Scusa (9)

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Luna's Pov

Quando sono andata a letto, ieri sera, ero molto giù di morale. Invece stamattina sono determinata: non felice, determinata. Io sono Luna Valente e tutto quello che voglio lo potrò ottenere. Riuscirò a farmi perdonare da Matteo, parlare con Simòn e chiarire con Àmbar. Sempre se sarà disposta a parlarmi di nuovo. Ma ora non devo essere negativa.
Oggi mi sono svegliata presto e, dato che non ho lezione all'università, sono andata dritta al Jam and Roller. Matteo a quest'ora è sempre lì. Appena entro posso notare che il locale è quasi vuoto, se non fosse per Nico, Pedro, Simòn e Matteo.
Appena Simòn mi vede, si nasconde sotto il bancone, con la scusa di cercare i bicchieri che, tra l'altro, sono nello scaffale.
Pedro e Nico mi salutano, ma non mi guardano negli occhi. Mi sono dimenticata di aggiungere "Cercare di convincere i ragazzi del Roller che è stato tutto un'errore" alla mia lista di buone intenzioni. In effetti avevo il sospetto che mancasse qualcosa.
Persa com'ero nei miei pensieri, quasi non mi accorgo che Matteo è salito sul palco per accordare la chitarra. Almeno non lo devo inseguire.
"Matteo possiamo parlare?"- gli chiedo con voce forte e chiara.
"Ora no"- mi risponde semplicemente. La sua voce non è certo amichevole, ma neanche tanto delusa o arrabbiata. Mi sembra abbastanza inespressiva. Che faccio? Rispetto la sua decisione?
No
Ok il mio io interiore ha ragione.
"Mi dispiace ma parliamo adesso"- ribatto salendo sul palco. Lui alza gli occhi al cielo.
"Io non ho provato niente in quel bacio e tu lo sai: ti chiedo scusa perché ti ho mancato di rispetto e perché ti ho tradito. Se vuoi che ci lasciamo, rispetterò la tua decisione"- gli spiego sempre con la stessa espressione risoluta: in realtà la mia buona volontà trema leggermente quando gli dico l'ultima frase.
"Senti Luna io vorrei stare un po' da solo per riflettere: non ci stiamo lasciando del tutto, credo solo che sia meglio se ci evitiamo per un po"- mi risponde Matteo tranquillamente. So riconoscere una causa persa quando ne vedo una e ho capito che non servirebbe a niente continuare a parlare. Almeno non ci siamo lasciati. Lo saluto senza guardarlo negli occhi e scendo dal palco.
Credo che la cosa migliore sia andare in pista per pattinare, così mi rilasso un pochino.
Vado agli armadietti e incontro la mia best intenta a leggere un libro del suo corso di laurea. A volte mi chiedo se sono io che prendo l'università con leggerezza, o è lei che la prende troppo seriamente.
Senza neanche alzare la testa mi saluta con un "ciao Luna" normalissimo.
"Come hai capito che ero io?"- le chiedo sbalordita.
"La tua camminata è veloce e sicura, e poi ho sentito il tuo profumo"- mi risponde senza alzare ancora la testa.
"Nina io ti volevo chiedere scusa per ieri. Ti ho risposto male"-le dico mortificata.
"Non preoccuparti: era abbastanza logico. Ora come stai?"- mi chiede alzando finalmente la testa da quel libro.
"Così. Matteo vuole prendersi del tempo per pensare. Non so cosa fare"- le dico frustrata, sedendomi accanto a lei.
"Secondo me devi lasciare che le cose si mettano a posto da sole: ieri io e Gastòn abbiamo parlato con Matteo e secondo me non è arrabbiato: è solo triste e deluso"- mi spiega.
"Bella consolazione! Invece di essere arrabbiato, è deluso. Wow che differenza"- le rispondo sarcasticamente. Lei per tutto risposta alza le sopracciglia.
"Ok c'è differenza. Però io non lo capisco: non sarebbe meglio parlarne.?"- mi chiedo accigliata.
"A volte il tempo risana le ferite, stare soli fa bene. Adesso ti ha ascoltata, sa che quel bacio non ha significato niente. Magari dentro di lui ti ha già perdonata. Comunque non puoi pretendere che faccia finta che non sia successo niente: in questo piccolo periodo lui penserà e deciderà se è pronto ad andare avanti. Con o senza di te."- mi spiega Nina con tutta la tranquillità del mondo.
Personalmente non sono sicura che mi stesse consolando, però so che ha ragione. Devo solo aspettare.
La speranza è l'ultima a morire.

Simòn's Pov

Il ritorno a casa dopo la Roller Jam è stato difficile. Matteo non mi ha guardato in faccia per tutta la sera, e stamattina a lavoro neanche parlavamo. Bene.
Comunque penserò dopo a Matteo: la mia priorità ora è Àmbar. Solo lei.
Alla prima pausa, sono andato a Villa Benson armato di cioccolatini e mazzo di fiori.
Appena la cameriera mi annuncia, sento Àmbar scendere le scale. Almeno non ha usato la classica scusa " Non sono in casa".
Me la ritrovo davanti: è bellissima. Si è truccata e vestita molto bene per una che sta in casa. Che l'abbia fatto per me?
Ma se ieri hai baciato sua cugina di fronte a lei?
Ah già.
"Grazie"- mi dice prendendomi i fiori e cioccolatini di mano. Io la guardo incapace di parlare.
Mi guarda negli occhi e mi dice:
"Ora puoi andare"- chiudendomi quasi la porta in faccia. Mi risveglio appena in tempo per mettere un piede tra lo stipite e la porta.
"Possiamo parlare?"- le chiedo speranzoso.
"Di che cosa?"- mi domanda gelida.
"Di quello che è successo ieri."- le rispondo abbassando leggermente lo sguardo.
"Non c'è niente da dire"- mi dice con un tono senza pietà.
"Hai ragione, io però ti devo dire solo una parola: scusa"- ribatto.
"Quanto vorrei poter dire che le ho accettate: IO mi prenderò del tempo per me per cercare di elaborare quello che è successo. Poi decideremo se è il caso di rimanere ancora insieme: per ora non mi cercare, anche se mi farebbe piacere se continuassi a regalarmi questi cioccolatini. Sono buonissimi"- e così dicendo mi chiude definitivamente la porta in faccia. Rimango spiazzato. Non mi aspettavo una reazione di questo genere. Stranamente mi ha aperto la mente: ora so che devo far capire ad Àmbar quanto lei è importante per me. Molto importante per me.
Pov's Àmbar
La cena subito dopo la Roller Jam è stata interessante. Io non aperto bocca e ho lanciato a Luna delle occhiate velenose ogni volta che ne avevo occasione. Lei mi sembrava distrutta. Niente in confronto al mio dolore. Sono tornata subito a casa e ho pianto tantissimo sulla spalla di Monica che, curiosamente, non mi ha chiesto niente.
Stamattina invece mi sono data un ritegno: sospettavo che Simòn potesse venire per CERCARE di farsi perdonare, e allora ho fatto magie con il fondotinta e il rossetto. Mi sono messa il mio vestito migliore e, quando sono scesa, l'ho trattato con una freddezza e una tranquillità degna di Oscar. Comunque per i cioccolatini non scherzavo.
Ora sono vicina al Roller: sto pensando un po' a quello che voglio. Non sono sicura di aver perdonato totalmente Simòn. In fondo ci vuole tempo. Penso che la cosa migliore è che stia un po' sola. Devo riflettere e decidere  se sono pronta a fare finta che non sia successo niente.
Appena entro in caffetteria, noto Matteo sul palco intento a strimpellare qualche nota con la chitarra. A un certo punto inizia a suonare la melodia di Mirame a mi, la mia canzone.
"Ti va cantarla?"- gli chiedo senza pensare troppo. Lui mi fa un piccolissimo sorriso.
"Perché no?"- mi risponde.
"La vecchia coreografia?"-gli domando salendo sul palco.
"Ovviamente: cerca di ricordare quel giro che ti dimenticavi sempre"- mi risponde con un vero sorriso. Io gli faccio uno dei miei sguardi omicida più famosi, e scoppiamo a ridere entrambi.
Appena parte la musica riesco finalmente a dimenticare tutto quello che è successo nelle ultime 24 ore. Quasi non mi accorgo che Luna e Simòn sono appena tornati dalla pista e ci stanno guardando allibiti. Quanto è dolce la vendetta.
Io Matteo concludiamo la canzone nella stessa posizione di 2 anni fa, se non fosse per la differenza che questa volta non ci baciamo.
Quanto è stato bello cantare di nuovo con lui! Abbiamo sempre avuto una intesa speciale. Però non siamo fatti per stare insieme: non siamo mai stati veramente innamorati ed eravamo una coppia perché conveniva a tutti e  due. Lui è innamorato di Luna e io, mio malgrado, di Simòn.
Pov's Gastòn
Sto girando a vuoto in questo parco da almeno un'ora. Molto incosciente da parte mia, dato che dovrei essere chiuso nella mia stanza a mettermi in pari per l'università. Non ci riesco. Non riesco a smettere di pensare a come l'ho persa. Io ero il primo che diceva che bisogna stare con chi ami, e poi sono staro il PRIMO a mollare tutto. Certo era impossibile e lo sapevamo entrambi, però il mio più grande rimpianto è stato quello di non averci provato fino in fondo.
L'anno scorso avevo capito che a quel ragazzo lei piaceva, e non ho fatto niente. Ho pensato che era meglio così, almeno avrebbe avuto una persona che le sarebbe stata accanto per davvero. Sarebbe stato meglio per lei. Io avrei sofferto come un cane, ma almeno lei sarebbe stata felice. Errore più grande non potevo farlo. Nina non solo ha sofferto tantissimo, ma io, quando ho scoperto che si era messa con quello, ci sono rimasto ancora più  male. Sono l'incoerenza fatta a persona.
In fondo è sempre staro quello il nostro errore: desiderare così tanto il bene dell'altro, da decidere per lui.
"Ciao Gastòn!"- sento la SUA voce che mi saluta e mi giro. Non posso nascondere un sorriso. Questo è il nostro parco.
"Ciao"- le rispondo allegramente.
"Già che sei qui, posso farti una domanda?"- mi chiede avvicinandosi.
"Certo"- le rispondo con un sorriso da idiota. Avrei aggiunto "tutto per te", ma mi sembrava troppo sdolcinato.
"Sei mai stato negli studi di ricerca a Oxford?"- mi chiede.
"Sì, una volta mi hanno fatto entrare"- le rispondo.
E così girando in lungo e in largo in quel meraviglioso parco, dove andavamo da fidanzati, le ho raccontato della mia vita ad Oxford e di tutte le bellezze dell'Inghilterra che ho potuto visitare. Fino a quando lei mi chiede:
"Oxford sembra incredibile! Perché sei tornato qui allora?".
"Non ero felice"- le rispondo semplicemente. 
"Ma è sempre stato il tuo sogno"- obbietta lei confusa.
"È vero, lì studiavo tutti gli argomenti dei miei sogni: ma sai che cosa cercavo di fare in quella università? Cercavo di dimenticare. Dimenticare la vita che avevo qui, dimenticare i miei amici, dimenticare le mie passioni e dimenticare....te. Poi un giorno mi sono reso conto che non ero felice. Quello mi è bastato"- concludo con tranquillità. Solo ora mi accorgo che gli occhi di Nina sono lucidi.
Improvvisamente, cogliendomi alla sprovvista, mi abbraccia come non aveva mai fatto prima.
Lentamente ricambio l'abbraccio, accarezzandole dolcemente i capelli.
"Mi sei mancato"- mi sussurra.
"Anche tu"- le rispondo.

Soy Luna 4°stagioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora