Capitolo 4 • Coraggio

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Fu solo quando riordinò i pensieri con le membra sprofondate nel letto, appena dopo pranzo, che Riccardo si accorse di non aver più chiesto ad Angelica di terminare la frase.

Lei se n'era andata via con Beatrice, dopo che avevano parlottato più o meno ogni tre secondi durante la lezione di fisica. Si era solo immaginato il nome di Nicola nei loro labiali?

Irritato, fu attraversato dal ricordo dell'istante in cui Angelica si era voltata e l'aveva notato, poco prima che Beatrice se ne andasse via. Rievocò il suo viso illuminato da uno spontaneo sorriso, con gli occhi truccati appena un po' sulle ciglia lunghe e nere, del colore della corteccia degli alberi fuori dalla scuola, i capelli setosi a fare giochi di luce nel volteggiare e la voce calda e gentile. Da vicino, aveva trovato difficile non abbassare lo sguardo sulla camicetta di lei.

Per liberare la mente dai pensieri opprimenti di quella ragazza irresistibile, buttò nel borsone da nuoto l'occorrente per una bella nuotata e scese nel sotterraneo di casa sua, dove un'ampia piscina era stata teatro di allenamenti severi e disciplina ferrea per anni, forse una vita intera.

Si spogliò nell'area adibita, indossò il costume e si specchiò: il suo corpo aveva subito uno sviluppo decisivo, dalle spalle larghe e il petto ampliato, agli addominali che sentiva lavorare sotto sforzo fisico, seppur non scolpiti come quelli di un palestrato, alle ossa del bacino nettamente sporgenti, a braccia e gambe rimpolpate di muscoli, anche se non in maniera esagerata.

Nicola giocava a calcio e, d'accordo, forse questo conferiva definizione ai suoi muscoli, ma Riccardo non riusciva ancora a digerire la preferenza di Angelica nei confronti dell'amico.

Gli sarebbe convenuto dirottare la sua attenzione verso qualche altra ragazza, così da evitare che anche solo per sbaglio i due si trovassero reciprocamente attratti.

Non era sicuro che l'avrebbe sopportato.

Mentre Riccardo si perdeva fra una bracciata in acqua e un'altra, Angelica e Beatrice erano impegnate in una discussione animata su Nicola.

- Domani vai lì e gli proponi di andare a mangiare sushi insieme. - fece Angelica.

- Ah, sì? Così gli vomito le alghe addosso per l'agitazione. Un ottimo piano! - ironizzò l'altra.

La mora osservò Beatrice con minuziosità. Immaginò di farle i boccoli ai capelli, truccarla un po' e farle mettere le lenti a contatto, magari con un bel vestito aderente indosso. Nicola sarebbe caduto ai suoi piedi come una foglia nei pressi delle radici dell'albero.

- Facciamo così: io ti organizzo il sabato sera con lui e tu mi concedi di prepararti, che ne dici? Niente sushi, un semplice locale carino con illuminazione bassa, così non ti sentirai troppo osservata. - propose Angelica.

- Tu sei nuova di qui, non sai neanche dove pescarlo un locale così. - le fece notare Beatrice.

L'amica assottigliò lo sguardo.

Assumeva un'interessante espressione felina quando lo faceva.

- Vorrà dire che mi guiderai tu. Oppure, posso chiedere a qualcun altro, sono sicura che non avrò troppa difficoltà. - decise.

- Qualcuno tipo Riccardo? - insinuò Bea, sollevando ripetutamente le sopracciglia.

- Non mi dispiacerebbe... - sorrise Angelica.

Beatrice fu sorpresa dalla spavalderia con cui l'amica aveva appena ammesso, implicitamente, di essere interessata a Riccardo. Lei non ne avrebbe mai avuto il coraggio.

- Mi sento in dovere di dirti qualcosa su di lui, giusto per farti capire se può davvero piacerti o meno.

- Vai. - la incitò Angelica.

Stavano passeggiando nei dintorni della scuola ancora, perché la madre di Angelica sarebbe venuta a prenderla presto e non sapeva ancora orientarsi bene, quindi avevano deciso di non allontanarsi troppo. Nel giro di qualche minuto, tutta la scuola meno la 4A si sarebbe riversata in cortile e poi dispersa oltre il cancello blu.

Beatrice approfittò della quiete temporanea nel fresco silenzio settembrino, dall'aria impegnata ancora di quell'umidità portata dalla pioggia per buona parte della mattinata.

- Non che io lo conosca granché nel profondo, ma in quattro anni di lezioni comuni per sei giorni su sette qualcosa emerge. Riccardo mi sembra un ragazzo sveglio, intelligente e sensibile. Dico sveglio perché ha saputo entrare nella cerchia di quelli che contano tagliandosi i capelli e facendo un po' di nuoto. Dico intelligente perché Dio solo sa cosa gli importa nella vita ma sicuramente non avere dieci in tutte le materie; e potrebbe, ne sono certa. Potrebbe avere una media più alta della mia, se volesse. E ora veniamo al sensibile. Per aver capito cosa gli interessa fare nella vita deve aver sentito e io sono sicura che c'entri con quel quadernetto che si porta sempre appresso. Nessuno è mai riuscito a capire cosa ci sia dentro, nemmeno quelli con cui passa gli intervalli e le serate. - raccontò.

Angelica vide vorticare nella sua testa la parola "canzoni". Riccardo scriveva canzoni su quel quadernetto.

Non sapeva perché avesse deciso di tenersi il segreto per sé. Sicuramente non per il tono minaccioso del riccio, che risuonava ancora come fosse successo tutto pochi minuti prima. Forse lo riteneva un segreto speciale fra lei e Riccardo, l'anima sensibile che Beatrice aveva appena descritto.

- Quindi tu pensi che la chiave per capire Riccardo sia quel quadernetto. - dedusse Angelica.

L'amica annuì.

Interessante, pensò la mora.

- Oh, c'è una macchina che arriva. È tua madre? - domandò Beatrice.

Angelica riconobbe la Ford Fiesta grigio metallizzato di sua madre e ricordò che la giornata era ancora lunga per lei: la nonna un po' particolare, il trasloco solo con sua madre, ammesso che avesse trovato una casa dove si sarebbero potuti sistemare, il rientro di Michele e la pazienza che le sarebbe servita per occuparsi di lui senza soffocarlo con un cuscino.

Sospirò, poi trovò un filo di coraggio nell'espressione incoraggiante della nuova amica.

- Vuoi un passaggio a casa? - si offrì.

- No, grazie, non vorrei che vi perdeste. Adesso arriva mio fratello con la sua Mercedes nuova di zecca a fare il figo della situazione. - la rassicurò Beatrice.

Angelica fece un sorriso, poi la ringraziò per non averla lasciata sola e salì in macchina.

Forse non sarebbe stato così male questo nuovo inizio.

Scrivimi una canzoneWhere stories live. Discover now