La Fiera dell'Ovvio

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Secondo un recente sondaggio, è meglio lavorare poco e fare tante vacanze, piuttosto che lavorare molto e fare poche vacanze. Alla domanda "è utile avere un ombrello quando piove?" il 75% degli intervistati ha risposto sì. Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare. Esiste una manifestazione apposita per gli studiosi dell'ovvio. Si chiama, ovviamente, Fiera dell'Ovvio. Durante l'evento si svolge un concorso mondiale per stabilire chi sia il campione. La finale di quest'anno si svolge tra un mio caro amico, Lars Mars, e il campione in carica, Von Babbeus. Lars Mars fa di professione il dentista su voli intercontinentali. Una mansione che solo chi ha avuto un ascesso nel bel mezzo di un volo che attraversa l'Oceano Atlantico può comprendere nella sua importanza. Il suo rivale è un barone prussiano patito di Wagner. Tocca a lui iniziare la contesa.

"Buongiorno cari colleghi e cari amici. Il mio nome è Jacob Strauss von Babbeus. Ma non c'è bisogno che mi presenti. La mia famiglia da generazioni studia il comportamento dell'essere umano. Io stesso ho dedicato tutta la mia vita allo studio delle complesse dinamiche umane. Oggi, cari colleghi, posso dire con assoluta certezza che la vera e unica felicità arriva dai soldi. Lasciate che vi presenti dunque la mia opera il cui titolo è Quanto meglio sia vincere cento milioni di Euro al Superenalotto piuttosto che prendere una multa per eccesso di velocità in centro a Stoccarda."

Un capolavoro condensato in sole 800 pagine. Roba da rimanere senza parole ma non per Lars Mars che, raggiunto il centro del palco, si avvicina a Von Babbeus.

"Ha mai avuto i denti cariati, Babbeus?", chiede Lars.

"Non mi risulta. Non credo sia pertinente", fa Babbeus.

"Ha mai avuto un ascesso, Babbeus?", lo incalza Lars.

"Non ne ho memoria alcuna. Forse in età adolescenziale...", Babbeus è alle corde.

"Magari durante un volo transoceanico, Babbeus?!", affondo finale, i giochi sembrano chiusi.

"È decisamente meglio avere tutti i denti sani, che pochi e cariati, nella masticazione del cibo solido, in generale, e in particolare per la degustazione del Torrone Cremonese DOC. Grazie". Lara Mars getta il suo libro verso il pubblico da cui giungono applausi scroscianti, sembra fatta per Lars. Babbeus non parla, digrigna i denti. La parola passa ai giudici. Vince Babbeus ai punti tra mille polemiche.

Lars si deprime e io medito vendetta. Ancora oggi, quando penso a Lars Mars, mentre percorro una rotta transatlantica su un Boeing 737, senza alcun motivo mi fa subito male una gengiva. È un dolore che porto dentro, tra un molare e l'altro. Sento subito il bisogno di vendicare il mio amico. Posso fare di meglio di Babbeus e di tutti i Babbeus come lui. Ma so che la vendetta è un piatto che va servito freddo, come il vitello tonnato. Passo mesi a dedicarmi a uno dei temi più dibattuti e discussi dall'intero genere umano: la definizione di felicità. Un tema che caratterizza sia la chiacchiera da bar che la disputa filosofica, sia Porta e Porta che Trivial Pursuit. Un tema che appassiona la casalinga di Voghera, l'idraulico di Savona e il professore emerito di Crotone. Perché alcuni sono felici e altri invece no? Cosa differenzia un depresso da un euforico?

Come ogni buon scienziato che si rispetti e che parli in terza persona, mi organizzo al meglio e preparo un esperimento che spero risolutivo. Trovo due cavie umane in una ricevitoria a Orvieto: due uomini non sposati, tra i trenta e i quaranta anni, laureati nella stessa facoltà, della stessa regione geografica, entrambi alti non meno di 170 centimetri e non più di 180 centimetri, con ancora i genitori in vita e senza fratelli né sorelle. 

"Buonasera", mi presento.

"Vi farò semplici domande a tema, risponderete prima uno poi l'altro sempre nello stesso ordine. Chiaro?"

"Sì", rispondono entrambi.

"Prima domanda: come va il lavoro?".

"Macchina e telefono aziendale, colleghi stupendi, stipendio di tutto rispetto: ho comprato casa la settimana scorsa", risponde sorridente la prima cavia.

"Disoccupato da un anno...", risponde timido la seconda.

"Prossima domanda: amicizia?", proseguo senza scompormi.

"Proprio ieri con gli amici delle elementari abbiamo organizzato una weekend al mare", fa il primo.

"La solitudine è la mia sola amica", sussurra il secondo.

"Terza domanda: amore?"

"Si chiama Sarah. Ex modella di intimo, laureata in neuropsichiatria, fedelissima e innamoratissima. Ci sposiamo a fine mese", fa tutto fiero il primo.

"Sahara", ribatte il secondo.

"Omonimia?", chiedo.

"No, il deserto...", mi risponde abbassando gli occhi mentre l'altro ride.

"Quarta domanda: salute?"

"Mai stato meglio. Grazie", gonfia il petto il primo.

"La più grande fortuna, averla, la salute...", tossisce il secondo.

"Ultima domanda: mamma e papà?"

"Mami e papi festeggiano quest'anno cinquanta anni di matrimonio e sono innamorati come il primo giorno", quasi si commuove il primo.

L'altro scoppia a piangere e capisco che è il momento di lasciare Orvieto.

Passo settimane a studiare i dati raccolto finché la conclusione mi balza all'occhio come una goccia di olio per friggere. Delle due cavie umane, colui il quale aveva un buon lavoro, una fidanzata bellissima e fedele, una costosissima autovettura di grande cilindrata, un solido conto in banca, una famiglia affettuosa alle spalle e una salute di ferro era più felice di colui il quale era disoccupato, al verde, senza una donna, senza macchina, malato di tumore e con una storia di abusi famigliari alle spalle.

Mi iscrivo alla Fiera dell'Ovvio e tra fragorosi applausi, sorrisi e strette di mano, sconfiggo Babbeus e vinco il premio che subito dedico a Lars Mars urlando Life on Mars! 

Torno a casa, guardo il premio che ho tra le mani e penso a Lars Mars quando mi diceva sorridendo "Meglio non avere mai due volte lo stesso punto interrogativo sul collo della camicia."

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