprio.

Il vento mi soffiava violento sul viso. Era prevista una grandinata colossale e io, ovviamente, ero uscita di casa senza ombrello e a piedi.

Brava Stephanie.

Le strade erano affollatissime. Gente che correva a destra e sinistra per cercare taxi su cui ripararsi e poi c'ero io.. Mi strinsi nel giubbotto bordeaux, tirando su il cappuccio e la pelliccia mi cadde a ciuffi sugli occhi chiari.

Spostai i capelli dal viso, cominciando a camminare più velocemente. Una goccia mi bagnò il viso, ma fortunatamente a cinque metri da me, intravidi la villetta bianca in cui abitava mia sorella.

Alla faccia della villetta.

Scarlett era tornata da poco da Parigi e io non vedevo l'ora di poter rivedere la mia piccola nipotina Rose.

Salii i gradini che separavano il marciapiede dall'entrata e bussai in fretta alla porta.

Cominciai a pensare che non fossero ancora tornati dall'aereoporto, ma quando mi girai per guardarmi attorno notai la Mercedes di Romain parcheggiato li vicino.

Contai mentalmente i secondi che passarono prima che mia sorella venisse ad aprirmi la porta. Alzai il braccio per bussare di nuovo e ad aprirmi la porta fu mia nipote Rose. 

"Ciao baby" - Mi inginocchiai alla sua altezza -"chi ti ha insegnato ad aprire la porta?"

"Rose!" - la voce di mia sorella si udì dal piano di sopra, fino a qui

Entrai in casa, prendendo in braccio mia nipote. Era evidente che non era da molto che erano sveglie. Rose teneva stretto il ciuccio fra le labbra e non sembrava intenzionata a lasciarlo andare tanto facilmente.

Sapevo che la maggior parte delle volte che Scarlett metteva a dormire Rose al pomeriggio, si addormentava anche lei.

Sentii i passi veloci provenire dal piano di sopra e poi sulle scale fino a ritrovarmi la figura esile di quella gran donna di mia sorella. Aveva tagliato i capelli talmente corti che era irriconoscibile.

I suoi occhi azzurri si piantarono nei miei. L'unica cosa che ci rendeva sorelle, oltre ad avere lo stesso cognome, erano gli occhi colore ghiaccio, una caratteristica di famiglia.

"Ancora non hai tagliato i capelli?"

Alzai le sopracciglia. Misi giù Rose, che si diresse a passo lento verso il salotto.

"Sul serio? Non ci vediamo da mesi e la prima cosa che mi dici è questa?" - tolsi il cappotto, posandolo nell'appendiabiti -"mi sei mancata anche tu Scar"

Lei in tutta risposta alzò gli occhi al cielo e mi strinse immediatamente in un abbraccio. Era più alta di me di almeno dieci o dodici centimetri.

Avevamo dieci anni di differenza, e lei si era sempre comportata come una mamma, oltre che ad una sorella maggiore. Mi aveva portato a scuola quando frequentavo le scuole medie, al cinema ogni volta che uscivo con le mie amiche durante gli anni del liceo e mi aveva consolato per tante, tantissime, storie d'amore andate a rotoli.

"Sei sempre logorroica uguale"

Accarezzai la sua schiena coperta da un morbido maglione color panna.

"Colpevole"

Su un'altra cosa eravamo uguali: la parlantina.

Scarlett era più alta, più bionda e secondo me, anche più bella. Avevamo molte cose in comune e altrettante che ci contraddistinguevano.

An Unexpected Love Where stories live. Discover now