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Avevamo appena concluso il nostro ennesimo concerto a Londra. Lì le persone erano diverse, o forse io le sentivo diverse. Londra era la città in cui tutto era iniziato, un minimo di favoritismo in più lo avevo, il cuore mi si scaldata ogni volta che ritornavamo nella capitale e il sorriso poteva soltanto che dipingersi sulle mie labbra.

«Spettacolo fantastico ragazzi!» la voce di Niall interruppe i miei pensieri. I miei compagni esultarono come riposta.
«Sapete cosa ci vuole adesso? Una bella pizza!»

«Non avevo dubbi, amico» risposi andando verso la mia parte di camerino togliendomi l'auricolare, posandolo poi sul ripiano in legno.

«A me invece ci vuole una bella dormita.» annunciò Zayn con tono stanco. «Userò la giornata libera di domani per dormire e magari passare a prendere un milkshake... Ni—Niall? Cosa stai facendo?» il moro si interruppe sbigottito.

I miei occhi si posarono su Niall intento a... a non avevo capito neanche io. Aveva un piede nella spazzatura, nell'altra mano una spazzola. Guardava noi quattro come se non capisse il perché lo guardarssimo confusi.
«Be'? Che c'è?»

«Ah non so, diccelo tu.» rispose Zayn.

Quella scena mi suscitò una piccola risata incredula. Niall era così, un momento prima è una persona normale, quello dopo te lo ritrovi dentro la pattumiera con una spazzola viola in mano.

«È che volevo buttare una cosa dentro la pattumiera ma era piena» continuavamo a guardarlo scettici. «Era piena fino all'orlo, ragazzi!» disse disperato alzando le braccia in aria.
Sfortunatamente, nel mentre che alzava le braccia, qualcuno gli passò accanto. La spazzola andò a colpire inevitabilmente la fronte di Lou Teasdale.

Emise un lamento massaggiandosi la fronte dolorante.

Ridemmo tutti per la sbadataggine del nostro amico, tranne quest'ultimo, no, Niall la guardava come se avesse potuto mangiarlo da un momento all'altro, spaventato.
«Dannazione, scus-»

Non fece in tempo a finire la frase che lei gli strappò la spazzola dalle mani, guardandolo in cagnesco.
«Quante volte ti ho detto di non entrare dentro la spazzatura, Niall!?»

Liam rideva così forte da doversi tenere lo stomaco con le mani. Emetteva singhiozzi a intermittenza.

La cosa più strana era che la parrucchiera aveva ripetuto più di una volta a Niall di non infilarsi nella spazzatura, ma a quanto sembrava, era un'abitudine la sua.

«Mi sono infilato dentro alla spazzatura perché-» provò a spiegare alzando la voce, ma la bionda lo interruppe nuovamente, alterata.

«Non m'importa, non si fa, punto!» fece indeggiare la mano che teneva la spazzola viola. «E questa è mia!»
Fu l'ultima cosa che disse prima di girare sui tacchi e andarsene.

Adoravo Niall, era una delle poche persone che lo facevano ridere, ma ridere veramente. La sua sbadataggine veniva usata a vantaggio di noi quattro, molte volte. Lui si cacciava nei guai, noi ci divertivamo.

«Adesso andiamo, ho bisogno seriamente di dormire.» disse Zayn, successivamente ci avviammo al buss.

***

L'hotel in cui alloggiavamo non era molto distante dal centro città, a dirla tutta, in quei tre anni avevamo alloggiato solo in quell'albergo quando eravamo in città. Era un'altra parte di noi.

Era tardi, Zayn era già andato a dormire perché, come aveva ripetuto durante tutto il viaggio, era stanco morto. Liam lo aveva seguito a ruota, così come Niall.

Io non avevo così tanto sonno come credevo, anzi non ne avevo per niente. C'era un qualcosa nella mia testa che non mi faceva dormire: pensieri su pensieri che mi lasciavano sveglio.

Da quando avevamo iniziato a girare per il mondo, anni prima, avevo questo problema: non mi sentivo abbastanza. Non mi sentivo abbastanza per ciò che era diventato ormai il mio mondo, non mi sentivo abbastanza per le persone che mi giravano attorno, per la mia famiglia, per me stesso.

Questa morsa che mi stringeva lo stomaco non se ne andava mai, era sempre lì, pronta a ricordarmi che ero sempre nella parte più bassa della piramide.

Ero seduto su una sdraio a riva della piscina, l'albergo era ben fornito.

Fissavo l'acqua come se potesse darmi risposte, insistentemente.

«Ancora sveglio?» dall'ombra apparse Harry, in sorriso sghembo gli dipingeva le labbra.

Risposi a quel sorriso. «Già, come mai qua?»

Scosse le spalle. «Per lo stesso motivo.»
Si sedette sulla sdraio accanto alla mia, poggiando i gomiti sulle ginocchia, il capo chino.

Non disse niente dopo, e neanche io lo feci. Ma non c'era bisogno di parlare, io nei miei pensieri, lui nei suoi.

Harry era uno dei miei migliori amici.
Era una parte di me, così come gli altri ragazzi, ma forse lui occupava una parte leggermente più grande del mio cuore. Era sempre pronto a confortarmi, a farmi ridere, a incoraggiarmi. E gli ero grato per questo.
Lui non aveva i miei stessi problemi, fortunatamente era cosciente della sua bravura, lo era sempre stato, anche se agli inizi tentennava un pochino, ma col passare del tempo non ebbe più motivo di preoccuparsi. Harry era veramente bravo, e tutti lo sapevano.
Ma si preoccupava e si incupiva quando lo colpivano sul personale, sul suo carattere, in quei momenti cadeva nella depressione più totale.

«Che succede, Lou?» quella matassa di ricci interruppe il silenzio, leccandosi il labbro inferiore.

Ero un mare di insicurezze, io, ma su una cosa potevo essere saldamente sicuro: Harry ci sarebbe stato sempre per me, e con lui potevo parlare di qualsiasi cosa.

Mi girai leggermente verso di lui. «Le solite cose, Harold.» era un nomignolo che gli avevo sempre affibbiato, sin dal principio.

Mi mise una mano sulla spalla, scuotendola leggermente. Quel gesto mi scaldò il cuore.
«Lou, quante volte ti ho detto di non preoccuparti? I tuoi sono complessi inutili, davvero.»

«Lo so, Harry. Ogni giorno mi ripeto queste parole, ma quando sono su quel palco mi riempio di insicurezze, come se tutto ciò che mi dicessi fosse inutile.» Risposi frustrato. Era vero, più mi ripetevo che era inutile preoccuparsi, più mi facevo complessi.

La sua mano, ruvida al tatto, si posò sul mio collo, stringendolo lievemente, era un gesto confortevole che di norma gli amici si scambiavano.

«Le persone che ci seguono ti adorano, e questo l'importante. Non tutte le persone del mondo hanno gli stesso gusti» fece una piccola smorfia prima di continuare, «a pensarci bene, sarebbe tutto troppo noioso così.»

Risposi facendo un piccolo sorriso. «"Il mondo è bello perché è vario"?»

Gli si illuminarono gli occhi, verdi come due smeraldi. «Esattamente! "Il mondo è bello perché vario"!»

Ridemmo all'unisono, divertiti.
Era bello ridere con Harry, il mio migliore amico. Mi sentivo allineato a lui, mi sentivo come se facessi parte del grande quadro che era l'universo, era bellissimo, perfetto.

«È tutto quanto come vorrei, o quasi.»

La perfezione esisteva, e nella scala per raggiungerla, la risata di Harry era compresa.

Harry si alzò, allungò le braccia vero il cielo e emise un verso, stiracchiandosi.
«Mi è venuto sonno» mugugnò asciugandosi le lacrime che gli erano uscite durante lo sbadiglio. «Comunque, Lou, davvero, smettila di preoccuparti. Non ne hai motivo.»

Mi sorrise, come solo il mio migliore amico sapeva fare, e si voltò, tornando dentro l'albergo.

Lo guardai andarsene, con quella camminata leggiadra e tranquilla che lo caratterizzava.
Mi ritrovai a osservare le sue movenze, a inciderle nella mia mente.
Harry aveva qualcosa di speciale.

Almost Perfect || Larry StylinsonWhere stories live. Discover now