Capitolo 1.

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La suoneria del telefono mi rimbomba nelle orecchie e io non ho assolutamente voglia di rispondere,chiunque sia. Continuo a tenere gli occhi chiusi e provo a bearmi di questi attimi al calduccio nel mio amato letto. Stufa di sentirlo ancora suonare afferro alla cieca il telefono sul comodino, tastando qua e là fin quando non lo trovo.

"Pronto" dico con la bocca impastata.

"Mi spieghi devo cazzo sei?" mi chiede una voce scocciata dall'altra parte.

"Buongiorno anche a te Paulo,dormito bene?" Ironizzo.

"Fa poco la spiritosa e guarda che ore sono bella addormentata" giro la testa verso la sveglia e sbarro gli occhi.

Sono in ritardassimo. "Scendo subito" chiudo senza aspettare una risposta e mi catapulto fuori dal letto dritta nel bagno.

Il tempo di una doccia rapidissima mi infilo la tuta ed esco dalla stanza raccogliendo i lunghi capelli biondi in una coda veloce. Saluto il mio cagnolino David e il mio gatto Alex che dormono beati sul grande divano bianco, ora come non mai vorrei essere al loro posto per tornare a letto.

Arrivo davanti allo stadio in tempo record grazie alla mia guida spericolata. "Buongiorno Joya!" dico mettendo le chiavi in borsa. Ma lui continua a guardarmi con sguardo truce senza proferire parola come se aspettasse qualcosa. "Ah si,già! Grazie di avermi svegliato!" dico schioccandogli un bacio ruffianissimo sulla guancia.

"Come al solito!" aggiunge lui. "Già come al solito! Ma questo non sarebbe successo se avessi dormito a casa, invece come al solito ai trovato un altro modo per passare la serata". "Non dare la colpa a me! Se non ti svegli nemmeno con una explosiòn non è colpa mia!" dice incrociando le braccia con il suo adorabile accento.

"Lo so scusami ma non ho dormito per niente bene" sbotto io. "Soliti incubi?" chiede. "Esatto...". Come già sospettavo il suo sguardo si addolcisce "Parlando di cose serie,sai già a che ora finiamo oggi? Perché avrei da fare più tardi" mi chiede Paulo. "Sinceramente non ho avuto tempo di parlare col mister quindi cercherò di fartelo sapere il prima possibile".

Passo davanti alla hall dove c'è Elisabetta a raccogliere alcuni documenti, "Anche oggi in ritardo?" mi chiede porgendomi alcuni fogli. "No,macchè! Volevo solo fare una corsetta di prima mattina per riscaldarmi" ironizzo causando la risata della segretaria. "Ah un'altra cosa! Tua madre mi ha chiamato di nuovo, vorrebbe che tu la richiamassi quando sei libera, vorrebbe sentirla almeno una volta per sapere come stai." dice aggiustandosi gli occhiali;fintamente faccio si con la testa,firmo due cose e mi dirigo come un fulmine in mensa.

Li trovo già tutti a sedere intenti a fare colazione;fortunatamente lui non è ancora arrivato,così saluto qua e là i tavoli e mi vado a prendere subito qualcosa da mettere sotto i denti, ma quando si parla del diavolo spuntano le corna e infatti il mister Allegri è appena entrato dalla porta dicendo che stanno per iniziare gli allenamenti. Quindi abbandono tutto quel ben di Dio nel piatto senza aver fatto colazione. So già che me ne pentirò amaramente. Penso raggiungendo il campo. Vado panchina e inizio a preparare il materiale per l'allenamento.

Mi chiamo Serena ho 24 anni e faccio parte dello staff tecnico e medico della Juventus. Lo so è così strano che io sia riuscita ad avere un posto del genere a questa età,ma ho passato la mia vita dentro questo stadio.

Ricordo ancora quando ero bambina e venivo con mio padre a vedere gli allenamenti, anche lui lavorava nello staff tecnico, mi portava sempre insieme a lui.

Mia madre lavorava come infermiera, i suoi turni erano improponibili e non riusciva mai ad essere a casa, così finita la scuola mio papà mi veniva a prendere e me ne stavo tutto il pomeriggio in panchina a guardarli giocare. E' solo grazie a lui se sono riuscita ad avere un'occasione del genere.

Sei l'unica forza che ho.  || Federico Bernardeschi #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora