Capitolo 40

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Come poter dimenticare cosa fu quella notte!

Perché ti amo, Allyson.

Quelle parole continuarono a riecheggiare nella mia mente, avvolte da un turbinio di speranza, l'aspettativa di poter essere amata, una conferma.

Dopo una simile rivelazione inaspettata ma grandemente confortante, mi ero limitata ad osservare il suo volto, senza riuscire a replicare, talmente era avido in me lo stupore, eppure egli sembrava scrutare solamente i miei occhi, senza soffermarsi ad esaminare i movimenti delle mie labbra che tentennavano in cerca di una risposta.

E la replica non sarebbe stata affatto una negazione.

Dopodiché, avvolse la mia guancia in una carezza affabile, e istintivamente mi ritrovai a spingere il mio volto contro la sua mano, giacché quest'ultima sembrava confarsi con un'innata perfezione al mio viso.

Successivamente, il suo pollice aveva iniziato una lenta ma deliziosa tortura attorno al mio zigomo, creando movimenti circolari ed ellittici che aiutarono la mia anima a non badare ai sussulti del mio cuore.

Bradley si congedò con un cenno del capo e con un augurio a ristabilirmi presto, poiché aveva sinceramente compreso come io non potevo affatto reggere la sua presenza dopo tali parole, e quando udii il crepitio della porta chiudersi, avevo affondato la testa sul cuscino, preda di un'intensa agitazione.

I miei zigomi avevano iniziato a pulsare nuovamente, giacché non trovavano più conforto nella carezza di mio marito, ma serrai le labbra per impedire alla mia voce di emettere gemiti disperati.

Forte devi essere, Allyson! ripetevo ciò nella mia mente come un mantra, mentre -però- riflettevo sul fatto che il mio cuore, invece, appariva notevolmente calmo.

Dormiente, confortato.

Amato.

Il dottor Welley aveva espressamente enunciato in uno scritto come io non dovessi consumare alcun tipo di pasto in giornata, e poco mi curavo di questo aspetto, poiché neppure la forza di trangugiare un sorso di tè inglese avrei avuto!

Quando Dorothy ebbe la bontà di entrare nelle mie stanze per domandare del mio stato di salute, non tergiversai nel chiederle gentilmente di leggermi il mio scritto preferito di Henry Fielding, o della buona Jane Austen, così -ero sicura- avrei distratto i miei pensieri.

La donna sembrava sinceramente sorpresa alla mia richiesta, e quando si scusò con la ovvia giustificazione di non saper leggere, aggiungendo di appartenere ad un ceto sociale così infimo -a sua detta-, replicai offrendole una breve lezione di grammatica, tuttavia ella declinò istintivamente la proposta, poiché la reputava un lusso non meritato.

E non potei far altro che assentire alle sue preoccupazioni, giacché non ero in vena di confortare gli animi altrui disperati, poiché era così confuso il mio!

Nonostante avessi trovato beatamente un po' di tranquillità, non amavo affatto continuare a scrutare le sfumature del soffitto, quindi mi rallegrai molto -benché avessi tentato di celarlo- quando, intorno alle nove, Bradley fece il suo ingresso.

Come si attenuavano perfettamente al suo corpo quei calzoni blu!

Un blu oltreoceano, pensai, dunque rammentai le acque dell'Essex con una vivida nostalgia, ma nella corsa dei miei pensieri non cessai di analizzare i suoi movimenti.

Egli chiuse la porta alle sue spalle con una lieve carezza, poteva sembrare, dopodiché aveva accasciato alle sponde dell'ampio letto cui ero sdraiata il vistoso foulard bianco.

Il giovane mi osservava.

Ed io anche.

Con un rapido movimento delle ciglia, il suo sguardò si spostò sulla mia mano fasciata, per poi risalire alla mia fronte ricoperta di impacchi di acqua salata, e pregai Iddio che egli non continuasse a compatirmi, oh! non lo avrei retto.

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