XIX. Giada e Lorenzo

Start from the beginning
                                    

Purtroppo per noi, la partita si conclude al quarto set. Inutile dire che il nostro animo non sia dei migliori, nonostante il forte applauso del pubblico, che ora sta invadendo il campo, per poter avere qualche foto con noi.
Io sono solo l'ultima arrivata, ma diverse ragazzine mi hanno chiesto l'autografo ed una foto. Non ne ho mai firmati, perciò sembro una bambina di sei anni, che ancora non sa bene come si faccia a scrivere. Probabilmente mi avranno presa per una bimbaminchia, visto che ho disegnato un cuoricino sulla i del mio nome, ma mi han colta alla sprovvista. In realtà è molto da me, perciò d'ora in poi sarà il mio marchio di fabbrica.

Dopo aver congedato le persone intorno a me, odo un timbro piuttosto familiare.
- Mi concede una foto, signorina Madero? -
Nonostante la confusione che regna nel palazzetto, riesco a sentire la voce di Lorenzo. Mi volto, per distinguerlo dalle altre persone. Non è eccessivamente alto, ma so riconoscere il mio ragazzo. Quel ciuffo castano un po' ricciolino e sbarazzino, è inconfondibile.
Lo raggiungo a passo spedito, fiondandomi tra le sue braccia, per affondare la mia testa nell'incavo del suo collo.
- Solo se fai il bravo. -
- Ma lo sono, visto che sono venuto qui. -
- Credevo stessi scherzando, quando hai detto di voler venire. -
- Io non scherzo mai, dovresti saperlo. -
Mi avvicino alla sua bocca, per lasciargli un piccolo bacio a fior di labbra, che sono leggermente più rosse del solito.
- Lo so. Ma con il tirocinio e tuo padre, pensavo non saresti riuscito a venire. -
- In realtà gli ho raccontato che uscivo con degli amici e che mi sarei fermato a dormire da Paolo, ma che domani sarò puntuale a lavoro. Sai che non apprezza che dia così tanta importanza all'amore. -
Il ragazzo scuote la testa, in segno di disaccordo con il pensiero del papà. Non la pensano mai allo stesso modo, su niente. Eppure Lorenzo sembra essere incapace di contraddirlo. Non capirò mai perchè abbia quest'atteggiamento così remissivo e sconsolato. Non prova neanche a farsi valere, limitandosi a tacere ed eseguire.
- Sai, sono felice che tu sia qui. Mi spiace solo che tu abbia fatto tutto questo per vedermi in panchina e per assistere ad una sconfitta. -
- A parte che hai fatto un muro, ma anche se non ti avessi affatto vista sul campo, ne sarebbe valsa la pena. E poi, hai sempre il tuo numero nove. -
Il moretto riesce subito a farmi stare meglio, anche solo accarezzandomi il braccio, infondendomi sicurezza.
- Nessuno mi può toccare il numero di maglia - replico con tono di sfida. Perchè questa cifra? Beh, oltre alla mia data di nascita, il nove settembre, ci sono tutta una serie di coincidenze collegate. Non sto a raccontarvele, altrimenti potrei scriverci un libro.

- Eh, beh. Dopotutto, il nove è il numero del regista della Nazionale - Simone si intromette nella conversazione, raggiungendoci.
- Ciao, Simone. -
- E così sei un'alzatrice anche tu, eh?! -
- Beh, sì. Credevo lo avessi capito l'altra sera. - La mia risposta è quasi acida. Perchè la mia testa mi dice di evadere da questa conversazione al più presto?
- Ne avevo il sospetto, ma non so perchè, non ti facevo una regista. -
Il trentino mi scruta, cercando di immergere i suoi occhi marroni nei miei, alla ricerca di non so quali risposte ai più profondi misteri della vita. Istintivamente abbasso il viso, per impedirgli di farlo.
- Comunque, lui è Lorenzo, il mio ragazzo. -
- Oh, piacere. Non volevo disturbare - replica Simone, dopo aver stretto la mano all'altro maschietto presente.
- Scusa se ti sembro scortese, ma dovremmo andare. Ci si vede. -
- Certo. E complimenti, la fast che hai alzato era perfetta, anche se non vi ha portato un punto diretto. -
- Grazie - sorrido imbarazzata come un peperone, prima di prendere Lorenzo per mano e dileguarmi alla velocità della luce.
Perchè io sia così evidentemente a disagio non mi è chiaro. Forse è solo perchè mi sembra quasi surreale ricevere un complimento da uno dei giocatori più forti del mondo.
Sì, certo. Poi non ti lamentare se il tuo naso si allunga, novello Pinocchio.

Ci avviciniamo al corridoio che porta agli spogliatoi, quando è Lorenzo a prendere la parola.
- Ma, non ho capito, chi era sto gigante? -
- Il palleggiatore di Trento, nonché della nazionale. Ti ricordi? Quello per cui l'anno scorso ho aspettato venticinque minuti per fare la foto. -
- Ma non era un tipo molto più palestrato? -
- Quello più muscoloso era Lanza, che adesso gioca a Perugia. Amore, qui non ci siamo. Stai peggiorando senza di me. -
- Recupererò. Promesso. -
- Guarda che la prossima volta ti interrogo. L'hai detto. Le tue parole potrebbero essere usate contro di te. -
Adoro provocare scherzosamente il mio ragazzo. È dannatamente permaloso, soprattutto quando si parla di leggi, codici e cose che riguardano la famiglia di avvocati, magistrati e tribunali.
- Vuoi cambiare facoltà e passare a giurisprudenza? -
- Lasciami le mie adorate lingue. Sono solo brava ad ascoltare. -
- Come sempre. Dai, vai a farti la doccia. Ti aspetto qui. -
- A dopo, amore. -

Our destinationWhere stories live. Discover now