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Non aveva mai sperimentato quel tipo di luce. E c'era un tepore nuovo, diverso, che andava e veniva come una carezza.

Altro giro, altro regalo.

Anna si mise supina con gli occhi chiusi e un senso di acido nella gola. Inghiottì, e nel farlo le si tapparono le orecchie. Respirava male, in quella posizione, e tornò sul fianco.

Devo prendere lo spruzzino per il naso.

pensò insensatamente. Provò a tossire e vibrò tutta. Si tirò addosso la paglia e non si mosse più, era meglio aspettare di essere più presente prima di vedere chi si trovasse davanti.

Purché non sia Vasco, non ancora.

Non c'era nessun rumore, gli altri non si erano svegliati, era come sempre una delle prime. La gola le faceva male. Non nel punto dove si era piantato l'ago, che pure sì, era indolenzito, ma dentro, in fondo.

Cosa mi ha fatto?

Fece l'inventario mentale, gambe, braccia, inguine, schiena, collo, le sembrava tutto a posto, gola a parte. Allora tentò di aprire gli occhi e non ci riuscì. Il panico fu così repentino che si tirò violentemente a sedere, ebbe un capogiro e piombò ancora a terra, battendo la testa.

MI HA FATTO QUALCOSA AGLI OCCHI!

ME LI HA CUCITI!

Le mani erano corse su a tastare, ma non c'era filo, e prima che potesse immaginare della colla si afferrò una palpebra e l'alzò. L'occhio ci vedeva perfettamente, era solo umido e appiccicoso. Passò un dito sulle ciglia e le rimase sopra una patina vischiosa. La annusò, era salata.

Ho la blefarite. O solo un brutto raffreddore, il catarro ha infiammato tutto.

Mentre si tranquillizzava e iniziava a concentrarsi sul dolore per l'ennesima botta alla testa, il solo occhio aperto registrò il grigio. Grigio. Grigio. Grigio ovunque. Davanti alla gabbia, sopra, sotto, dappertutto. Con grande cautela Anna si aprì il secondo occhio, magari il primo aveva davvero problemi di vista. Ma fu grigio anche per il secondo. Dopo le sbarre non c'era nulla, solo una specie di nebbia diffusa. Niente finestre o porte o carrozzoni, grigio. Rotolò sulla pancia e appoggiò le mani a terra. Le venne subito da tossire e si ritrovò del catarro in bocca. Lo sputò per terra, era verdognolo.

Non è un buon segno.

Spingendosi con i palmi arrivò fino alle sbarre. Vedeva il pavimento, quel poco di cemento che portava al muro. Tra lei e la parete c'era circa un metro e mezzo, non avrebbe potuto toccarla nemmeno allungando una gamba fuori dalla gabbia. Ma era lì, davanti a lei, la sua unica compagnia per una settimana, niente di visibile a destra o a sinistra perché le era troppo a ridosso.

Era stata messa in castigo.

Sul lato corto.

*

Aveva controllato la ciotola e il sacchetto del cibo, la prima era bella piena, nel secondo c'era un pastone informe, forse erano state lasagne un tempo, e del pane secco. Accolse il pane come una manna, era quello che si sarebbe conservato meglio. Lo mise da parte nell'angolo destro, quello in cui dormiva, sotto la paglia, nascosto come se qualcuno potesse rubarglielo. Man mano che si muoveva sentiva crescere il bisogno di tossire.

Ho preso freddo.

Mentre ero senza conoscenza non sono rimasta sotto la paglia, non ha fatto attenzione mentre spostava la gabbia, oppure lo ha fatto apposta.

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