30. Per far ridere un fantasma

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La folla esplode in applausi e acclamazioni.

Mi rivolgo a Bev in un sussurro: "Sento lo zampino dei tuoi parenti, qui."

Lui socchiude le palpebre. Sembra un'espressione di dolore fisico. "Mia sorella... le avranno raccontato quello che è successo. Farkas, l'arena."

Ripenso ai due fratelli che si fronteggiavano nella sala del trono. All'ostentato sprezzo del giovane re, agli occhi fiammeggianti della principessa bianca. All'affetto feroce che, nonostante tutto, li univa. Un affetto capace di far sprofondare la mia gente nella rovina.

"E reagisce prendendosela con tutti i profughi?" protesto.

"Morrigan reagisce cercando di proteggermi da quello che mi può far male. Come sempre."

Duncan O'Riley, intanto, ha finito la sua pomposa arringa. Agita una mano nell'aria verso le due guardie che sorreggono la donna della superficie. "Portatela via" ordina. "Al portale."

"Il Lupo." La voce della donna è a malapena udibile. Il suo capo chino è nascosto dalla massa di capelli spioventi. "Il Lupo ve la farà pagare."

Il capitano scoppia a ridere. "Il Lupo, se esiste davvero, sarà di sicuro tra i criminali che abbiamo arrestato stanotte e sono in attesa della giusta condanna. Ma noi preferiamo occuparci dei nemici che si vedono, anziché di quelli frutto della fantasia di un qualche schiavo in cerca di riscatto."

Tra la folla e le guardie una risata si diffonde come un brivido.

La mano di Bev mi raggiunge e mi distrae dalla scena. Il mio polso scompare tra il suo palmo caldo e le dita.

Alzo il viso su di lui, sorpresa.

"Dimmelo di nuovo" sibila.

Scuoto la testa, senza capire.

"Dimmi di nuovo che vuoi dare le spalle a tutto questo. Che vuoi andartene e non ti importa niente della tua gente e di quello che deve subire ancora, anche qui."

Strattono il braccio per liberarmi. Non ci riesco. Sono prigioniera della sua presa. "Non m'importa" mento.

Lui non perde nemmeno la pazienza. Si limita ad aprire la mano, lasciandomi andare. Forse i suoi begli occhi stanno imparando a scrutare sotto la mia superficie? "Beh, importa a me. E non ho intenzione di permettere che quel damerino che non vale un'unghia di Alec continui così. Neanche in cambio del cielo e delle stelle."

"Sei un idiota." È l'unica cosa che faccio in tempo a dire.

Poi Bev rilascia il potere che gli ribolle nelle vene. Ne sprigiona una minima parte, a malapena una scintilla in confronto al rogo che lo brucia dentro e ora gli fa più paura di qualsiasi altra cosa. Eppure è sufficiente; una scarica di energia  getta a terra parte della folla e le guardie che stanno trascinando via la donna della superficie.

Eccola, la frana che inghiotte il mio sentiero. È successo: un momento fa Lionel era così vicino, mentre adesso svanisce di nuovo nelle ombre di questa città, insieme alla possibilità di realizzare in tempi brevi il compito affidatomi da Renard.

Il suo fantasma mi ride in faccia ancora una volta.

"Attentato! Qualcuno ha attentato alle guardie reali" grida il capitano O'Riley.

Bev non è pronto ad affrontare la situazione che lui stesso ha generato, me ne accorgo subito. Potrebbe domarli tutti in un battito di ciglia, se solo osasse abbandonarsi all'afflato di distruzione e creazione che è la fibra del suo potere. Gli basterebbe cedere al canto selvaggio delle voci nella sua mente e avrebbe in pugno ogni singolo uomo di questa città.

DescentWhere stories live. Discover now