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Cercando di non farsi notare dalle altre, il ragazzo mi lancia un occhiata mimando un "ti prego" con le labbra.
Insomma, gli angeli a cui ho ucciso il canarino sono molti, dato che capendo che voglia semplicemente farle allontanare con una ragione ipoteticamente valida, rimango senza obbiettare.
Che idiota.
Dalle ragazze, però, riceve la reazione opposta a quella che si aspettava. Decine di flash ci circondano, mentre il tipo mi mette un braccio intorno alle spalle cercando di farci andare via, senza che io dia più nell'occhio di quanto abbia già fatto.
Finalmente, per non so quale grazia divina, riusciamo a sviarle, prendendo un'uscita di emergenza.
-Perfetto, puoi andartene. Non ti succederà niente se non qualche giorno di scandalo. Addio.-
Afferma freddamente, per poi incamminarsi verso l'unica Lamborghini nel parcheggio, circondata da un mare di Fiat.
Ma vedi sto stronzo. Bah.

Qualche giorno di scandalo, uh?
Beh, per qualche giorno di drama non avrei mai inteso che appena arrivata nella stazione degli autobus, dopo solo un quarto d'ora dall'accaduto, delle ragazze con gli ormoni in palla avrebbero cominciato a darmi della puttana dicendo che avessi rubato loro il fidanzato.
Ma la parte più bella è quella in cui torno a casa e, controllando le notifiche del cellulare che avevo dimenticato, noto i centinaia di direct su Instagram in cui fan infatuate mi insultano, e altre dicono che sembri una brava ragazza per il loro, da quel che ho capito, Joey.
Qualche giorno.
Solo qualche giorno e finirà.
Continuo a ripetermi, guardando i video pubblicati dalle page scandalo riguardanti ciò che è successo poco fa.
"Joseph Mattew Birlem, meglio conosciuto come Joey, ha finalmente trovato la sua anima gemella? Sarà un'altra delle molte con le quali è stato avvistato? Fatto sta che è la prima che afferma come 'sua ragazza'. Voi cosa ne pensate?"
Beh, io mi rifiuto di leggere i commenti.
Con l'angoscia dietro alle spalle, decido di sdraiarmi per pensare a cosa fare, arrivando proprio qualche minuto prima di addormentarmi alla soluzione: assolutamente nulla.
Dopo questo pensiero, mi appisolo, sperando che al mio risveglio sia stato soltando un brutto sogno.
Io puttana? Ma vaffanculo.

-Shar, sveglia, papà è tornato dal lavoro.-
Mugugno qualcosa per poi fargli il pollice in su, mentre mi strofino gli occhi.
Dopo aver sentito la porta richiudersi, decido di mettermi qualcosa di più comodo, cioè un paio di pantaloncini e una maglia di Char per poi scendere al piano di sotto.
-Hey papà, perché siete seduti sul divano mentre mi guardate come due mafiosi?-
-Sharon, ci devi spiegare un paio di cose.- afferma
-Uhm, ok(?)-
-Cosa è successo oggi al centro commerciale?-
Ed ecco il panico.
Ma infondo, sono Char e papà. Proprio per questo decido di raccontargli tutto, mentre mi ascoltano attentamente.
-E cosa hai intenzione di fare ora?-
-Char, non ne ho idea. Aspetterò solo che tutto questo finisca da solo.-
-Sappi che se hai bisogno di aiuto o cose del genere noi siamo qui a supportarti. Okay?-
Annuisco, per poi lasciare un bacio sulla guancia ed entrambi ed avvisarli che sto per uscire, prendendomi appresso il telefono.
Per situazioni come queste, però, non ho nessuno con cui sfogarmi. Amici? Ha. Quì mi detestano tutti a causa di mia madre.
Già, mia madre.
Lei e Thomas erano in macchina, e, troppo presa dal parlare al telefono, non si è accorta del furgone davanti a lei, guidato dal fratello della troia più popolare in città.
Purtroppo nessuno dei tre è sopravvissuto all'impatto, e da quel giorno ho perso una madre e un fratello, acquisendo però la nomina di 'figlia di un'assassina'.
Chiunque mi sta alla larga. Infondo, chi vorrebbe avere a che fare con una come me?
Diffidente, schietta e debole. Troppo debole.
Probabilmente è meglio se continuo a trascorrere la mia vita come al solito, rifugiandomi dentro i Frappuccini di Starbucks e non uscendone più.
Proprio come sto facendo ora, penso, ridacchiando mentalmente, mentre arrivo alla cassa della mia caffetteria preferita.
-Un frappuccino, Sharon- affermo, mentre una ragazza alla mia sinistra mi guarda, per poi affermare -lo stesso per me, Sophia, grazie.-
La guardo confusa mentre lei mi accenna un sorriso, prendendo il caffè che ci è appena stato servito.
Allunga la mano verso la mia, ripetendo in modo leggermente impacciato il proprio nome, mentre io gliela stringo, dicendo il mio.
Mi invita a sedermi al suo tavolo, mentre mi fa alcune domande, probabilmente per conoscermi.
-Quanti anni hai?-
-quasi 15, tu?
-quasi 14, li compio ad Agosto-
Dopo un po' di tempo passato a chiacchierare decido di farle anche io qualche domanda. Infondo, farmi degli amici è una cosa positiva, no?
- Non hai un accento tipico di New York, anzi, sembra più del sud. Di dove sei?-
-Los Angeles, California. Siamo venuti qui in vacanza, per staccare un po' dalla tipica vita piena di impegni mia e di mio fratello, ma non credo stia funzionando molto-
-Beh, il relax non rispetta questa città- ridacchio
-già- afferma seguendomi.
Così passò tutta la sera, fra le risate, i pettegolezzi e le nostre battute, attraverso le quali capii di aver conosciuto una persona vera, con la pazienza di ascoltarmi e farmi ridere.
Un' amica.

Girlfr-    What?   | JB |Where stories live. Discover now