3. Fuga dal Campo

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Le frasi con · é quello che pensa il personaggio.
Vi lascio al capitolo.
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Pov Jasmine.
(Ricordo che ha sette anni)

-ehy...guarda chi c'è qui!- esclamò una voce dietro di me.

·Oh no sono tornati· pensai terrorizzata.

Rimasi immobile, facendo finta di non aver sentito.

Qualcuno mi spinse a terra, nella caduta mi feci del male al polso.

Gemetti dal dolore e cercai di alzarmi, ma uno dei miei cari fratelli mi diede un forte calcio allo stomaco che mi fece ritrovare di nuovo sdraiata a terra.

Le lacrime mi bagnavano le guance, non osavo muovermi, il dolore era troppo forte, ed ero terrorizzata da quello che potevano fare se solo muovevo un muscolo.

-andiamo via sta arrivando Chirone- li avvertì qualcuno.

Sentii dei passi che si allontanavano velocemente da una parte, e il rumore di zoccoli che si avvicinavano dall'altra.

-cosa è successo qui?- chiese una voce gentile.

Io alzai lo sguardo e lo posai su quello del centauro, ma non era solo, con lui c'era un ragazzo dai capelli biondi, e gli occhi azzurro cielo, sicuramente un figlio di Apollo.

Quest'ultimo si avvicinò, io invece mi allontanai spaventata, non mi fidavo più delle persone, per lo più quelle che non conoscevo.

-tranquilla, non voglio farti del male- disse avvicinandosi di nuovo, io non mi mossi, ma lo guardai diffidente.

-chi è stato?- chiese la voce gentile di Chirone.

Io non risposi, sapevo che se gli dicevo la verità, me l'avrebbero fatta pagare cara i miei "fratelli".

-non lo so, non sono riuscita a vederlo- mentii.

-Andrew portala in infermeria- disse il centauro.

Il ragazzo annuì e si avvicinò per prendermi in braccio.

Appena mi circondò con le sue braccia, mi irrigidì, non mi andava a genio la vicinanza con le altre persone, ma sapevo di non avere altra scelta.

-tranquilla, adesso ti porto in infermeria- disse Andrew, cominciando a dirigersi verso essa.

Cercavo di non pensare troppo al dolore, ma era davvero molto forte.

-come ti chiami piccolina?- chiese ad un certo punto.

-Jasmine- dissi guardandolo male per via del soprannome che mi aveva dato.

-di quale casa sei?-chiese di nuovo.

Ma quanto parla sto tizio!?

-Ares- risposi.

-non sei tanto loquace, vero?-

Qualcuno lo uccida!

-per niente- borbottai.

Finalmente arrivammo all'infermeria, non lo sopportavo più.

-Jasmine- mi chiamò una voce familiare.

-Jack- esclamai, quando vidi il mio amico avvicinarsi velocemente a noi.

Jack era un figlio di Apollo, di solito era lui che mi curava quando mi picchiavano.

-grazie Andrew, faccio io- disse il mio amico portandomi via dalla stretta di suo fratello.

-bene, io vado, devo controllare che nessuno si uccida al poligono di tiro con l'arco- disse, per poi andarsene.

-è successo di nuovo ?- chiese.

La figlia della Guerra.Where stories live. Discover now