«Ma Signor Friman...» lui gli fece segno di stare zitto e mi incitò a continuare. «Per quanto l'idea di accecarla ispettore Shan mi tenti, questo era per dimostrarle che l'oggetto è caduto» lui sembrò capire e si ammorbidì. «Ma l'abbiamo trovato leggermente lontano dal letto invece avrebbe dovuto caderci sopra» mi spiegò io mi abbassai vedendolo seduto sulla sedia affianco a me. «Le spiego una cosa Ispettore Shan. La vittima pur avendo gli occhi conficcati nelle lame ha mosso i piedi, ovviamente il cellulare è cascato prima sul letto, ma poi è stato spinto a terra.» Mi avvicinai al computer ed inizia a digitare dei tasti alla svelta. «Il cellulare del Serial Killer, non è lo stesso di quello che usa quotidianamente, quindi in sostanza ne ha due e con schede SD e micro SD diverse. Il nostro Serial Killer è molto astuto quindi tengo ferma la mia teoria, se non mi sbaglio tutti commettono degli errori, quindi la scheda SD l'ha tolta per non essere rintracciato, ma la micro SD contenete immagini, musica, download e siti Internet vari dovrebbe essere ancora inserita. Non vi posso promettere niente dato la mia ipotesi dei due cellulari, ma ci provo lo stesso. Vediamo un po'...» continuai a digitare, varie password, «E... bingo. Aperto.» Mi guardarono leggermente con gli occhi sgranati. «Hai scoperto la sua password infiltrandoti nel suo cellulare illegalmente?» chiese Ben scosso e stupito. «Non proprio illegalmente dato che ho indovinato la password.» Friman mi fissò attentamente. «Qual è la tua teoria sulla password?» mi aveva chiesto, sorrisi. «Se ci fate caso, le sue vittime sono delle pedine. Ben lo schema delle vittime e delle abitazioni.» Lui schiacciò in alto a destra e uscì lo schema. «Guardate attentamente le vittime, tutti drogati ed alcolizzati. La nostra ultima vittima, sono certa che dalle analisi risulterà un drogato ecco perché stava male, non era malato aveva solo bisogno di droga. Avete il sacchetto con le medicine?» Friman annuì e fece cenno alla donna di prima di passarmi il sacchetto. «Grazie Betta.» Lessi il nome sul cartellino tirai fuori le pasticche ancora chiuse nella scatola e le feci passare tra di loro. «Vedete qualcosa?» «A me sembrano normali medicine» aveva risposto un uomo davanti in prima fila

«Bene Jhonatan, ora ti farò vedere una cosa. Passatemi la scatola.» Jhonatan me la porse e tirai fuori il contenitore sottile di plastica dove dentro c'erano le medicine. «Vedi Jhonatan. Queste sono medicine» dissi tirandone fuori una e passandogliela, poi tirai la pellicola di plastica e uscì della polvere, «Questa invece è droga.» Loro strabuzzarono gli occhi, era difficile da credere che una ragazza di sedici anni fosse capace di fare questo. «Se ci fate caso, lui è passato da una vittima con i capelli chiari fino alle vittime venticinquenni tutte bionde. A parere mio ha uno schema. Guardate bene lo schermo. Ogni vittima abita vicino all'atra una avanti e una indietro. Questo mi ha fatto pensare immediatamente agli scacchi e qual è la pedina più forte degli scacchi? Il re.» sorrisi soddisfatta del mio lavoro. «La password era "The King" e penso che questo sia un nome adatto da dare al Serial Killer.» «The King» ripeté Friman, «Devo ammettere che mi piace.» Gli sorrisi entusiasta. La riunione era finita, e stavamo tutti andando a casa, una stretta forte mi bloccò il polso, mi voltai per guardare Ben negli occhi. «Fai un'altra volta una cosa di questo tipo e ti pentirai immediatamente di avermi sfidato capito?» mi strattonò per il braccio, i suoi occhi sprigionavano fuoco e rabbia, sentii una mano poggiarsi sul mio fianco, Lucas. «La tocchi un'altra volta Ispettore Shan e se la vedrà con me.» Ben mi squadrò e poi rivolse il suo sguardo al biondo. «Cosa ci fai qui Lucas?» gli aveva chiesto sistemandosi la cravatta. «Sono venuto a riprenderla e ora con il vostro permesso o anche senza, noi ce ne andiamo.» Mi prese per mano facendomi venire una scossa per tutto il corpo. La mano di Ben fermò il mio polso e mi voltai verso di lui. «Ho detto che non la deve toccare!» gli ringhiò contro, io strinsi la mano di Lucas ma fu inutile perché non si rilassò. «Ti prego Kara possiamo parlare?» Mi dispiaceva così tanto per lui. «I-io ok» Lucas non mi fece finire di parlare, era infuriato. «No. Non può parlare con lei» si impuntò stringendo con più forza la mia mano. «Andiamo Michelle.» Attraversammo la strada mentre lui mi stringeva ancora la mano, aveva una presa forte e solida, mi aprì lo sportello, io entrai mentre lui si accomodò al posto del guidatore, aveva uno sguardo infuocato. «Lukey non ti arrabbiare.» Si voltò verso di me di scatto, stava per esplodere. «Ti ha toccata Kara» rispose con rabbia, volevo calmarmi, ma non fu affatto quello che feci. «E tu l'hai trattato male» gli ricordai «Cosa dovevo fare? Lasciare che ti urlasse?! Che ti trattasse male?!» quasi mi gridò, se ne pentì appena notò la mia espressione. «Lo stai facendo anche tu ora» risposi con un filo di voce, lui allungò una mano sul mio viso, però mi scansai. «K-Kara io...» provò dire, ma non trovava le parole. «Non importa Lukey dico davvero... Lasciami davanti scuola.» «Dimmi dove abiti... Ti porto fino a lì.» «Devo fare delle commissioni in centro lasciami davanti scuola.» Fece partire il motore, il viaggio fu silenzioso nessuno dei due parlò e a me non dava alcun fastidio quella situazione era molto meglio così pensavo, arrivammo davanti scuola accostò e io scesi senza salutarlo diretta verso il centro.   

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Ciao lettori e lettrici, ultimamente ho deciso di pubblicare i capitoli del mio romanzo.

Aggiornerò appena  vedrò che qualcuno è realmente interessato al mio romanzo 😊❤️

Double Face - The Hell (Versione Cartacea Ed Ebook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora