NONNO

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Seduto sulla tua poltrona,

io delle tue parole ne ero la padrona.

Sempre con un libro in mano,

narravi la storia di qualche capitano.

Poi ce n'era un altro e un altro ancora,

finché non era giunta l'ora:

quella del pranzo e tu da affamato,

dalla nonna venivi chiamato.

La lista della spesa ti dava,

e si rassicurava che nient'altro mancava.

uscivi e indossavi il tuo cappello,

tornavi e pieno era il tuo cestello

anche se, alla nonna qualcosa non andava bene

e gli urli volavano come altalene.

Mi ricordo sempre che poche volte mi raccontasti la tua storia:

non la ritenevi un chissaché impresa di gloria,

ma sempre nel tuo piccolo,

era un intrigo di vicende in circolo.

E ti dico grazie perché mi feci scoprire un nuovo mondo,

in tutte le storie eri tu il mio nonno vagabondo:

quello che viaggiava tra le parole

quello dove le storie non erano mi lasciate sole,

dove io ero la protagonista e nessun'altro,

e tu quello che mi dava la mano legata da un nastro,

uno di quelli che non si scoglie mai

anche se lontano da me, sei ormai.


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