Capitolo 12 - Lucy

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Alzo gli occhi dai fogli che mi sono stati consegnati questa mattina per cercare di capire che ora è. Mi pare di essere chiusa qui dentro da una vita. Vorrei solamente lanciare tutto per aria e andare a prendere un gelato, restare seduta su una panchina sotto il sole. È da quando ho salutato Derek che continuo a pensarci, non riesco a farne a meno. Quella semplicità che mi ha mostrato penso abbia sconvolto tutto il mio essere. Non pensavo nemmeno che fosse una cosa possibile. Senza contare il modo in cui ha gestito mia madre. Non ne ha parlato e non me lo ha fatto pesare, mi ha dato la serenità di cui avevo bisogno in quel momento e non potrei essergli più grata di così. Ne abbiamo discusso il girono dopo facendo colazione e ridargli i soldi non è stato imbarazzante, è stato come ridare un prestito ad un amico. Non mi ha trattata diversamente e non mi ha chiesto se mia madre è pazza. Durante il liceo ho sentito i peggio commenti dai miei compagni di scuola, i miei dipendenti non osano parlare perché perderebbero il lavoro, ma lui non ne parla per rispetto ed è una cosa nuova.

-Lucy?- La voce di Robert mi riporta alla realtà. Gli faccio cenno di sedersi in una delle due poltroncine davanti alla mia scrivania. -Tutto bene?- Chiede.

-Sì sì, sto bene, mi sto solo annoiando.- Provo a rassicurarlo. Lui però mi conosce da anni, è praticamente il mio migliore amico e sono certa che abbia capito benissimo cosa non va.

-E allora perché non metti tutto da parte e vai via prima? O deleghi tutto ad altri.-

-Perché vuol dire lasciare troppa libertà a quelle persone che mi ritengono inadatta per questo posto. Hai visto come Smith mi guarda? È l'uomo cliché, il suo cognome è la conferma.-

-Immagino sia difficile lavorare per una donna con la metà dei tuoi anni e senza studi nel campo dopo che ti sei fatto un culo grande come una casa.- Robert mi guarda con espressione divertita, come se nemmeno lui desse importanza a ciò che ha appena detto.

-C'è chi può e chi no.- Dico alzando il mento con un piccolo sbuffo prima di scoppiare e ridere, già più tranquilla. Amo parlare con Robert, alla fine mi tira sempre su di morale.

-Comunque non penso tu pensassi a questo prima. È per lui? So che siete usciti ieri.-

Annuisco appena, non sapendo di preciso cosa dirgli. Lui sa di mia madre ma non voglio riaprire quel discorso, preferirei fare finta che non sia mai successo e tenerlo tra me e Derek. Scelgo quindi la via più facile e cioè raccontare mezza verità. Non c'è nulla di male nel raccontargli del nostro appuntamento.

-Non è successo nulla di eclatante. Mi ha portata al parco, abbiamo mangiato tramezzini e bevuto champagne da bicchieri di plastica.- Dico ignorando lo sguardo sconvolto di Robert. -Gli avevo chiesto di portare la chitarra. Ha suonato per me, poi mi ha riaccompagnata a casa. Gli ho chiesto di entrare e abbiamo parlato un po' di noi.-

-Niente di niente? Nemmeno un bacio?- Alza un sopracciglio guardandomi incredulo. Non mi stupisce la domanda visto che è stato lui a portarmi a casa dopo la notte passata con Derek in hotel.

-No, niente di niente.- Non aggiungo altro, mi limito a fare finta di mettere in ordine dei documenti che ho sulla scrivania sperando che smetta di insistere.

Segue un attimo di silenzio imbarazzante in cui Robert è palesemente combattuto tra l'andarsene e il restare per punzecchiarmi oltre.

-Uscirete di nuovo?- Chiede poi, alzando le sopracciglia.

-È in tournée.- Dico come se questo chiarisse la nostra situazione, cosa ovviamente ridicola. -Domani dovrebbe partire, non so quando lo rivedrò, non so se ne vale la pena.- Ammetto dando della stupida a me stessa. Perché non ci sono scesa a patti prima invece di far finta che andasse tutto bene, che potesse davvero portarci da qualche parte.

We ain't ever getting older - Non invecchieremo maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora