Niall si zittisce e abbassa lo sguardo, ferito nell'anima. Ecco, la bellissima strega cattiva che colpisce ancora.

Jonelle è solo incazzata. Perché sua figlia continua a dire di non poter fare a meno di Niall. Che cos'ha quel ragazzo di così speciale? Niall non è suo padre. Niall non è lei. Non è gelosa... solo incazzata. E lo è anche perché è da giorni che prova a trovare una pecca in quel merdoso caso che ha davanti, ma nulla, non riesce a venirne a capo. E dire che ne ha vinti di molto più difficili. Probabilmente è solo lo stress che la inibisce.

È arrivata a casa e l'unica cosa che è riuscita a fare è stata tirare fuori i documenti del caso e spargere tutti quei fogli sul tavolo. Odia essere così ossessionata dal suo lavoro, ma non può farci nulla.

Niall si alza in piedi e Jonelle crede che stia per chiederle di poter andare via.

In realtà è l'intento iniziale di Niall. E neanche lui capisce invece perché avanza verso la donna e prende posto sulla sedia accanto a lei.

«A cosa stai lavorando?» le chiede come se fosse la cosa più naturale del mondo, allungando il collo verso le carte.

«Un caso... che mi sta facendo davvero impazzire. Ho assolutamente bisogno di una prova solida che faccia cadere le accuse sul mio cliente innocente.»

E mentre Niall scruta e legge in silenzio, Jonelle lo fissa per un po'. Sta cercando di capire che intenzioni abbia.

Accusa di omicidio. Nessun alibi. Bla bla bla.

A quel punto, una bambina con i capelli tutti imbrogliati e una spazzola tra le mani, torna in salotto. Harper non sta piangendo più, ma ha ancora gli occhi rossi e il visetto stanco.

«NiNi, mi spazzoli i capelli?» gli chiede con vocina tremante.

Niall prende la spazzola dalle mani della bambina e poi la solleva, facendola sedere sulle sue gambe.

Harper si copre il viso con le piccole dita, mentre lui inizia a spazzolare i lunghi capelli biondi cercando di essere delicato.

Jonelle è come bloccata a fissare quella scena. Niall ricorda le urla di Harper la prima volta che ha cercato di districare quei fili di seta, ma adesso ha imparato. Per di più, Niall continua a lanciare occhiate al lavoro della donna mentre spazzola.

«È stato incastrato.» dice e Jonelle annuisce.

«Mi ha riferito di essere stato in un bar di Camden Town, ma nell'arco di tempo in cui si è svolto l'omicidio nessuno lo ha visto all'interno, perché...»

«Harp, si dice moscerino, non moscherino.» Niall ha appena corretto la bambina, che ha preso a canticchiare qualcosa mentre il suo babysitter tratta con i suoi capelli. Va perfino a tempo agitando le gambe e sbattendole contro quelle di Niall.

E dire che Jonelle non si era accorta delle parole di sua figlia, talmente concentrata sul ragazzo e sul suo caso.

«Perché è stato colpito in testa mentre pisciava sul retro del locale, perché il bagno era troppo affollato. E il barista lo ha trovato lì dopo quaranta minuti buoni.» Niall continua per lei.

Jonelle è sconvolta. Perché Niall stava ascoltando contemporaneamente Harper cantare tanto da correggerla, sta spazzolando i suoi capelli e nel mentre guarda le carte e ascolta Jonelle, senza alcun segno di difficoltà o di non aver capito qualcosa. Che diavolo di cervello ha questo ragazzo?

Ma aspetta, quei precisi particolari non ci stanno tra le sue carte.

«E tu come fai a saperlo?»

Niall ricorda perfettamente la sera in cui Julio, il proprietario del locale in questione, è entrato in quello di Zayn e ha raccontato l'episodio del tizio svenuto con l'uccello ancora al vento, facendo fare loro una gran risata.

Babysitter ●Niall Horan●Where stories live. Discover now