1. The one with the blue bandana.

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«Quest'isola sembra fottutamente bella già solo da qui, guarda che mare!» indicò il panorama fuori dal finestrino, dopo avergli dato una gomitata per spronarlo a guardare.

«Ehi!» Harry si massaggiò il braccio, imbronciandosi. «Lo vedo anche io Niall, cerca di non avere un orgasmo, grazie» l'ultima frase la sussurrò avvicinando le labbra al suo orecchio per farsi sentire solamente da lui, prima di tornare al suo posto e ridere quando l'amico gli mostrò il dito medio.

«Eccoci qui!» disse Nicola, il tassista con cui Harry aveva conversato per gran per del tragitto raccontandogli il motivo principale di quella vacanza, mentre Niall non aveva detto più alcuna parola, dato che era troppo impegnato ad ammirare il panorama. Nicola prese le loro valigie dal bagagliaio e accettò i soldi che Harry gli stava porgendo con un enorme sorriso in volto. «Godetevi la vacanza, sono sicuro che questa bellissima isola ha in serbo per voi solamente bellissime sorprese e ispirazioni» l'uomo puntò il dito contro Harry, che ridacchiò e annuì.

«Grazie mille, Nicola» Harry si avvicinò all'uomo e lo abbracciò. Non si aspettò che l'uomo ricambiasse stringendolo forte, ma quella era solamente una conferma di ciò che aveva letto, ovvero che gli italiani erano vivaci ed estremamente calorosi.
Harry e Niall si diressero verso l'entrata dell'Hotel trascinandosi le loro valigie e il riccio sulle spalle aveva anche la custodia della chitarra, guardandosi intorno con gli occhi ammaliati. L'albergo era a vista mare, con piscina esterna e vetrate scorrevoli che si aprirono non appena i due si avvicinarono. Niall emise un piccolo gemito quando una fresca ventata d'aria condizionata gli arrivò dritto in faccia. Harry ridacchiò e si avvicinò al bancone della reception dove una ragazza dai capelli castani e gli occhiali da vista subito gli sorrise affabile. Harry ricambiò, lasciando il manico della valigia per poggiarsi al bancone. «Salve» salutò educatamente.

«Buon pomeriggio, benvenuti all'Hotel Punta Tragara» rispose la ragazza in perfetto inglese. «Avete una prenotazione o dovete effettuarne una?»

«Abbiamo già una prenotazione. Due camere matrimoniali, Harry Styles e Niall Horan» spiegò Harry, mostrandole tutti i fogli e i documenti che servivano per verificare che fosse tutto apposto.

«Perfetto. Queste sono le chiavi delle vostre camere. Quarto piano, 428 e 429» la ragazza gli consegnò le due chiavi, sempre col sorriso sulle labbra. «Per il servizio in camera è tutto spiegato sulla guida che troverete accanto al telefono della camera, dove vi è anche trascritto il numero che dovrete chiamare non solo per effettuare il servizio ma anche per qualsiasi altra cosa. La colazione è dalle otto alle dieci, il pranzo delle dodici alle quattordici e la cena dalle sette alle dieci» spiegò. «Per qualsiasi informazione, non esitate a chiamare o venire qui a chiedere. Vi auguro una buona permanenza.»

«Grazie» risposero in coro Harry e Niall recuperando le loro valigie e avvicinandosi all'ascensore.

«Mio Dio, tutto questo lusso mi sta facendo girare la testa. Non ci sono abituato» commentò Niall una volta soli in ascensore, facendo ridere Harry.

«Dovrai trascorrerci due mesi in questo lusso, non abituartici troppo mi raccomando» gli suggerì poco prima che l'ascensore si fermasse e le porte si aprissero.

«Hai ragione, dopo dovrò riabituarmi alla vita normale. Perché ho accettato?!»

Harry roteò gli occhi al cielo e camminò per il corridoio osservando i numeri di ogni porta che attraversavano, fino ad arrivare alla sua.
428. Niall si fermò invece davanti la 429, a qualche metro di distanza dalla sua. Usarono entrambi la chiave magnetica e le due porte si aprirono quasi in contemporanea. Il primo ad entrare fu Niall che per l'euforia e la voglia di scoprire come fosse fatta la sua camera, lasciò persino la valigia fuori la porta. Harry rise quando qualche secondo dopo sentì l'urlo e l'imprecazione da parte dell'amico. Scosse poi la testa con ancora il sorriso divertito sulle labbra, spingendo la porta ed entrando nella sua camera trascinando la valigia sul parquet. Harry era abituato al lusso, certo, ma rimaneva sempre a bocca asciutta quando vedeva di fronte a sé il mare. Perché quella stanza aveva infatti una enorme vetrata posta al lato del grande letto matrimoniale. Una vetrata scorrevole che dava su un terrazzo dove Harry andò non appena lasciò la presa sulla valigia e poggiò la custodia della chitarra in un angolo della stanza. In terrazza c'era un piccolo tavolo con sole due sedie l'una di fronte all'altra e due sdraio posizionate poco lontano da esso. La ringhiera era nera, in ferro, ed Harry ci poggiò i gomiti e socchiuse gli occhi, ispirando il profumo del mare che il vento faceva arrivare sin lassù. Quando poi riaprì gli occhi e li puntò su quell'enorme distesa d'acqua azzurra, pensò che qualsiasi parola sarebbe stata inutile e superflua per descrivere quel panorama mozzafiato.

Somewhere in Southern Italy.Where stories live. Discover now