Capitolo 1.

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Ore 11:00

Driinn driinn

La luce ormai si era impossessata della mia camera, ed ecco il suono più fastidioso sulla faccia terrestre. La sveglia.

Ancora con gli occhi chiusi provo a spegnerla, ma nonostante le mie abilità atletiche, nel giro di pochi secondi cade sul pavimento.

Cerco di aprire gli occhi,ma la luce mi da troppo fastidio, anche se quel rumore è davvero troppo fastidioso.

Conto fino a cinque e finalmente la spengo.

Mi alzo dal letto, stropicciandomi gli occhi e metabolizzando che oggi è il giorno del trasferimento.

Los Angeles.

La città che ho sempre amato fin da piccola, ora sarà la mia città.

Scendo al piano di sotto dove mio padre sta già mettendo in atto le sue grandi dote da Masterchef, e dal profumino che emanano penso proprio che si tratti di pancake.

Non chiedetemi perché non abbiamo maggiordomi in casa, sono sempre stata molto gentile nei loro confronti, ma nonostante la mia gentilezza si sono sempre licenziati.

«Giorno papà» dico dandogli un bacio sulla guancia per poi sedermi al tavolo con l'acquolina in bocca.

Da quando la mamma ci ha lasciati,il rapporto con mio padre è migliorato davvero tanto, sopratutto nell'ultimo periodo, e penso che lui sia l'unica persona a cui non dedico il mio "trattamento speciale".

Ovviamente quando qualcosa non mi va bene esiste un bel trattamento anche per lui ma tutto sommato non riuscirei ad immaginarmi nemmeno un giorno senza svegliarmi con mio padre in casa o senza le sue prelibatezze giornaliere.

«Buongiorno piccola mia,hai fame?» risponde sorridendo e porgendomi il piatto colmo di pancake.

«Quando mai non ne ho?» inizio a mangiare come se non lo facessi da giorni mentre mio padre inizia a ridere.

Si mangio davvero tanto, ma per fortuna ho un metabolismo molto veloce e non ingrasso neanche di un grammo.

«Sono contento che ti piacciono.. comunque volevo sapere se avevi preparato già tutte le valige e se eri pronta.» mi dice con tono.. preoccupato?

«Sisi è tutto pronto, mi devo solo vestire e ci sono.. ma qualcosa non va?» capisco dal suo tono di voce che c'è qualcosa che vuole dirmi ma ha paura della mia reazione

«No, beh.. si, ma te lo dirò quando saremo a Los Angeles va bene?» Mi dice iniziando a sistemare la cucina

«Come preferisci, vado in camera mia a prepararmi» dico per poi dirigermi verso la camera.

Mi metto un paio di jeans a vita alta, un top nero, e delle TN nere.
Essendo settembre fa ancora molto caldo per mia fortuna, non sopporto il freddo.
Mi faccio una coda di cavallo e mi trucco con del mascara e una riga di eyeliner.

Prendo tutte le mie valige, e sono un bel po', scendendo poi al piano terra.

Carichiamo tutte le valige in macchina, se così posso chiamarla,visto che mio padre ha deciso di noleggiare una limousine, e ci dirigiamo all'aeroporto dove il nostro aereo privato ci attende.

Dopo un paio d'ore, non so precisamente quanto sia passato perché mi sono addormentata, ecco Los Angeles.

Sono troppo emozionata.

~~

«Signor Smith, da questa parte.» una donna sulla quarantina ci sta illustrando la nostra nuova casa, o meglio villa, o meglio ancora reggia?

È una casa immensa.
Ha due piani, ci sono tre bagni, tantissime camere, soggiorno, cucina, palestra, sauna, un giardino con una mega piscina e tante altre cose..è perfetta.

«Ti piace piccola?» mi dice mio padre facendomi tornare alla realtà.

«Posso ammettere che questa volta ti sei superato» rispondo con un sorriso.

«Bene queste sono le chiavi, arrivederci Signor Smith e anche a lei Signorina Smith» ci dice porgendoci a entrambi la mano.

«Mi chiami pure Alexandra grazie» rispondo seccata ricambiando la mano.

Non mi piace essere chiamata per cognome, molte persone sapendo il mio stato economico e chi fosse mio padre, non faceva altro che avvicinarsi a me per rendersi più sociale.
La trovo una cosa molto ridicola, ed è per questo che non dico quasi mai il mio cognome.

La donna annuisce e se ne va, ma vedo ancora che c'è qualcosa che turba mio padre.

«Dai,sputa il rospo vecchio» dico addentando una mela.

«Allora, ho pensato tante volte di dirtelo, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo per davvero.. Come posso iniziare.. ecco.. Samantha ha un figlio» dice abbassando lo sguardo.

Un figlio? E perché non me l'ha detto?

«Come un figlio? E quanti anni ha?» dico con voce infastidita.

«Un anno in più a te» risponde ritornando a guardami negli occhi.

Addirittura? Dovrei essere anche la sorellina minore? Essendo che io ho diciassette anni inizierà a trattarmi come quello maggiore?

«Ma assolutamente no! Non voglio nessuno in questa casa, già è tanto che ho accettato la tua nuova compagna, ma addirittura due persone non lo accetto proprio» dico alzando la voce quasi ad urlo e corro in camera mia.

È stato già difficile per me accettare della sua nuova storia con questa Samantha, ed ora scopro che ha un figlio? Ma non se ne parla!

//Spazio autrice

SO CHE QUESTO CAPITOLO È NOIOSO MA VI PROMETTO CHE TRA POCO AUMENTERANNO LE SORPRESE.
TEMPO AL TEMPO, NON VOGLIO CORRERE TROPPO.

Ha ragione la nostra Alexandra?
Come si comporterà adesso?
Mentre voi che ne pensate?
Come vi sareste comportati al posto suo?

Okay ho finito le domande.

Alla prossima.

Ciaaaoo.

Complicated LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora