Corri per la tua vita

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Non riusciva a capire cosa fosse successo. Non riusciva a comprenderlo, a credere che fosse reale. Ma di una cosa era certo: doveva correre. Doveva correre e non fermarsi mai se desiderava ancora di vivere.

Era iniziato tutto con uno scontro: era tarda sera, lui stava camminando, dopo una giornata frustrante di lavoro, accanto al parco che portava a casa sua. Non si era accorto del tizio incappucciato che stava correndo nella sua direzione finchè non ci si fu scontrato, e quello aveva preso il suo zaino con il progetto importante che avrebbe dovuto consegnare l’indomani. Si era rialzato da terra maledicendolo, ma quando si era deciso a rincorrerlo si era accorto che qualcos’altro li stava inseguendo.

Era rimasto quasi paralizzato dalla paura quando aveva notato un essere mostruoso uscire dalla fila di macchine parcheggiate, ma non ci aveva pensato su neanche un secondo ed era scattato a correre più velocemente possibile, come un giaguaro, nella stessa direzione presa dal ragazzo incappucciato.

Sentiva il ticchettio degli artigli della creatura sull’asfalto, mentre si leccava con la lunga lingua, coperta di bava, gli enormi denti affilati che sbucavano dalla bocca, emettendo strani suoni.

Non capiva da dove fosse sbucata, o perchè li stesse seguendo. Non aveva neanche mai pensato che potesse esistere un mostro del genere, eppure lo stava rincorrendo per le vie come un tornado, distruggendo tutto ciò che toccava o scaraventandolo lontano.

Mentre svoltava in un vicolo laterale si sentí agganciare e portare all’interno di una porta quasi invisibile, che si chiuse con un botto. Sentì una mano stringersi intorno al suo collo e venne sbattuto al muro.

Si trovò il volto di un ragazzo della sua età che lo guardava in cagnesco, facendogli cenno di rimanere in silenzio. Troppo spaventato e dolorante per la corsa, fece come richiesto e cercò di respirare sotto la presa ferrea del ragazzo.

Sentirono il mostro avanzare per la via e tastare ogni cosa alla ricerca dei due uomini, ma ben presto si allontanò, a giudicare dal rumore degli artigli che diventava via via più fioco.

«Chi sei?» chiese allora il ragazzo, stringendo la presa sul suo collo. «Con chi lavori?».

«N-non so di cosa stai parlando… Per favore lasciami… » quasi implorò.

Quello lo lasciò ma continuò a guardarlo attentamente. «Quindi sei un semplice umano?» prese lo zaino e rovistò all’interno. Lo sbatté a terra, frustrato. «Maledizione, non c’è».

«Ehi, quello è il mio progetto! Ci lavoro da tempo… » stava per dire quando quello lo zittì con un cenno della mano.

«Vai via, umano, finché sei tempo. Corri lontano e non più uscire di notte».

Dopo lo stupore iniziale, il ragazzo saettò fuori, sul vicolo, e prese a correre. Voleva solo tornare a casa.

(451 parole)

Come petali al ventoWhere stories live. Discover now