<<Sei scappata anche oggi dal Titanic?>>, mi chiede con un sorriso riprendendo la domanda che mi aveva fatto al nostro primo incontro.

<<Andrew>>, borbotto cercando di non perdermi nei suoi occhi a mandorla scuri come il cioccolato fuso, <<No, oggi sono scappata dal set di Cantando sotto la pioggia>>.

Lui si limita a sorridere davanti al mio sarcasmo. Quel sorriso che mi colpisce ogni volta perché è raro ed inaspettato. Raccolgo quel briciolo di buon senso che mi è rimasto e sfruttando l'unico neurone rimastomi, aggiungo: <<Purtroppo ho dimenticato l'ombrello anche oggi. Sono in ritardissimo quindi devo scappare, scusa>>.

<<Scusa tu, non ti trattengo, ci vediamo alla tua cena. Buon lavoro>>. Quando vuole ha proprio un tono glaciale. Stupido.

<<Ciao>>, borbotta la persona poco distante da lui. Persona che non avevo nemmeno notato. La sua Noemi, elegante quanto lui con il suo look business casual. Sento ancora una volta un tuffo al cuore, come se qualcuno mi avesse tirato un pugno nello stomaco.

Non vedo l'ora che Andrew mi diventi indifferente.
Entro nello spogliatoio e mi cambio rapidamente indossando la divisa asciutta. Il resto della giornata scorre via in un attimo e sono così indaffarata che quasi mi dimentico di quella stretta al cuore che sento ogni volta che ripenso ad Andrew. Devo imparare a coesistere con lui essendo consapevole che non potrà mai esserci niente oltre ad un rapporto pseudo-amichevole.

Una coesistenza pacifica. Se ce l'hanno fatta gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, posso farcela anch'io.

Il lunedì successivo, è già il giorno della mia festa. Mi sveglio piena di buoni propositi e, dopo essermi sistemata, corro immediatamente al Decimo, pronta a prendere possesso della cucina.

Prima di uscire Isa mi ha ripetuto un centinaio di volte che è disponibile ad aiutarmi, ma non voglio darle questo impegno. Voglio fare da sola e ho ideato un menù semplice che posso affrontare anch'io. E alla peggio, se tutto dovesse fallire, posso ordinare una pizza. L'importante è che la mia torta al cioccolato esca meravigliosa.

Poi mi sento fiduciosa: Google mi ha svelato tutti i segreti per una cena perfetta e ho intenzione di seguire la ricetta delle crespelle passo dopo passo.

Metto un po' di musica e comincio il mio capolavoro mentre la voce di Joe Strummer mi tiene compagnia invadendo la cucina. Non capisco da dove nasca la mia paura di non essere all'altezza: è chiaro che sono un talento, basta vedere come preparo il favoloso impasto delle crespelle, grumi a parte. E fa niente se, una volta sul fuoco, la prima assomiglia ad un pancake, le altre vengono perfette. Ho quasi voglia di girarle facendole abilmente saltare per aria.
La torta al cioccolato, invece, si rivela essere più complicata del previsto. Alcuni pezzetti di guscio d'uovo mi sono finiti nell'impasto e non riesco a toglierli perché scivolano via. D'altra parte dubito che qualcuno possa accorgersene dato che saranno tutti troppo impegnati ad assaporare il gusto perfetto. E in ogni caso Google dice che esiste una torta che si prepara dentro ai gusci d'uovo, quindi se la proprietà commutativa è valida e la matematica non è un'opinione, non cambierà nulla se qualche piccolo pezzettino è finito all'interno.

Tutto sommato è stato facile. Gli antipasti sono pronti, le crespelle anche e la torta al cioccolato è perfetta. Andrew, vedrai che oltre all'intelligenza e al fascino che mi contraddistingue, ho anche un talento culinario che ti farà pentire di non avermi considerata.

Quando torno a casa è già pomeriggio e ho giusto il tempo di prepararmi prima di rifiondarmi nuovamente al locale, anticipando tutti, comprese Isa e Michela. Ora che ci penso meglio mi chiedo cosa mi sia saltato in mente. Ho invitato quattro gatti ed Andrew.
Inizio a sistemare le ultime cose cercando di copiare le tavolate da Pinterest, poi metto un po' di musica e ricomincio a dedicarmi agli antipasti. I miei preparativi vengono interrotti dal leggero bussare alla porta. E se fosse Andrew? Saremmo soli e obbligati a parlarci.

<<Gabriele>>, esclamo salutandolo mentre apro la porta, <<Sei il primo, entra pure>>. Lo ammetto: una parte di me è delusa e sperava che ci fosse Andrew. La parte razionale, invece, è contenta così.

Il futuro fidanzato di Ross mi stringe in un abbraccio amichevole e mi consegna un pacchetto.

<<Non dovevi>>, borbotto con la solita frase fatta.

<<Sì, ma volevo>>, risponde, <<Quindi hai cucinato tutto tu? Spero tu sia una brava cuoca>>.

Io scoppio a ridere: <<No, non lo sono affatto. Sono un disastro ed è strano che niente sia bruciato>>.

Anche lui si mette a ridere continuando ad aiutarmi. Siamo talmente concentrati che non sentiamo neanche arrivare Andrew.

<<Buonasera>>, dice gelidamente, <<Non volevo interrompervi, ma la porta era aperta>>.

Gabriele gli si fionda accanto stringendogli la mano e ripetendo che è bello rivederlo, ma lo sguardo dell'avvocato è fisso su di me. Mi avvicino timidamente, sotto il suo sguardo attento:

<<Ciao. Grazie per essere venuto. Sei da solo?>>.

<<Non mi hai detto di portare nessuno. Ma se intendi Lorenzo, arriva con tua sorella. Ti ho portato questo>>, mi informa lasciandomi in mano un sacchetto.

<<Non ti avevo detto che era il mio compleanno>>, bofonchio stupita. Non volevo che si sentisse obbligato a comprarmi qualcosa.

L'angolo destro della bocca di Andrew si solleva leggermente: <<E credevi che non venissi a saperlo? Il mio amico esce con tua sorella>>.

Mi perdo completamente nel suo sguardo e quando Michela ci segnala il suo arrivo con un saluto urlato al mondo, io salto via. Ho dimenticato Gabriele. E tutto il resto. E' come se per un istante ci fossimo stati solo io ed Andrew. Pensare che sarebbe potuta davvero andare così dopo il nostro bacio.
Ma lui ha la sua Noemi e io devo farmene una ragione. Coesistenza pacifica. Il mio nuovo mantra.

Un altro Andrew!

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Un altro Andrew!

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