IV

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«Sei quella nuova.»

Non era una domanda. L'ansia la teneva ancora ferma, quel raccordo mentale che portava una voce maschile a essere comunque più vicina a Lui, non si fidava. Stava ancora decidendo cosa rispondere quando la frase le sbrodolò fuori dalla bocca.

«Ti chiami Giulio?»

Non si era accorta di aver riconosciuto la voce, chissà quando l'aveva registrato, quale parte della sua mente frammentata se n'era fatta carico.

«Sì.»

L'obeso non si mosse. Anche volendo non sarebbe stato facile, dove poteva andare? Poggiarsi su un fianco, rotolare prono, di certo non alzarsi anche se lo spazio c'era. Anna provava schifo, e disprezzo. Anche di quello si accorgeva marginalmente, e oltre, in un'altra fascia inferiore di pensiero, sua madre la rimproverava per il cattivo gusto di una simile opinione su una persona che non conosceva. Ma così era, quelle erano circostanze primitive e non c'erano i margini per dare nomi belli alle cose brutte. A lei le persone grasse non erano mai piaciute. Unti, flaccidi, ciccioni, col fiato che sapeva di gas, non li sopportava. L'uomo davanti a lei sembrava aspettare, l'aria tranquilla di chi ha tutto il tempo del mondo. E oltre a questo aveva un aspetto sensato, ragionevole, sembrava qualcuno a cui si potevano fare tutte le domande che servivano.

BONG

«Stai buona, Bella.»

«Cos'è questo posto?» sibilò piano, mentre le cresceva dentro una rabbia strana, cupa, quasi avesse trovato in quell'uomo disgustoso un perfetto caprio espiatorio.

«Tu com'è che ti chiami?»

fatticazzituoi

Ma non poteva.

«Marisa.»

D'istinto aveva detto il nome di sua madre, non sapeva perché.

«No che non ti chiami Marisa.»

Lei inspirò bruscamente e si fece ancora più indietro. Come lo sapeva? Come CAZZO lo sapeva?

«Quanti anni avrai?» procedette placido l'obeso «Trenta? Meno di trenta? Nessuna ragazza di trent'anni si chiama Marisa» pausa «A meno che non si chiamasse così tua nonna.» pausa ancora, mentre faceva schioccare le labbra grassotte «Oh bene, me lo dirai. Abbiamo tempo.»

Allungò il braccio di fianco, alla cieca, faceva fatica a voltare la testa. Lo immerse in qualcosa e si portò la mano alla bocca. Sorseggiò e subito ad Anna venne sete.

«Quanto dura l'acqua?»

«Com'è che ti chiami?»

obeso di merda

«Valentina.» la sua compagna di banco al liceo.

«No no, non è nemmeno Valentina.» l'obeso sogghignò e scoprì i denti gialli. I guardava intorno come se fosse in gita scolastica, Anna sentì la furia immotivata che cresceva e cresceva sempre più. Spostò gli occhi sulla donna senza occhi.

«Signora?»

«No, guarda, Bella non ti risponde, lascia perdere.»

Lo ignorò.

«Signora?»

BONG

«Così la irriti, hai la voce troppo acuta.»

«Vaffanculo.»

Lo aveva detto, non poteva farci niente. L'obeso fece una risatina e si assestò, come per mettersi un po' più comodo, solo che era impossibile.

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