Due

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Fabri sente Libero che lo chiama, così come il pianto della sua Anita, scoppiata in lacrime dopo la reazione del fratello maggiore, ma non riesce a fare altro che emettere un mugolio indistinto.

Gli mancano completamente le forze, tanto da non riuscire nemmeno ad aprire gli occhi.

Ermal è nel panico più assoluto, credeva fosse una semplice influenza, ma Fabri non risponde ai suoi figli, la cosa non è normale.

"Libero ... Libero, avvicina il telefono all'orecchio di tuo padre"

Il bambino obbedisce con le mani che tremano, il pianto e i singhiozzi ormai incontrollabili.

"Fabri, Fabri ... rispondimi, sono Ermal, sto arrivando, te lo giuro ..."

Il riccio preme ancora sull'acceleratore, in attesa di una risposta dal compagno.

Fabri percepisce appena le parole di Ermal. E' come se tutto fosse ovattato e distante. Mugola ancora, cercando parole che non ne vogliono sapere di arrivare alle labbra.

Cerca di farsi forza, di riuscire a muoversi, almeno a rispondere alla chiamata dei propri figli...

"L... L... Lib..."

Libero gli si butta letteralmente tra le braccia, incurante di tutto e di tutti. Anita, la piccola peste identica al padre, caccia indietro le lacrime e sorride, anche se sotto sotto è un po' offesa dal fatto che il padre abbia chiamato il fratellino e non lei.

Ermal, dal canto suo, solleva una mano dal volante per asciugarsi le lacrime.Questa Moro gliela paga cara, ha decisamente perso qualche lustro dallo spavento. Fabri, il SUO Fabri, non può abbandonarlo, non proprio adesso che tra quelle braccia tatuate ha trovato la sua casa.

Fabri non ricambia l'abbraccio di Libero, non apre gli occhi e non si muove. Proprio non ce la fa. Lo chiama piano... non ha nemmeno la forza di parlare, poi chiama anche Anita.

"O... obbedite... a... Ermal... " sussurra loro tra un respiro affannoso e l'altro.

Ermal ormai ha quasi perso la sensibilità al piede che tiene premuto sull'acceleratore. La vista è annebbiata dalle lacrime e le mani tremano attaccate al volante. Guarda il navigatore, tempo stimato all'arrivo, venti minuti circa.

"Libero ... amore ... - non l'ha mai chiamato così, è vero, ma lui vuole bene a quel bambino, adora quegli occhi curiosi come quelli del padre, quella risata fresca e sincera ...- tra pochissimo sono lì, stai tranquillo che a papà ci penso io, lo curo io cucciolo, te lo prometto"

Il telefono è ancora vicino all'orecchio di Fabrizio. Ricorda distrattamente che Ermal non era molto lontano da loro, ma in quel momento non ricorda proprio dove fosse quel maledetto concerto.

"E...Erm..." riesce in qualche modo a tirar fuori la voce "V...Vai... Piano.... Sta... Attento"

"Fabri ...con tutto il rispetto, fottiti."

"E... Erm... ho... bisogno... di... te. Vivo"

"Anche io di te Fabri ..."

Ermal vorrebbe dirgli di più, ma sa che probabilmente i bambini sono lì vicino.

"Ti... Ti... a... aspetto" Fabri non ce la fa più a restare sveglio. "Bimbi... papà... si...addornenta adesso. Fate... i bravi"

Libero porta la sorellina in cucina e le accende la televisione sui cartoni animati, cerca di tranquillizzarla come può. La abbraccia forte e le bacia le guanciotte bagnate dalle lacrime. Lui di quella sorellina pestifera, è sempre stato innamorato, anche se non lo ammetterebbe mai ad alta voce.

Febbre, famiglia e nuove scoperteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora