3: Riminescenze

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Dove mi trovo? Si chiese Rooney quando dall’oscurità regressiva cominciò ad apparire il profilo di un uomo di fronte a sé.
Non era un sogno.
Sentiva l’ eco de la sua voce ronzargli nella testa... un mormorio distante, ma non riusciva a distinguere di chi fosse. Percepì qualcosa di caldo addosso e pensò che fosse una coperta di lana, sotto ad altre trapunte morbide.
<<Va tutto bene.>>, si sentì dire in seguito, in tono decisivamente tranquilizzante.
Rooney riaprì gli occhi, vedendo tutto annebbiato dalla luce diffusa nella piccola stanza.
<<Va tutto bene, Rooney>>, mormorò di nuovo in sottovoce.
Rooney richiuse gli occhi e si addormentò per qualche altro minuto.
<<Dove l’ha trovato?>>, domandò Logan, in ansia.
<<Era svenuto nel bel mezzo del bosco. Se non lo avessi trovato io, sarebbe potuto morire d’ ipotermia. Già aveva i primi sintomi.>>, esordì con voce grave da quell’uomo con l’ uniforme da guardiaboschi.  Era un uomo sulla passata cinquantina, con l'aspetto un po trascurato: aveva la pelle del viso molto rugosa, corti riccioli bruni, gli occhi scuri e un folta barba trasandata. 
Le loro parole svegliarono Rooney che, tenendo comunque gli occhi chiusi per non destare attenzione su di sé, rimase a sentire.
<<Che cosa è successo?>>, investigò il guardaboschi, con uno sguardo grave su Logan.
<<Come le ho già detto, abbiamo avuto un incidente sulla strada ai confini del bosco e, Rooney è scappato.>>
<<E suo figlio scappa spesso da lei?>>, lo scrutarono i suoi occhi scuri e sospettosi.
<<Che cosa vuole dire?>>, domandò Logan con un accentuo d’irritazione, anche se in parte lo aveva già intuito.
<<Capita spesso che dei ragazzi spaventati scappino da delle persone mal intenzionate e si perdano nel bosco. Ho visto molti casi del genere.>>, lo informò senza mezzi termini. 
<<Ma come si permette d’insinuare certe cose!>>, dichiarò Logan, offeso. <<Rooney è mio figlio, e non ha niente da temere da me!>> <<Favorisca un documento!>>, pretese lui, calando la voce di tonalità e appoggiando la mano destra su la pistola riposta all’ interno della foderina bianca opaca, minacciandolo con lo sguardo.
Rooney non aveva alcuna intenzione di rimanere fermo lì senza far niente.
<<Logan?>>, sibilò a voce fiocca.
Stufo di sentire quel diverbio, intervenne prima che la situazione si complicasse in modo irrimediabile. <<Logan, sei tu?>>
Entrambi gli uomini si voltarono. Rooney sollevò la testa dal cuscino con una smorfia, aveva il colo irrigidito. Aprì gli occhi e la vista gli si chiarì gradualmente.
C’era un materasso morbido sotto di lui, con delle lenzuola che lo copriva per riscaldarlo. Capì di essere disteso su un lettino, all’interno del rifugio del guardaboschi.
La luce era abbagliante. Richiuse gli occhi, come chi soffre dei residui di una sbornia. Li riaprì adagio, sollevando debolmente le palpebre. Si rialzò, mettendosi seduto.
Si guardò estraniato attorno a sé, mantenendosi la testa di lato con una mano. Poi, ricordandosi la ragazzina ustionata sull’ altalena, gracchiò: <<C'era una ragazza…una ragazza sola nel bosco… dovete... trovarla.>> Nessun senso disogno accompagnò quel ricordo, la percepì come una sensazione realistica, tutto ciò che aveva fatto nel delirio di poche ore fa.
Quella ragazza era stata reale, ne era sicuro perché, sapeva di averla già incontrata da qualche parte.
<<Di chi stati parlando, chi si è perso nel bosco? Non eri da solo?>> gli chiese il guardaboschi.
<<No.>>, mormorò Roney, incerto. <<…C’ era una ragazzina ustionata insieme a me.>>
<<Una ragazza ustionata?>>, ripeté Logan, confuso.
<<Sì>>, confermò ulteriormente lui. <<Aveva la pelle completamente bruciata>>
<<Chi è? Come si chiama?>>
<<Non lo so, non me lo ha voluto dire. Stava seduta su un’ altalena vicino a un casolare abbandonato nel bosco. Dev’essere in questi dintorni.>>
Ci fu una pausa. Finche notarono il guardiaboschi che tenne uno sguardo turbato fisso su di lui, con gli occhi sgranati e un’espressione di sbigottimento che gli plasmava il volto. Tenne la mano poggiata in modo discreto sul manico della pistola nella fodera...
<<Non... non ci sono abitazioni, ne costruzioni di alcun tipo, nell’arco di miglia da queste parti.>>, dichiarò poi lui, dopo una breve pausa.
Rooney ne restò incredulo.
<<Ne siete sicuro, non potete controllare meglio?>>, chiese lui con insistenza. 
<<Certo che ne sono sicuro. Lavoro qui da trentacinque anni, se ci fosse qualche cottage, casolare o baracca, sarei il primo a saperlo.>>, confermò lui, cercando di tenere un tono indifferente.
Rooney cercò di ricordare, tornando indietro con la mente e si fermò in quell’ attimo nel bosco, vicino all’ altalena. D’improvviso avvertì di nuovo la sottigliezza della realtà... non tutto era come appariva. Ebbe come quella sensazione di estraneità che si avverte tra veglia e sonno, quando, in quell’attimo, la realtà sembra mescolarsi con la fantasia del sogno vissuto.
Si sa che in un sogno, la nostra mente percepisce il nostro mondo simultaneamente e lo fa di continuo, senza interruzioni. Questo mondo immaginario è poi riempito con le proiezioni del subconscio.
Con tutta probabilità, pensò Rooney, era proprio quello che gli era capitato; lo aveva solo sognato...
Andava un po’meglio. Si cominciava a ragionare. Rooney decise che, nonostante tutto, avrebbe accettato l’ idea che fosse stata una sua allucinazione, un sogno vivido, anche se non ne era del tutto convinto. Rimase in silenzio e non insistette più sulla questione. 
<<Sei sicuro di sentirti bene?>> domandò infine il guardaboschi. <<Certo che si sente bene! Ha avuto solo un attacco d’ipotermia, no?>>, rispose subito Logan, con un sorriso ironico e un tono di voce ancora scorbutico nei suoi confronti per l’insinuazione offensiva di prima.

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