I giorni successivi trascorrono tranquilli. Gianluca si è detto malato, ed è un peccato perché so bene che prima o poi dovremo parlare di quello che è successo. Per quanto tempo potrà continuare la sua latitanza? In parte sono anche preoccupata per lui.
A distanza di una settimana da quella sera, so che c'è un'altra cosa che non posso più rimandare. La riconsegna dei pantaloni di Andrew. Le ho studiate tutte per rimandare questo momento, ho provato a corrompere Isa e i colleghi, ma niente da fare. Tocca a me.
Ho quasi pensato di portargli dei biscotti in segno di ringraziamento, ma poi ho avuto pietà di lui. Durante i miei ultimi tentativi ho sfornato delle pietre spaccadenti e non mi pare il caso di distruggere i suoi. E poi, forse, portargli dei dolcetti fatti da me potrebbe essere eccessivo.

Armata di coraggio, arrivo alla reception del suo studio. Avrei voluto affidare la sua tuta a sua madre, ma sono certa che Valentina mi avrebbe sottoposta ad un interrogatorio infinito. Così Isa ha carpito le informazioni da Lorenzo senza però dargli ulteriori dettagli.

<<Buongiorno, sto cercando il signor Andrew Choi>>, dico sicura di me rivolgendomi alla signorina elegante che mi guarda da dietro il bancone bianco.

<<Ha un appuntamento?>>, replica scrutandomi attentamente. Il suo trucco perfetto e i capelli ordinati, mi fanno vacillare per un secondo. Che diavolo ci faccio qui? Dovrei mollare il sacchetto e scappare via.

<<No a dire il vero no>>.

<<L'avvocato Choi è molto impegnato e riceve solo su appuntamento, mi dispiace>>.

<<E se le lasciassi questa borsa da consegnargli?>>, provo a suggerire.

<<No, mi dispiace non possiamo. Policy interne>>.

<<Allora potrebbe chiamarlo? È molto importante>>, insisto nuovamente. Lo so che se me ne andassi ora, non avrei più il coraggio di tornare qui.
Lei mi lancia un'occhiataccia e solleva la cornetta: <<Ciao cara, sì scusa, c'è una signorina che vorrebbe parlare con l'Avvocato Choi. No, nessun appuntamento. Sì, gliel'ho detto che è impegnato. Certo capisco, sì hai ragione, glielo dirò>>.
Non appena riattacca si rivolge a me, sempre più scocciata: <<Mi spiace, non può riceverla. Vuole prendere un appuntamento?>>. Ma non sembra affatto dispiaciuta per questo brutale rimbalzo, tutt'altro. E andiamo, io potrei anche essere una cliente per quanto ne sa lei.
Mi ritrovo a ringraziarla, ma prima di andarmene ho una brillante idea.
<<Isa>>, dico appena risponde alla mia telefonata, <<mi dai il numero di Andrew? Chiedilo a Lorenzo se non ce l'hai, è urgente>>.
E nel giro di pochi minuti mia sorella mi manda un messaggio con il telefono del coreano.
Forza e coraggio. Forza e coraggio. Respiro profondamente e lo chiamo. Quando risponde, la mia sicurezza vacilla, ma poi prendo un altro respiro e inizio: <<Ciao Andrew, sono Emma. Non prendermi per pazza, ma sono fuori dal tuo studio... Ho chiesto in reception, ma eri impegnato. Non è urgente, solo che...>>.
<<Cosa? Aspetta lì>>, dice poco prima di attaccare.
Torno nuovamente al bancone della reception e la gentile signorina non riesce a trattenere una smorfia messa in risalto dalle sue labbra rosse. <<Ancora lei? L'avvocato è impegnato. Prenda un appuntamen->>.  Le sue parole vengono troncate dall'apparizione di Andrew, che indossa un elegante completo blu.
<<Emma>>, mi saluta stupito come se non avesse creduto alla mia telefonata, poi si rivolge alla mia amica e continua con un tono molto meno gentile, <<Signorina De Giorgi, avrebbe dovuto avvisarmi>>.
Lei prova a giustificarsi, ma Andrew la ignora.
<<Emma, che ci fai qui? È tutto a posto? Non sarà per Gianluca>>, mi chiede preoccupato.
<<Non volevo disturbarti, è un motivo molto più stupido>>, rispondo mostrandogli il sacchetto.
Lui ricollega subito e non esita nemmeno un istante: <<Vieni, andiamo nel mio ufficio>>.
E in un attimo la mia mente vola. Porca vacca, è l'effetto malefico della mia sorellina. Ho come una visione di me stessa seduta sulla sua scrivania in contemplazione di Andrew nudo. Come mamma l'ha fatto. E nella mia mente, l'ha fatto davvero bene.
Mi viene una vampata di caldo talmente esagerata che anche le orecchie mi vanno in ebollizione.
<<Ti senti bene?>>, mi scruta con i suoi occhi a mandorla mentre io mi sventolo forsennatamente, <<Forse è il riscaldamento troppo alto. Scusa, ma oggi ho qualche linea di febbre e non sento il caldo>>. Pensa te, ha creduto avessi solo caldo.
Ora che me l'ha fatto notare vedo che è un po' più pallido del solito. Ciò non frena comunque il mio delirio ormonale.
<<E stai lavorando comunque?>>, gli domando cercando di placare i miei bollenti spiriti. Sarebbe brutto saltare addosso ad una persona influenzata che non mi è mai stata troppo simpatica?
<<Un periodaccio. Peggio del solito, ma sto bene>>.
Andrew mi mostra il suo ufficio esagerato e si appoggia lentamente alla scrivania.
<<Quindi non sei come quegli uomini che vanno ko con 37 di febbre?>>, gli dico sarcastica.
Lui si porta la mano alla fronte e risponde seriamente: <<Forse. O forse no. Non so quanta ne ho, non la controllo da stamattina, ma in effetti non mi sento in forma>>.
E senza neanche pensarci due volte, mi ritrovo a chiedere, allungando una mano nella sua direzione: <<Posso?>>. Andrew annuisce impercettibilmente e io appoggio una mano sulla sua fronte ed una sulla mia.
<<Scotti>>, esclamo sussultando. Mi basta questo contatto per rabbrividire, ma che cavolo.
<<Davvero?>>, chiede perplesso, <<prenderò una medicina per chiudere la giornata. Se fossi più malato, riscuoterei il favore che mi devi chiedendoti di farmi da dottor-infermiera>>. Sbaglio o il suo tono di voce si è abbassato di un ottava? E non so se mi sta guardando languidamente, ma i miei ormoni fanno la ola.
<<Ma siccome non sei così grave...>>, rispondo lasciando in sospeso la frase.
<<Potrei aggravarmi. Verresti? Insomma, sono stato il tuo finto fidanzato o no?>>.
Mi lascio sfuggire un sorrisetto. <<Sembri un bambino>>, poi mi faccio coraggio e gli dico, <<Se fossi più malato, verrei. Può sempre servire un finto fidanzato. E poi, dopo l'altra sera i favori che ti devo sono due>>.
O sta delirando a causa della febbre alta, o sta flirtando. Mi guarda come se volesse... Baciarmi? Che sia possibile? Insomma, mi fissa intensamente le labbra pur mantenendo la distanza.
<<Hai novità da Gianluca?>>, mi chiede tornando serio e uccidendo definitivamente le mie speranze.
Dannazione.
<<No. Inizio a preoccuparmi...vorrei andare a trovarlo e vedere se sta bene>>, affermo decisa.
<<Emma>>, mi riprende serio con un tono che mi fa impazzire. E mi fa venire voglia di stuzzicarlo.
<<Andrew>>, ripeto imitandolo. Lui si lascia sfuggire un sorriso.
<<Ma perché sei così? Dovresti lasciarlo perdere>>, borbotta osservando il mio sguardo sicuro, <<Va bene. Promettimi una cosa: se dovessi decidere di andare a casa sua, dimmelo. Voglio venire con te>>.
E vorrei dire che questo suo atteggiamento da cavaliere dall'armatura scintillante mi infastidisce, ma mentirei. <<Promesso, avvocato>>, rispondo con un sorriso sollevando il mignolo della mano destra e facendo un passo verso di lui.
Andrew non riesce a trattenere un ghigno divertito e alza a sua volta il mignolo, incrociandolo col mio.
Poi mi afferra delicatamente la mano e mi osserva il palmo ancora ricoperto dalle crosticine imbarazzanti, un caro ricordo della mia rocambolesca caduta.
Sospira e, con il pollice, inizia a farmi dei cerchiolini sul dorso della mano. Il cuore mi batte all'impazzata ed il suo tocco è così caldo che mi sembra di sentire delle piccole scosse irradiarsi dalla mano. Se fosse la sinistra, penserei ad un infarto.
Sono talmente ipnotizzata dall'immagine delle nostre mani unite che, quando il telefono dell'ufficio squilla, salto via. Andrew sospira nuovamente e si allontana da me per rispondere: <<Ciao Noemi. Sì, vieni fra cinque minuti, ok?>>.
Capisco subito l'antifona e, dopo averlo ringraziato nuovamente, mi scuso per il disturbo e colgo l'occasione per andarmene. Ancora qualche minuto insieme e sarei impazzita sul serio.

 Ancora qualche minuto insieme e sarei impazzita sul serio

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