Può sballarsi la chimica in due mesi di prigionia? Di gabbia, di stress, di malattia, di paura?

Ovviamente sì. E tutto quello che provava e credeva di sapere andava sempre e comunque preso con beneficio di inventario, perché non poteva più fidarsi di se stessa. Niente certezze, andate. Ma quella gelosia, invece, era qualcosa di REALE, qualcosa di IMMUTABILE, uguale lì dentro come fuori, era VERA. Anna non era mai stata granché gelosa degli uomini con cui aveva avuto delle storie, quasi sempre loro erano dei pari, bella lei, bello lui, in carriera lei, in carriera lui, stronza lei, stronzo lui, se si erano trovati c'era una ragione. Era capitato che loro fossero gelosi di lei e un paio avevano avuto il benservito per questo, troppo soffocanti, appiccicosi. Anna invece era sempre stata sicura di sé, aveva la certezza di essere adorata dall'uomo che aveva a fianco, e se questa certezza appena si appannava subito trovava la maniera di rinsaldarla, flirtando con qualcuno, fingendosi fredda e indifferente, non concedendosi a letto, che era sempre un punto segnato. Questo sentimento feroce, quindi, questo odio assurdo che provava per Maria, chiunque diavolo fosse, era nuovo, e lo aveva accolto a braccia aperte. Era benzina, le dava forza, uno scopo. Avrebbe aspettato che Saverio si svegliasse e lo avrebbe accolto con le parole più dolci che sarebbe riuscita a trovare, poi gli avrebbe allungato la nuova treccia e sarebbero rimasti attaccati per un po', forse l'avrebbe annusata, dopo, per sentire il suo odore. E quando Saverio fosse stato ben sveglio e attento si sarebbe rivolta alle scimmie. E le avrebbe fatte a pezzi.

*

«Saverio!»

«Giulio!»

«Ricordati che» un ruggito altissimo aveva coperto il resto.

Anna aveva chiuso gli occhi cercando di intercettare correttamente la provenienza del suono. All'inizio non riusciva a capire assolutamente da che parte arrivassero le voci, al di fuori del suo lato, ora invece riconosceva i suoni del lato corto e li distingueva da quelli del lato lungo.

Ma chi è laggiù deve essere appoggiato sulla parete esterna e deve urlare.

Immaginò Giulio sul lato nord, spalle al muro, e nella gabbia accanto la tigre che non lo lasciava parlare. Saverio si era preso qualche minuto, poi aveva tuonato:

«Ti voglio bene, Giulio!»

Vasco si era scatenato di nuovo e il ragazzo aveva riso. Era divertente provocare il nemico quando lo aveva lontano, era facile. Si erano già scambiati la treccia, l'avevano tenuta per un po'.

«Voglio provarci anche io a farne una, lo avevo fatto in passato, volevo creare un cestino, ma poi si disfaceva sempre, paglia di merda, potrebbe darcela più spessa, con anche qualche rametto.» "pam!"

Sì, così poi ti pugnali alla gola.

Anna lo aveva invitato a parlare del suo rapporto con Giulio, anche se non gliene fregava nulla, perché erano diventati così amici? E lui aveva srotolato un aneddoto dietro l'altro, di quella volta che Giulio aveva riso tanto da vomitarsi addosso, e quanto fosse intonato perché da ragazzino aveva studiato lirica, poi di quando aveva trovato nella gabbia un barattolo di borotalco da mettersi nelle

piaghe

pieghe del grasso e aveva finito col mangiarsene metà perché era dolce.

«A te Lui ha mai lasciato della cose? Oggetti, dico.»

Saverio aveva esitato.

«No, niente cose.»

«Strano, perché a Nicola le lascia.»

Si era aspettata reticenza, se non proprio il rifiuto di parlarne, invece Saverio aveva risposto con tono brillante

«Ma si vanta ancora di queste cose? Dai, che Nicola è solo un coglione!» "pam!"

зооWhere stories live. Discover now