The Tenant

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In zoologia l'inquilinismo è un'interazione interspecifica, una forma di simbiosi in cui due specie diverse occupano uno spazio comune. In molti casi, però, uno dei due organismi trae vantaggio da questa relazione, mentre l'altro continua la sua esistenza senza preoccupazioni. Un esempio? Avete in mente Nemo? Bene, il pesce pagliaccio trae vantaggio rifugiandosi in un anemone di mare.

In altri casi, però, l'inquilinismo evolve in parassitismo, ovvero una relazione nella quale il parassita dipende dall'organismo ospite. Volete un esempio? Io ed il mio coinquilino.

Non che io sia una formica e Zayn un coleottero stafilinide, ma la relazione che intercorre tra le due specie è più o meno la stessa che intercorre tra lui e me.

E ora vi chiederete 'allora perché sceglierlo come coinquilino?' Beh, domanda legittima. Ho semplicemente scelto il minore tra i due mali, o almeno così credevo.

Ma forse è meglio che vi racconti come sono andate le cose dall'inizio, vero?

«Papà - lo supplicai, gridando al telefono - Non farmi questo, ti prego!»

Mio padre sbuffò dall'altra parte. «Sonia - deglutii, quando mi chiamava con il mio nome per intero significava che si stava arrabbiando - Non sei più una bambina, è ora che tu capisca che nella vita non tutto ti viene porto su un piatto d'argento.»

Alzai gli occhi al cielo. «E devi farmelo capire facendomi patire le pene dell'inferno, papà? Io questa non la chiamo una lezione di vita, la chiamo ingiustizia!»

«Hai vent'anni - proseguì lui, senza badare a ciò che gli avevo detto - È ora che ti prenda le tue responsabilità e ti crei la tua vita.»

«Papà, abito dall'altra parte dell'oceano Atlantico, mi sono già creata la mia vita!» gli feci notare, entrando in cucina e afferrando la ciotola di pistacchi che avevo lasciato sul tavolo. Erano come un droga, per me.

«Ah, quindi il fatto che sia io a pagare l'affitto del tuo appartamento e la retta scolastica non…»

Lo lasciai parlare, poggiando il telefono sul piano e sedendomi su uno degli sgabelli, cominciando a girare, osservando il mio grande, sontuoso appartamento.

Abitavo da sola nel quartiere di Chelsea, uno dei più ricchi e lussuosi di Londra e anche uno dei più costosi, ovviamente. Studiavo medicina e il fatto che avessi terminato gli esami del primo anno con i voti più alti mi aveva permesso di convincere i miei a comprarmi questo appartamento e di mantenermi, senza che dovessi lavorare. O almeno, fino ad adesso.

«Mi stai ascoltando, Sonia?»

Ripresi il telefono, rispondendogli.

«Certo - mentii - e trovo che sia una violenza nei miei confronti. Dimmi cos'ho fatto di male per meritarmi tutto questo?»

«Non ti sto chiedendo chissà cosa…»

In realtà, aveva ragione. Non mi stava chiedendo molto. Solo pagare l'affitto del mio appartamento. Ma questo comportava dovermi trovare un lavoro part-time, che comportava servire delle persone, che comportava prendere ordini da qualcuno e comportava faticare e ciò non si addiceva ad una ragazza di classe ed altolocata come la qui presente Sonny Yates.

«Di' a mamma di smetterla di comprare pellicce…»sbottai, non sapendo più che altro dire. Mi stavo arrampicando sugli specchi, ma non potevo arrendermi.

«Se lo facessi dovrei dire anche a te di smetterla di comprare scarpe e vestiti.»

Vero. Colpita.

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