Prologo

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Le assi di legno del piccolo ponte cigolarono al passaggio dei due bambini nel silenzio della foresta. Il sole stava ormai tramontando oltre le montagne, tingendo il cielo limpido di intense sfumature rossastre, una lieve brezza accarezzava i rami degli alberi portando con sé l'odore fresco dell'oceano. 

Aubrey aprì la porta del Rifugio ed entrò, seguita dal bambino che la teneva per mano.

Rider accese la piccola lanterna al centro della stanza che dopo qualche istante proiettò un tenue bagliore sulle pareti di legno chiaro, tappezzate di disegni e decorazioni di carta. Il pavimento era quasi interamente ricoperto di cuscini e trapunte multicolori.

Alcuni anni prima, il padre di Rider aveva costruito quella casetta al limitare degli alberi, in fondo al giardino di casa Ward. Essa si sviluppava attorno al tronco di un albero robusto, a diversi metri da terra, come fosse un nido.

Da subito era diventata il posto speciale dei bambini, il loro nascondiglio quando entrambi sentivano il bisogno di isolarsi dal resto del mondo; vi trascorrevano intere giornate a giocare, a ridere, ad ammirare il cielo al tramonto. Rider suonava la sua chitarra, Aubrey dipingeva.

Ma quella sera sarebbe stata l'ultima volta che la bambina avrebbe messo piede nel Rifugio, ed entrambi ne erano consapevoli.

Si sedettero sul tappeto di fianco alla finestra, in silenzio. Le parole non sarebbero servite a niente, non avrebbero cambiato il corso degli eventi. Era meglio non pensare e godersi le ultime ore che restavano prima della partenza della famiglia Wilson, avvolti nel rassicurante abbraccio della foresta.

Aubrey aprì la borsetta che portava a tracolla e ne estrasse un foglio. 'Ti ho fatto un disegno' disse con tono sommesso, porgendolo al biondino con mani tremanti.

'È stupendo!' esclamò Rider spalancando gli occhi. Accarezzò con le dita le due figure dipinte con cura sulla carta color crema. Una distesa di papaveri di ogni colore faceva da cornice. 'Stai diventando sempre più brava.'

'Siamo io e te al giardino botanico' ammise la bambina, arrossendo lievemente.

'Anche io ho una cosa per te' disse lui sorridendo, e tirò fuori dalla tasca dei jeans sporchi di terra una minuscola bustina colorata.

'Per te' la porse ad Aubrey.

Lei aprì il pacchetto, cercando per quanto fosse possibile di non rovinarlo: le era sempre piaciuto conservare la carta regalo.

'Wow' sussurrò incantata, prendendo tra le piccole mani il braccialetto fatto a mano. Era una semplice corda nera intrecciata, con al centro una pietra sferica color cobalto non più grande di una perla; la luce della lanterna vi si rifletteva, accentuando ogni sfumatura di quel piccolo frammento di cielo. Emanava purezza.

'Azzurro' disse quasi ammaliata.

'Come l'oceano. Così sarà come averlo sempre con te quando sarai in Inghilterra' le spiegò Rider.

'Come i tuoi occhi' osservò Aubrey, guardandolo intensamente. 'Non esiste niente di più bello.'

Si sporse in avanti e lasciò un bacio delicato sulla guancia di lui. 'Grazie Ry.'

Se lo fece legare al polso e sorrise soddisfatta accarezzando il ciondolo.

'Mi dimenticherai?' chiese lui timoroso, dopo qualche istante. Le  accarezzò il braccio con la mano, lei la prese tra le sue e la strinse forte.

'Come potrei? Non ti dimenticherò mai Rider, è una promessa' disse con decisione, senza interrompere il contatto visivo.

Rimasero lì in silenzio a guardarsi negli occhi, ambra contro azzurro. Le mani intrecciate, i cuori vicini, per assorbire l'intensità di quel momento che entrambi avrebbero custodito come il più prezioso dei segreti.

'So che un giorno tornerai da me e staremo di nuovo insieme, io ti aspetterò' affermò il bambino. 'Tu sarai sempre nel mio cuore, te lo giuro.'

EndlessWhere stories live. Discover now