You want a love that consumes you

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Mystic Falls. Erano circa 150 anni che non mettevo piede in quei boschi, in quelle strade. Quella era casa mia. Era il posto dove ho trascorso la mia vita da vivo. Il posto dove avevo trovato l'amore. E il posto dove mi era stato portato via l'amore. Ora sono tornato, e intendo riprendere ciò che è mio e mi è stato rubato. Intendo vendicarmi.

Cammino e sento le urla di adolescenti che festeggiano l'inizio del nuovo anno scolastico: fa caldo, molto caldo... questi ragazzi avranno acceso un grande fuoco per festeggiare oltre alla moltitudine di lattine e bottiglie di birra aperte di cui si sente l'odore pungente. Il chiasso è insopportabile. Non la ricordavo affatto così rumorosa Mystic Falls: era una città tranquilla sotto certi aspetti (tralasciando le creature che ne facevano parte le quali erano state tanto attente da non farsi scoprire), bè eccetto gli ultimi tempi della guerra.

Basta. Basta ricordare quei momenti.

Scrollai le spalle quasi a scacciare i pensieri e continuai a camminare avvicinandomi sempre di più a quella festa per poi arrivare in città.

Mi fermai non riuscendo a frenare i ricordi, quei brutti ricordi che mi frullavano nella testa; mi girai, vidi bene dove mi trovavo e mi accasciai a terra. Era quello, più o meno, il luogo dove sono morto e nato, il luogo dove fui brutalmente fucilato da mio padre che non esitò a sparare ai suoi due figli per aver cercato di liberare Katherine, quel "mostro", come mio padre l'ha chiamata quando mio fratello, dopo la trasformazione, è andato a cercarlo.

Rimasi lì immobile sull'asfalto per non so quanto tempo: un'ora, due, addirittura un giorno avrei pensato se non fosse che non è sorto il sole. Il tempo è strano per un vampiro, è sempre più difficile calcolarlo quando un umano può arrivare a stento a cento anni e un vampiro può superare di gran lunga i mille. Ogni secondo, ogni giorno, ogni anno che può essere prezioso per un umano, viene disprezzato da creature come me. Non ci rendiamo più conto di quanto siano preziosi perchè per noi non finiranno mai e forse il giorno in cui succederà sarà la mia benedizione.

Continuavo a sentire e risentire quello sparo e il sussulto del mio corpo, prima di cadere morto sul terreno. Dopo tutti questi anni ancora ricordavo vividamente quegl'ultimi istanti della mia vita. Mentre rivivevo nuovamente la scena, una voce interruppe il mio pensiero; non si trattava di quei ragazzi in lontananza che continuavano a sbraitare, ma di una voce molto più calma.

In poco tempo mi alzai e raggiunsi il bosco dove mi nascosi dietro il primo albero della fila per vedere quando quella persona se ne sarebbe andata.

-Lo so, Bonnie, tu hai ragione. Tu e mia madre avete ragione-, "è impossibile", pensai. Mi bruciavano gli occhi. Avevo le allucinazioni. Ero stato troppo tempo a pensare a lei da vederla. -È solo che... io non riesco a dirglielo. Almeno non stasera... Ti chiamo dopo-, riattaccò e mi ritrovai davanti a lei non sapendo se lo avessi voluto io o se mi fossi mosso involontariamente -Katherine-, ecco anche queste parole non seppi se le dissi volontariamente o no, comunque uscirono. La ragazza mi guardò, poi si girò a destra, poi a sinistra e poi mi riguardò. -Ehm...no...-, mi guardò come fossi matto, -io sono Elena-.

-Ah, tu...-, battei gli occhi ripetutamente cercando e sperando di vedere la sua vera immagine ma niente; e se fosse stato una specie di incantesimo? E chi può dirlo! -Tu somigli... scusami-, continuai a balbettare, quindi mi presi pochi istanti per riprendermi prima di continuare a parlare. -Mi hai ricordato molto una persona-, mi avvicinai il più possibile alla ragazza per vederla meglio.

-Sono Damon-, dissi decisamente per ritornare in me.

-Non vorrei essere scortese, Damon, ma trovo strano che spunti all'improvviso in mezzo al nulla-, disse, e l'unica cosa che mi venne in mente fu, -Senti chi parla, anche tu sei qui tutta sola-, e anche se la cosa mi piaceva perchè avevo una certa sete, rimasi lì a osservarla cercando di trovare in lei qualcosa che mi facesse pensare che non fosse la donna che cercavo.

-Siamo a Mystic Falls, qui non succede mai niente-, mi disse, ed era lì che sbagliava, perchè invece qui succedeva di tutto. Ci fu un attimo di pausa e di scambi di sguardi prima che la ragazza parlasse per interrompere quel silenzio che pareva la imbarazzasse -Ho litigato con il mio ragazzo-, spontaneamente chiesi, -per cosa? Se posso chiedere-, alzai le braccia per farmi subito perdonare se la domanda non fosse stata opportuna.

-La vita-, disse vagamente, -il futuro. Vuole già organizzare tutto-.

-E tu non vuoi?-, chiesi.

-Io non so cosa voglio-.

-Bè, non è vero.-, dissi e lei mi guardò strana, -vuoi quello che vogliono tutti-.

Mi guardò con aria di sfida per vedere se avrei indovinato cosa voleva veramente, -Cosa, misterioso estraneo che ha tutte le risposte?-

Sorrisi, -diciamo che vivo da molto tempo. Ho imparato alcune cose-.

-Allora Damon-, mi guardò con quello sguardo che dopo tutti questi anni ancora ricordavo. Non era uguale a Katherine solo fisicamente, ma anche come si muoveva, come parlava, come reagiva. Pensavo fosse un sogno. -Dimmi, che cos'è che voglio?-.

-Tu vuoi un amore che ti consumi-, mi avvicinai talmente tanto che ora eravamo a pochi centimetri di distanza, -vuoi passione, avventura e anche un pó di pericolo-.

Nel modo in cui mi guardava capivo che lei sapeva che stavo dicendo la verità.

-Invece tu che cosa vuoi?-, mi chiese.

Rimasi senza parole quando un'auto suonó ed Elena si girò a vedere, -i miei genitori-, disse soltanto prima di tornare a guardarmi.

Ora ero veramente a poco da lei e la guardavo intensamente negli occhi, -voglio che tu abbia tutto ciò che cerchi, ma al momento voglio che dimentichi ciò che è successo: nessuno deve ancora sapere che sono in città. Buonanotte, Elena-.

Prima che l'auto ci raggiungesse ero molto distante dalla festa e da Elena, diretto verso la città.

I'm choosing to let you goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora