"Signora Wilkinson, aprite, ve ne prego." Dorothy bussò leggermente alla porta, mentre mi destavo da quello che doveva essere stato un sonno afflitto e senza speranze.
Le mie dita sfiorarono il materiale gelido del pavimento e il mio braccio indolenzito tremò nella sua posizione lasciva: esso era steso accanto al capo, allungato a rasentare il tessuto della lunga rivestitura di raso della poltrona rossa.
Freddo.
Fu disastroso sapere di avvertire il bisogno di essere salvata, eppure  tentavo, da giorni oramai, di lanciare senza l'ausilio di terzi una corda per rialzarmi, tuttavia non ero mai riuscita ad afferrarla.
"Signora Wilkinson!" Dorothy insistette.
Quando riuscii ad aprire la porta, seppur continuando a rimanere accasciata sul pavimento, Dorothy cadde ai miei piedi, prendendo maternalmente il mio viso tra le sue mani, scuotendolo e accarezzando le mie guance.
"Che aspetto distrutto che avete, signora!"
Avrei desiderato ardentemente risponderle che non era solo il mio aspetto ad essere distrutto, poiché esso poteva vantare di avere la compagnia del mio animo affranto e del mio cuore lacerato, eppure non risposi.
"l signor Wilkinson si è preoccupato assai per voi." I suoi occhi blu scrutarono i miei.
"Quale ipocrita bugiardo vi detiene al suo servizio!" mormorai, disgustata e chiudendo gli occhi per celare la rabbia.
"Oh, no, signora mia! Dico sul serio." La sua voce appariva così innocente,
povera credulona!
"Come potete credere alle parole di un giovane tanto corrotto?" Scossi il capo, poiché volevo liberarmi dalla sua presa. "Non v'è giorno in questa casa in cui io non mi accorga di quanto siano deviati i suoi abitanti dalle parole di un simile pervertito!"
Ella aggrottò la fronte, dissentendo alle mie parole sincere. "Perché dite così?"
"Oh, Dorothy, conoscete così poco il vostro padrone!" Arretrai, strisciando sul pavimento con l'aiuto delle mani.
La serva mi osservò per una manciata di secondi, espirò, chinando il capo, dopodiché alzò nuovamente lo sguardo, schiudendo le labbra screpolate. "Potrei dire la stessa cosa di voi." Le sue parole rotolarono come un fiume in piena e, accortasi di aver parlato troppo e a sproposito, si ricompose. "Comunque, il mio padrone mi ha detto di riferirvi che vuole parlarvi."
"Mai converserò con un simile sfacciato!" Mi alzai velocemente, una volta riacquistate le forze, domandandomi per quale ragione avrei dovuto incontrare la compagnia di un tale individuo, ma barcollai.
Dorothy annuì, oramai certa che non avrei cambiato idea al riguardo, pertanto rivolse l'attenzione su un altro argomento. "Riferirò. Ora chiedo la vostra licenza per ritirarmi, poiché devo avvertire gli stallieri di preparare una carrozza per il padrone." Con mio stupore, si protrasse in un breve inchino, rivelando il suo rispetto e la sua formalità.
Un inchino! Signore mio, per quale ragione v'è chi si pone al servizio di un uomo qualunque e non al Tuo? pensai.
"E ditemi... dove deve dirigersi mio marito?2
Quale fastidio provai nel pronunciare una parola simile!
"È appena giunta una lettera e il signor Wilkinson ha ordinato di preparare una carrozza per domani, in vista di un incontro al quale dovrete prendere parte anche voi." Ella alzò lo sguardo, timorosa, e mi chiesi quale ragione avesse per mostrarsi diffidente nei miei confronti.
Forse l'unione con un giovale simile aveva reso anche me un individuo da evitare?
Pregai affinché Iddio potesse preservarmi da una tale ingiustizia.
"Chi ne è il mittente?"
Dorothy tentennò e lisciò il tessuto del suo grembiule, oscillando lievemente, come vittima di pensieri che non avrebbe voluto esporre.
"Io non credo di poter..."
La interruppi. "Mi avete appena accennato della mia obbligata presenza a questo incontro, pertanto è giusto che io ne conosca la natura, non credete?"
Notai con quanta facilitá fossero malleabili i pensieri della donna, vista la facilitá con cui si arrese al mio desiderio, gesticolando con una mano, lasciando intendere che avrei dovuto seguirla.
"Avete il permesso di entrare nello studio del vostro padrone?" Mi trattenni dal sorridere ad una parola tanto frivola, tuttavia mantenni la mia compostezza, affinché il mio intento giungesse a buon fine.
"Certo che no, mia buona signora, però vorrei accontentare..." Sembrò indugiare, quando si voltò per osservarmi, "il vostro animo affranto."
Oh, buon Dio! Quale felicitá mi arrecò sapere dell'esistenza di una creatura che comprendesse i miei pensieri!
Dorothy iniziò a frugare tra le carte del signor Wilkinson adagiate sulla sua scrivania, mentre accarezzavo la rivestitura di un libro ancora intonso, ammirando la finezza con la quale era stato rilegato.
"Ecco a voi, signora Wilkinson." Dorothy adagiò una lettera sulle mie mani, per poi poggiarvi sul dorso le sue dita. "Tuttavia vi prego, mia buona ragazza, siate così indulgente da non riferire al mio padrone chi vi ha consegnato la lettera." Nei suoi occhi lessi un insolito timore.
"Non dubitate di me," risposi.
La donna uscì velocemente dallo studio, chiudendone la porta, e rimasi ad accarezzare il sigillo di ceralacca mentre riconobbi -oh, no!- il lieve profumo della pelle di mio marito oscillare nell'aria fresca della stanza.
Nostro caro signor Wilkinson,
vorremmo rinnovare i più sinceri omaggi nei vostri confronti, dato il grande evento recente che coinvolge anche noi.
Io e mia moglie speriamo di ricevere una vostra visita -quando vi è più conveniente, ovviamente- per discutere del comportamento di nostra figlia, la quale preghiamo si stia rivolgendo alla vostra persona con il più vivido rispetto, in quanto deve, come da noi insegnatole, lodare e onorare un marito quale voi.
Attendiamo con ansia la vostra venuta e in questa trepidante attesa siamo e rimarremo
I devoti signori Stevens.
Che tradimento ingiusto da parte degli artefici della mia rovina!
Lodare o onorare il signor Wilkinson... Dio me me scampi! pensai.
La porta alle mie spalle si schiuse. "La vostra curiosità non si è affievolita, a quanto pare." Bradley si avvicinò, la sua giacca blu sotto braccio, e prese delicatamente lo scritto tra le mie mani.

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Votate e fatemi sapere cosa ne pensate!
Inoltre, vorrei ringraziarvi, perchè le vostre parole per me sono molto importanti. Siete la mia ragione di vita, così come lo è la scrittura. Grazie infinite.

Rifiuto e seduzioneWhere stories live. Discover now