La coperta di quando sono stata male.

Qualcuno aveva accennato a una coperta che era stata messa anche a Giulio, se non si sbagliava, e poi c'erano i vestiti di tutti loro, quattordici persone compreso Mino, poteva averli buttati, ma la sua borsa era ancora lì, e allora forse li aveva era un feticista, conservava tutto, potevano essere tutti insieme nel fantomatico dodicesimo carrozzone, quello in cui viveva.

Magari si mette i nostri vestiti come in Psycho.

Comunque doveva concedersi del tempo per cercare qualcosa con cui coprirsi, se i suoi calcoli erano giusti erano in febbraio, e correre fuori nuda al freddo, magari per chilometri e per ore l'avrebbe probabilmente uccisa. Non aveva più visto nevicare dalle finestre, ma non si sapeva mai, lì dentro di certo non faceva caldo. Non vedeva nessuna delle due stufe dalla sua posizione, ma la temperatura non era crollata drasticamente, dovevano essere lì intorno. Prese un bel respiro, si alzò in piedi e rimase ad ascoltarsi. La testa era appena ovattata, la nausea stava passando, le mani non le facevano troppo male.

Dovrò sistemare la paglia per bene in modo che a una prima occhiata possa credere che sto dormendo là sotto.

Hansel e Gretel, gli ossicini di pollo.

Avercelo, un ossicino di pollo.

Ma aveva una bella scheggia, piccola e acuminata, se l'era tenuta da parte apposta tenendola bene asciutta. Era il suo piano di riserva.


Se mi trova, non mi prende viva.

*

«Ehi?» aveva inutilmente chiamato più volte, bussando ai lati del carrozzone. «Ehi?»

Nessuna risposta. Non poteva guardare le finestre dal suo lato ma intuiva dalla luce che non fosse più mattino. Nessuno si svegliava, non Nicola, non chiunque fosse al suo fianco, sempre che ci fosse, non il coccodrillo. Le aveva dato da pensare, che il coccodrillo dormisse, il coccodrillo non dormiva mai, non veniva addormentato mai.

Non è vero, quando sono arrivata dormiva eccome, e anche il Rosso.

Forse. O forse fingeva, allora come ora. Ma Anna era talmente oltre, ormai, da scrollarsi di dosso anche questo dubbio. Il momento era arrivato. Nel sacchetto aveva trovato avanzi abbastanza recenti di una specie di rollè di carne, grissini stantii, patate rinsecchite e una dose generosa di pane secco. Aveva mangiato tutta la carne, sentendosi sazia già dopo la prima fetta, insistendo per mangiarne una seconda, il suo stomaco non avrebbe retto di più. Le venne una vaga sonnolenza e accondiscese a mettersi sdraiata qualche minuto, il senso di sazietà le aveva mandato in tilt l'organismo. Aveva dormito poco, non c'era stato alcun cambiamento apprezzabile, e aveva deciso di mettersi al lavoro.

Chi si sveglia vedrà cosa sto facendo.

Significava solo il coccodrillo, che sapeva già tutto, sempre che fosse in sentore, Nicola era troppo lontano per capire cosa stesse facendo.

Ma lo sentirà.

Dopo settimane di accortezze e silenzio era arrivato il momento di spaccare tutto, e non poteva farlo silenziosamente. Scoperchiò il buco, gettando la copertura di paglia e sterco e sangue e spinaci secchi. Toccò in diversi punti il bordo frastagliato, ne scelse uno e calò il tallone. Il legno si staccò subito, cadendo rumorosamente a terra. Anna tese l'orecchio. Nessuna reazione. Con la mano staccò due schegge acuminate che erano rimaste mezze su e mezze giù, toccò di nuovo i punti vari del bordo, scelse un altro punto e diede un secondo colpo. Il legno non cedette. Lo colpì ancora e niente. Lo osservò da vicino, poi allungò il braccio nel buco, avverrò il pezzo che si era appena staccato e la zeppa, ormai consumata moltissimo sulla punta, e li usò diagonalmente, come scalpello e martello. Dai e dai il pezzo venne via, ma nonostante tutte le accortezze il pavimento in quel punto non era abbastanza usurato, non era lì che lei e Mino avevano scaricato solidi e liquidi per mesi.

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