"Non so nemmeno da dove cominciare..." Farfuglia, tra sé e sé.

Poggio una mano sopra le sue, mentre un forte tuono rimbomba più vicino e si impadronisce della quiete.

"Prova a partire dal principio. Dovrebbe essere più semplice, no?"

Lui mi guarda, gli occhi intrisi di tristezza e paura mi si piantano addosso e mi impediscono di guardare altrove.

"Perché non le racconti di quando ci siamo conosciuti, Aaron?"

Una voce proveniente dall'esterno ci fa immediatamente guardare fuori dalla finestra. Non vediamo nessuno, così rivolgiamo lo sguardo al di là della porticina d'ingresso. In una frazione di secondo guardo Aaron, smarrita, e noto un cambiamento fulmineo nel suo sguardo: inverosimilmente sembra riconoscere la voce. Ci alziamo di scatto e usciamo dalla costruzione. Vorrei creder di star sognando, ma so di essere perfettamente cosciente.

"Tu. Che ci fai qui?" Aaron gli si rivolge con un tono decisamente arrabbiato.

"Credevi non mi ricordassi di questo tuo angolo di tranquillità? Andiamo, so tutto di te."

Il biondo sposta gli occhi verso la mia figura e subito vedo spuntare sul suo volto quel sorriso malizioso che tanto mi aveva inquietata giorni fa. La sensazione di disagio che mi aveva pervasa alla festa di Matthew è di nuovo qui ad attanagliarmi lo stomaco.

"Ciao Diana, lieto di rivederti."

"Che strana coincidenza, Jared." Enuncio con le braccia incrociate.

Affianco mio fratello poi, con un piccolo cenno del capo, gli chiedo cosa ci faccia qui e come conosca questo posto. Lui non risponde, rimane fisso su Jared, ma porta un braccio dietro la mia schiena e con la mano mi spinge ancor di più verso di sé.

"Passeggiavo qui intorno e ho notato la macchina. Non volevo origliare, ma è stato più forte di me." Accenna una risata sprezzante, poi continua: "Stavi per raccontarle di noi? Del perché ci conosciamo?"

Subito ripenso alla discussione di ieri sera e alla reazione di Aaron quand'è venuto a conoscenza del mio incontro con questo ragazzo.

"Vattene, non hai il diritto di intrometterti fra me e lei. Diana non c'entra."

L'ultima affermazione mi riporta alla mente le parole sconnesse che provenivano dalla camera di Aaron, appena dopo la litigata. Che razza di rapporto c'è fra questi due?

"Oh, sì invece. È una delle persone a te più care, Aaron, anche se in questi anni non gliel'hai dimostrato nei modi più opportuni."

Serro la mascella e perdo totalmente la pazienza: "Cosa sai di noi? Chi sei per giudicare mio fratello? E poi perché sei qui, ci stavi seguendo?"

Aaron mi rimette a posto, stringendo la presa sul mio fianco e lanciandomi un'occhiata carica di apprensione. Sembra voglia dirmi di non peggiorare la situazione e di lasciar fare a lui.

"Quante domande, mia cara Diana. Dovresti porle alla persona che sta cercando di proteggerti, perché se ti rispondessi io..." Lascia volutamente la frase a metà, alzando un sopracciglio d'intesa rivolto ad Aaron.

"Andiamocene." Intima mio fratello, obbligandomi a voltarmi insieme a lui e dare così le spalle a Jared.

"Ah ragazzi, ancora una cosa." Continua a rivolgerci parola, nonostante le nostre figure siano scomparse tra le piccole mura di legno per recuperare libri e scatoloni rimasti dentro la capannina. "Credo dobbiate parlare con i vostri genitori di quella questione misteriosa che vi ronza tanto in testa."

Entrambi ci blocchiamo nell'udire le ultime parole. Guardo Aaron, estremamente nervosa: "Gli hai raccontato anche degli slip che mi sono comprata, per caso?"

"Purtroppo no, è un vero peccato..." Ammicca Jared, grattandosi teatralmente il capo.

Mio fratello lo guarda in cagnesco.

Come farebbe a sapere tutti questi dettagli se non fosse mio fratello a riferirglieli?

"Come sai certe cose?" Domando.

"Non preoccuparti di questo. Fossi in voi indagherei sul vostro passato e al più presto. Prendetelo come un consiglio spassionato." Si sofferma su Aaron, alludendo a qualcosa di cui non sono al corrente.

Saliamo bruscamente in auto, sbattendo le portiere con veemenza. Ci allontaniamo avvolti da una nuvola di polvere, lasciandoci alle spalle Jared e l'imminente temporale.

Torniamo a casa dei nonni che ci hanno affettuosamente chiesto di rimanere per pranzo. Cerchiamo di non pensare all'accaduto con estrema difficoltà. Non possiamo, né abbiamo piacere, di esporci con loro su quanto accaduto. Il Chtapodi* di nonna è squisito, ma sento il peso di ogni boccone che ingoio. Provo con tutta me stessa a concentrarmi sul piatto e a spegnere i pensieri.

Terminato il pranzo salutiamo i nonni, rammaricati per il nostro rientro furtivo. Io e Aaron avremo molto di cui discutere questa sera.


* Si tratta di un piatto a base di polpo che viene lasciato seccare al sole per molte ore e poi grigliato con la sola aggiunta di origano e un pizzico di sale.


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Ciao miei bellissimi lettori!

Chi mi conosce sa quanto io ami mangiare, quindi la scelta di includere sovente piatti (tipici, ovviamente) non è a caso. Sfortunatamente non sono mai stata in Grecia, quindi mi baso su esperienze vicine e/o internet. Voi ci siete mai stati?

Tornando al capitolo: chi non muore, si rivede. 

I due fratelli dovrebbero scavare nel loro passato, mh? Chissà cosa potrebbero trovare di così rilevante.

Con questo dilemma vi saluto, ci sentiamo mercoledì <3

Baci, appuntamento al prossimo capitolo!

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