Il punto di svolta

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Fino ad allora non avevo dato mai peso a ciò che facevo, a ciò che avevo e ciò che rovinavo. Non mi era mai importato di dove potessi finire io, viaggiando senza meta o pensieri, guidato dal puro istinto che mi aveva richiamato fin da piccolo e al quale non avevo risposto per molti anni, impaurito di cosa avessi potuto trovare fuori dalle quattro mura familiari che erano state un nido, per me, nel quale avevo potuto ripararmi nei momenti più difficili.

Poi avevo spiccato il volo, inaspettatamente, fregandomene a cosa andavo incontro, noncurante delle persone che mi ero lasciato alle spalle, ma incuriosito dalle nuove scoperte e conoscenze che il mondo sembrava avere in serbo per me.

Posti sconosciuti, da esplorare, mi avevano spinto ad andare avanti, alla ricerca di luoghi colorati o abbandonati sempre nuovi da imprimermi nella mente, da fotografare, da raccontare, da vivere.

Nuove sensazioni si erano impadronite di me nel conoscere nuove persone: avevo conosciuto cos’erano realmente l’amore, l’amicizia, l’affetto; ma mai sulla mia pelle, solo tramite i gesti, le parole, gli sguardi delle persone intorno a me, che sembravano una perfetta cornice per il dipinto che stavo creando dentro di me.

Tutto quello mi aveva fatto sentire libero, vivo più che mai, e forse, era proprio quella stessa libertà, che ora mi è stata tolta, a portarmi a questo momento. Se non mi fossi fidato così ciecamente di una persona di cui non sapevo realmente nulla - niente passato o presente erano perfettamente chiari nella mia mente riguardante quella persona - adesso non sarei qui, in carcere, tra queste mura ingiallite dal tempo e segnate da tutti i carcerati che passarono di qui prima di me.

Se io adesso non fossi qui, catturato e con le ali spezzate, tra queste sbarre che mi ostacolano di riprendere il volo e mi riportano con i piedi a terra, non saprei che quella linea rosso fuoco sulla mia tela della vita mi avrebbe fatto aprire gli occhi sulla realtà, su ciò che stavo trascurando.

La mia famiglia. I miei amici. La mia vita.

Mi sono sempre sentito fuori posto nel mio paese natio: un demone in una famiglia di angeli, che andava esorcizzato, una farfalla che veniva mangiata da un branco di camaleonti. Io ero sempre il ragazzo ribelle della situazione, colui che non rispettava le regole, e se la gente mi vedesse adesso penserebbe che tutto questo me lo merito.

In realtà, ero solo un semplice ragazzo, ottuso alla vista, alla ricerca della sua casa, che adesso invece sa con certezza che la casa ce l’aveva sempre avuta, ma l’aveva abbandonata per la libertà, facendo soffrire le persone che lo amavano e che lui aveva ricambiato, anche se a modo suo.

Così adesso sono qui, a ripensare a tutto ciò che ho trascurato, pensando a quanto fossi stato stupido a non accorgermene, e chiedendomi quando sarei tornato al mio nido.

(482 parole)

Come petali al ventoWhere stories live. Discover now