XXII. Matteo, Emma e Romina

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Matteo

5 Ottobre 2018

È paradossale che un letto arrangiato con un materasso buttato in mezzo alla palestra, mi abbia permesso di riposare meglio che negli ultimi tempi.
Eppure è così.
Sarà per caso merito della persona che sta dormendo accanto a te?

Forse è solo perché ho vinto la gara e ho finalmente ottenuto il numero di telefono di Emma. Meglio togliere il forse. Il motivo è senz'altro questo. Quale altro dovrebbe essere? Luca avrebbe sicuramente un'altra teoria, ma tanto so che mi contraddice solo per farmi una sorta di dispetto.
Se Luca dice una cosa, è perché la pensa. Non parla mai a vanvera, l'opposto con la passione per la filosofia.

La osservo, mentre dorme come un ghiro, con la faccia innocente da bambina.
Non so nemmeno perché mi sia abbassato a una gara di karaoke, rischiando di dover indossare un imbarazzante costume da calamaro gigante, pur di avere il suo numero di cellulare.
Una questione di principio, ecco perché.
Per un attimo ho pensato avrei perso ma, per fortuna, me la sono cavata, o forse, Emma mi ha lasciato vincere.
No, non può averlo fatto. La competitività di un atleta non si esaurisce mai. Nel nostro sport e nella vita, in generale, bisogna sempre avere fame di vincere, di arrivare.

L'orario del telefono segna le sei del mattino. Forse potrei chiamare Emma, o forse, potrei rimettermi a dormire e aspettare che arrivi il custode ad aprire la porta. Direi che la seconda opzione è decisamente più allettante.
Torno al mio "letto", cercando di non fare rumore, mentre ascolto gli ultimi messaggi vocali di WhatsApp. Ovviamente c'è sempre qualcosa che va storto. L'ultimo audio di Luca inizia a essere riprodotto in tutta la stanza. Lo fermo quasi immediatamente, ma il danno è fatto, ormai. Spero solo che Emma abbia il sonno particolarmente pesante e non abbia sentito.
Mi giro verso di lei, a guardarla, mentre si sistema e cambia lato con la testa, pur continuando a dormire.
Ti sei salvato in corner, forse.

Dopo essermi assicurato di non aver fatto troppi guai, mi rimetto a dormire, ma la mia oasi di pace, in compagnia dei miei sogni, dura poco.
Dell'acqua gelida, dritta in faccia, mi fa svegliare di soprassalto.

- Ben svegliato! -
- Ma sei completamente deficiente? - domando sconcertato alla ragazza, che ride sguaiatamente, divertita.
- Che c'è? È solo un po' d'acqua! - Replica, senza smettere di sghignazzare.
- Ma è gelida! Che ti passa nel cervello? -
- Potrei farti la stessa domanda. Ti sembra il caso di far partire la musica nel bel mezzo della notte? -
Merda. Ha sentito. Fortuna che l'ho stoppato prima che potesse capire l'argomento della conversazione.
- Punto primo: non era notte, ma erano le sei del mattino. Secondo, non era musica, ma un audio di WhatsApp. E, infine, non l'ho fatto di proposito. -
- Ci mancava solo che lo avessi fatto apposta. Mi sono presa malissimo. -
Beh, forse non ha tutti i torti.
- Direi che siamo pari, ok? -
- E parità sia, per stavolta. -

Ci stringiamo le mani, in segno di tregua, quando un piccolo brivido, una scarica di adrenalina, mi attraversa il corpo.
Di fame, ovviamente. Luca non avrà la soddisfazione di potermi dire "te l'avevo detto", anche se non fa che sottolineare che non faccio che parlare di Emma.

Risistemiamo il materasso, riportando l'ordine in palestra. Non passa molto tempo, prima che il custode apra la porta, permettendoci di uscire. Ci squadra con fare interrogatorio, ma se ne va senza troppe domande.

- Lo vuoi un passaggio fino a casa? - domando gentilmente al piccolo libero.
- Ho un po' paura ad accettare, visto com'è andata ieri. -
- Che altro può succedere dopo essere rimasti chiusi nel palazzetto? -
- Non so se voglio scoprirlo - replica lei, sorridendo.
- Che fifona. Ti facevo una senza paura. -
Non so perché mi diverto così tanto a provocarla, ma non riesco a farne a meno.
Il suo sguardo fintamente offeso ed irritato mi fulmina, mentre replica: - Mi credi fifona? Bene, andiamo allora! -
- Agli ordini, milady - concludo, accennando un mezzo inchino.
- Prova a chiamarmi ancora così e prendo il possesso della macchina e ti faccio andare a piedi. -
- Che cattiva. Allora, dove devo andare? -
- Via Roma. Sai dov'è o metto un navigatore? Sai, non vorrei perdermi per Busto Arsizio. -
- Certo che so la strada, per chi mi hai preso? -
- Per un pallavolista, a tratti quasi simpatico. -
- Quasi simpatico? Grazie, lo prendo come un complimento, visto come avevamo iniziato. -
La scontrosa signorina mi ha detto qualcosa di carino? Credo sarebbe opportuno segnarlo sul calendario e assicurarmi che domani non nevichi.
- Si può sempre cambiare idea, no? E comunque, non è detto che non ritorni al giudizio iniziale. -
Ok, adesso la riconosco.
- So che non lo farai. -
- Fossi in te non ne sarei così sicuro. E poi, devi sapere che quando subentra l'adrenalina per le partite ufficiali, sono particolarmente suscettibile. -
- Mi stai forse dicendo che abbiamo qualcosa in comune? -
- Beh, prima o poi qualche punto di incontro dovremo pur averlo, no? -

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