» lethargy - 2.0

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Gerard era venuto ad aprire con addosso una felpa molto larga e rosa che Frank aveva identificato come parte del merchandise di Harry Styles e dei jeans neri stretti e, quando aveva visto Frank con addosso la maglietta dei Misfits aveva spalancato la bocca e gli occhi, osservandolo incredulo. Ma Frank non aveva certo tempo di soffermarsi sul suo outfit, anche se quella maglietta gli piaceva davvero molto e trovava davvero adorabile che sia lui che Gerard indossassero il merchandise dei loro gruppo e artista preferito.

«Tu mi piaci. E io sono un cretino.» gli disse e ci mancò poco che a Gerard cadessero gli occhi dalle orbite e lui provò anche a parlare ma Frank non aveva la minima intenzione di stare zitto. Aveva una lunga spiegazione da fare e le domande le avrebbe accettate alla fine, anche se venivano dal ragazzo più carino del mondo - dal suo ragazzo? Frank non sapeva se la cosa ora fosse tale o meno, ma se ne sarebbe assicurato dopo il suo discorso - che lo guardava allibito e si stringeva nella sua felpa di Harry Styles troppo grande.

«La verità, perché questa è tutta la verità che non ti ho mai detto, è che io odio stare qui. Odio questa facoltà, non me ne importa niente dell'università o di studiare legge. O di studiare in generale. Io voglio scrivere canzoni per vivere e le scrivo già e lo sai quanto mi piace la musica. E sono anche totalmente e irrimediabilmente innamorato di te da quando avevo quattordici anni e tu i capelli rosa e mi hai spiegato che l'ultimo banco in aula cinque traballa e bisogna evitarlo. E non ho mai detto nessuna di queste cose perché tutte le persone che mi vogliono bene mi vogliono bene perché io vado bene a scuola, studio ad Harvard, sono intelligente e sono etero. Ma non lo sono, capisci? Non me ne importa niente. Ma mi importa di loro e quindi per tutto questo tempo ho trattenuto il fiato e non ho mai fatto trasparire la persona che ero tranne che con te perché tu continuavi a interessarti e fare domande e con te le mie sinapsi diventano gelatina e non riesco a dirti le bugie. Questa è la verità. E sto aspettando di avere un crollo emotivo e pentirmi di tutto perché sono diciannove anni che cerco di essere il Frank che tutti vogliono io sia ma ora mi sento così bene, ora finalmente respiro. E tu mi piaci, Gerard, io penso di amarti ad essere sincero. Ti conosco da più di quattro anni e penso tu sia la persona più buona, dolce, gentile e premurosa che possa esistere. E quando hai detto che ti piacevo io non sapevo cosa dirti perché era tutto ciò che avevo sempre sognato ma era anche tutto ciò che non potevo avere perché cosa direbbero i miei genitori? E Jamia? E Mikey? Anche se, ci sono arrivato ora, forse Mikey lo sa che ti piaccio. E, per la cronaca, ho mentito. Non sto con Jamia, sono un idiota che aveva tanta paura che tu capissi quanto sono innamorato di te. Ma comunque» Frank prese un respiro perché aveva parlato tutto d'un fiato e senza fermarsi, senza esitare di fronte a Gerard che ogni secondo diventava sempre più sconvolto e si era messo una mano sulla bocca quando aveva detto "io penso di amarti",«Questo è ciò che dovevi sapere. Non ho idea di cosa fare coi miei genitori, o Jamia, o Mikey se è un problema, ma ho le idee molto chiare sul fatto che sono innamorato di te. E ora che sai la verità, ecco, questo. Io .. penso di non aver mai detto tante cose di me a qualcuno tutte insieme o di non essermi mai esposto così tanto e non so neanche con che coraggio, ma spero di piacerti ancora, perché penso sia corretto nei tuoi e miei confronti che tu sappia con chi hai a che fare. E poi, io ti devo piacere perché sono io.»

Frank davvero non sapeva doveva aveva trovato il coraggio di dire tutto. Non sapeva neanche perché sentiva il cuore battere così forte e non si sentiva affatto atterrito o spaventato come sempre quando aveva la tachicardia, ma si sentiva euforico, si sentiva vivo. Era come se la gabbia che si era costruito attorno, fatta di apatia e ansie, fosse sparita. Come se un peso gli si fosse tolto dal petto e potesse di nuovo respirare. Come aver ritrovato la voce.

«Io lo sapevo, Frank, cioè non che tu provassi qualcosa per me ma di Harvard e della musica io lo sapevo benissimo e tu mi piaci comunque, cioè neanche comunque, mi piaci per questo e ...»
E Frank non gli diede il tempo di finire, perché si alzò sulla punta delle scarpe e lo baciò.

lola + g | frerard Där berättelser lever. Upptäck nu