Capitolo 9 - ¿Qué responderías?

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Salutai i miei genitori, e poi corsi tra le braccia di Paulo che mi strinse forte, facendomi sentire davvero al sicuro.

Guardammo un programma a premi su un canale di cui non sapevo nemmeno l'esistenza, e poi il ciclo iniziò a farmi davvero stare male, ma decisi di non dire nulla a Paulo, presi una coperta e iniziai a mangiare barrette ai cereali come se non ci fosse un domani. Si fece ora di cena, e capii che Paulo non aveva nessuna intenzione di andarsene, e la cosa mi rese parecchio felice.

Ad un certo punto si alzò, mi diede un bacio sulla fronte e poi disse: "Dimmi il numero della tua pizzeria preferita."

Iniziò ad apparecchiare il tavolo, intanto che parlava con la pizzeria; ero estremamente sorpresa da quel suo gesto: stava ordinando una delle mie cose preferite perché io avevo l'influenza, e per altro era chiaro che sarebbe rimasto da me per la notte, o almeno fino a tardi.

Mangiammo la pizza, e io non riuscii a togliermi il sorriso dalle labbra nemmeno un secondo, in più la febbre mi era passata e il mal di pancia era diminuito da quando avevo iniziato a mangiare: guardai quel momento da fuori, come se non facessi parte della scena, e mi resi conto che era davvero perfetto.
Non avrei potuto desiderare niente di meglio.

Pensai a tutte le cose belle che mi erano successe da quando vivevo a Torino, ed erano davvero tante.

La mia prima adolescenza era stata un po' malinconica, per via della mia esagerata sensibilità, ma poi ero tornata alla tipica felicità adolescenziale.

Mi alzai per lavare i piatti, vidi Paulo togliersi le scarpe per buttarsi sul mio divano, e non potei fare a meno di sorridere nel vedere quella scena così insolita ma allo stesso tempo quotidiana, a cui mi sembrava di essere abituata da sempre.

Quando finii andai a sedermi accanto a Paulo, e lo vidi un po' nervoso, ma decisi di non dire nulla.

Lo osservai giocherellare con i lacci della felpa, e poi si decise a parlare:
"Lo so che è presto, lo so che può sembrare una cosa non ragionata, ma..." si bloccò a pensare, e io sperai con tutte le mie forze che continuasse, "Cosa risponderesti se ti chiedo di essere la mia ragazza?" disse, sbagliando il verbo, ma in quel momento era l'ultimo dei miei pensieri.
"Sì. Sì, sì, si!" lo baciai, lo baciai come non avevo mai fatto prima, lo baciai con una passione con cui non avevo mai baciato nessun altro.

Nonostante in quel momento la mia mente facesse fatica a formulare qualsiasi tipo di pensiero, pensai di essere la ragazza più felice del mondo.

E mi decisi ad ammettere a me stessa ciò che mi negavo da tre settimane a quella parte: Paulo mi piaceva da morire, non era ancora amore, ma sapevo che lo sarebbe diventato.

Aprii gli occhi e mi accorsi di essere sul divano, Paulo era accanto a me e mi teneva la mano.
Non ricordavo di essermi addormentata, né che Paulo mi avesse detto che sarebbe rimasto a dormire da me. Lasciai la sua mano, gli diedi un bacio sui capelli, e corsi a vestirmi e prepararmi per l'università.
Feci il caffè, e poi svegliai Paulo, che si guardò intorno confuso, ma sorrise appena mi vide:
"Que hora es?" chiese, dandomi un bacio sulla guancia,
"Sono le sette e un quarto," gli comunicai, "perché non fai una doccia e poi vieni a fare colazione?" proposi, e lui si alzò felice, annuendo.

Mi truccai nella mia stanza, perché in bagno c'era Paulo, e quando lo vidi uscire notai in lui un sorriso smagliante, più accennato del solito.

Realizzai che stavamo insieme, e corsi a dargli un bacio, semplicemente perché volevo che sapesse quanto fosse importante per me, quanto fossero state quasi surreali per me quelle ultime settimane.

Paulo mi accompagnò in università, ma quella mattinata non fu tranquilla come mi aspettavo. Essendo stata con Paulo tutto il tempo, non mi ero fermata a pensare al fatto che lui fosse un personaggio pubblico, e soprattutto che la gente credesse che lui fosse ancora fidanzato con Antonella.

Sólo tú y yo. || Paulo Dybala. Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu