3- Ritorno

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Il viaggio durò sei mesi e Georgie aveva incontrato e conosciuto varia gente a bordo della nave. Il suo piccolo Abel era cresciuto notevolmente e a volte andava a giocare con un bambino della sua età, figlio di una duchessa francese che aveva preso in simpatia Georgie.

La ragazza era sempre graziata e dolce e per questo era ben vista da tutti.

Capì che il viaggio finì quando vide in lontananza una terra, la sua terra. Quella terra che le aveva regalato bellissimi ricordi d'infanzia. Più si avvicinava più diveniva nitido il paesaggio. Il porto, le case, le strade, i marinai... era Sydney, la città da cui partì per andare a Londra a cercare suo padre e Lowell.

Quando toccò terra non le sembrò vero. Era tornata in Australia. Pensò che ne era valsa la pena fare un viaggio così lungo.

Georgie aveva chiamato una carrozza e aveva fatto sistemare anche le valigie. Abel salutò Pierre, il bambino francese, e Georgie la duchessa. Poi salirono in carrozza e partirono.

Abel non smetteva di guardare curioso dal finestrino e la madre con lui.

-Abel questa è la terra dove è nata tua madre. In seguito ti accorgerai di quanto sia bella. Scommetto che ti piacerà

-Mamma... ma non è come Londra

-Hai ragione, piccolo. È molto diversa. L'Australia è calda, accogliente e piena di gioia

La carrozza uscì da Sydney. Georgie aveva detto al cocchiere di portarla fino alla Valle del Sole, aumentandone il prezzo. Aveva portato con sè molto denaro. Per prima cosa, aveva pensato, di aiutare Zio Kevin alla fattoria, oppure di espanderla, oppure quei soldi servivano anche per le medicine, nel caso ce ne fosse stato bisogno.

Dopo un po' di tempo arrivarono finalmente nella Valle del Sole e Georgie disse di portarla alla fattoria di zio Kevin.

-Chi è zio Kevin?- chiese il bambino.

-Era mio... zio. È un anziano simpatico e altruista. È da molto che non lo vedo. Ma ti piacerà anche lui, vedrai

Arrivarono finalmente alla fattoria e scesero. Pagò il signore per il viaggio e si incamminò verso la porta. Intanto Abel si guardava intorno come se tutto quello gli fosse nuovo.

Georgie bussò trepidante e ansiosa. Sperava davvero che a zio Kevin non fosse accaduto nulla.

Alla fine la porta si aprì cigolando e apparve l'anziana figura di zio Kevin.

-Zio Kevin!- lo chiamò sorridendo.

Zio Kevin non rispose per qualche secondo come se non l'avesse riconosciuta ma poi spalancò gli occhi ed esclamò:- Georgie!

-Zio Kevin!- continuò Georgie emozionata abbracciandolo. Entrambi avevano le lacrime agli occhi.

-Oh, ragazza mia, come sei cresciuta!

Georgie sorrise e poi si accorse del piccolo Abel:- Ma lui è...- si stropicciò gli occhi come se non avesse visto bene- Abel?

Georgie sorrise tristemente ma disse:- Zio Kevin ti presento mio figlio, Abel Jr.

Zio Kevin la guardò sorpreso e poi sorrise al bambino prendendolo in braccio. Il bambino si rassicurò subito della presa di quell'uomo, di cui riconobbe la bontà sincera.

-Ma tu guarda che bel bambino... tu sei Abel Junior allora, eh? Entrate, entrate, e raccontatemi tutto

Abel entrò nella casetta di legno. Aveva vissuto come un principe a Londra, nonostante le passeggiate all'aperto con la madre, e non aveva mai visto un posto del genere.

-Cara ragazza, siediti- la invitò Zio Kevin -E Abel? Non è venuto?

Georgie si sentì imbarazzata perché suo figlio era vicino così si alzò e insieme a lui andò fuori sotto lo sguardo perplesso dell'anziano. Georgie fischiò come non faceva da anni e dopo qualche secondo arrivò il suo amato cucciolo d'infanzia: Loop, il suo Koala.

-Loop! Sono Georgie!- lo chiamò.

Era con la sua famiglia formata da tanti bei cuccioli. Loop la riconobbe e le venne incontro. Georgie lo abbracciò e Abel le si nascose dietro la gonna.

-Abel non avere paura. Questo animale si chiama Koala ed è l'animale più buffo ma tenero che abbia mai visto. Era un mio "amico" d'infanzia. Su, Loop, fatti accarezzare

Loop era incerto, Abel fece la prima mossa avvicinandosi e tendendo la mano poggiandola. Iniziò ad accarezzarlo e Loop sembrava felice.

-Bene Abel. Resta a giocare qui e non fare scherzi, mi raccomando

Forse Abel non sentì neanche le parole della madre perché era troppo attratto da quell'animale. Così Georgie entrò dentro con lo zio Kevin e chiuse la porta.

-Perché hai fatto uscire il bambino?- chiese zio Kevin.

-Abel... il nostro Abel... è morto, in Inghilterra- rivelò Georgie rattristendosi.

A zio Kevin vennero le lacrime agli occhi e disse:- non ci credo. E il bambino? Come fa ad essere uguale a lui?

-Prima che morisse ho capito ciò che provavo per Abel e che fino a quel momento non mi ero accorta di provare. Il giorno dopo ci fu la sua esecuzione per aver ucciso il figlio di un duca accidentalmente, già che aveva preso il posto di Arthur nella cella. Fu sparato, non siamo riusciti a salvarlo in tempo. Ho fatto però in tempo a dirgli che aspettavo un bambino da lui ma poi è morto tra le mie braccia. Mi sono sentita morire dentro, zio Kevin. Non ero più io, non riuscivo a sentirmi quella di una volta, quell'episodio mi aveva cambiata. Poi ho ripreso a vivere per il bambino, sostenuta dai miei cari, ma nacque senza padre. Io ho ritrovato mio padre, è un conte, ed è il nonno di Abel, anche se fa come da padre

-In tutto questo tempo è accaduto ciò?- chiese ancora sorpreso Zio Kevin che sembrò essersi calmato un po'.

-E anche di più. Londra è stato un cambiamento per tutti

-Il bambino però non sa delle sue origini

-No. Non lo sa. Penso che sia opportuno dirglielo quando diventerà grande

-Hai saputo da Arthur a Londra che Mary, mia sorella, è morta?

E già. Glielo disse Arthur spedendo a lei e Abel una lettera dalla cella. La madre australiana che l'aveva adottata era morta alla sua partenza per l'Inghilterra. Chissà quanto dovesse aver sofferto.

-C'è una notizia che penso proprio che potrà farti tornare su il morale- disse Zio Kevin.

Georgie girò lo sguardo curiosa:- quale?

-Arthur è qui

Tre parole. Georgie spalancò gli occhi incredula.

-Arthur??

Si alzò dalla sedia di scatto e Zio Kevin sorrise:- Sì, è andato a fare una passeggiata. Potrai trovarlo qui vicino penso

Georgie aprì la porta pensando di trovare Abel, ma non c'era.

-Gli avevo detto di restare qui a giocare e invece...

-Non si sarà allontanato molto- ipotizzò lo Zio Kevin.

Georgie corse per i prati e i boschi dei paraggi chiamandolo:- Abel! Abel! Abel!

Stava chiamando "Abel", quel nome che tante volte aveva chiamato in quel paese, quel nome del "fratello" che c'era sempre per lei.

Dopo aver girato ancora un po' vide una figura di spalle, era un ragazzo.

-Abel...- chiamò ancora ma appena il ragazzo si girò rimase incantata.

Gli occhi azzurri, i capelli ribelli e castani che splendevano al sole, la camicia bianca sbottonata che lasciava intravedere il fisico solido, le labbra dolci. Per poco Georgie non svenne.

-Arthur!- esclamò con le lacrime agli occhi e la voce spezzata.

-Georgie- la nominò sorridendo.

Aveva tra le braccia il piccolo Abel e sorrideva dolcemente. Georgie gli saltò al collo abbracciandolo e piangendo di gioia. Lacrime dolci, che sapevano di amore e speranza, di giorni migliori. Arthur... il suo sorriso... sembrava essere rinata.

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