Libertà

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Era mattina presto di un tranquillo lunedì. Il Club era silenzioso e sembrava che tutti si stessero riprendendo da i bagordi della notte precedente. Tutti compreso Cris.
Lucy, invece, si era svegliata presto quella mattina e muovendosi piano aveva fatto attenzione a non svegliare il marito profondamente addormentato nel divano del
salotto.
Mentre con un sorriso pensava a come convivere Cris a entrare nel suo letto, si diresse verso lo studio e prese il posto alla sua scrivania.
Ogni giorno che passava adorava sempre di più il suo angolino.
La scrivania era elegante e funzionale, con cassetti dove riporre tutto il necessario, in legno bianco,
lucido e profumato.
Le piaceva anche perché poteva lavorare e contemporaneamente
guardare quello spettacolo di suo marito.
Era così presa dai libri contabili del Club e dal pensiero di Cris che non si accorse che qualcun altro era entrato nella stanza finché non sentì un tossire infastidito.
“Buongiorno, Lucy.” disse Lucas appena prese posto nella poltroncina davanti alla sua scrivania cercando di guardare verso i suoi fogli.
“Buongiorno, Lucas” e avvicinando sempre più a sé i documenti disse: “se cercate Cristopher è nell'appartamento.”
I suoi strani occhi grigi continuarono a fissarla. Perché davanti a lui si sentiva sempre sotto esame?
“No, non sto cercando Cris” disse l'altro e giocherellando con il suo fidato bastone continuò: “volevo proprio parlare con voi.”
“Con me?” chiese corrugando la fronte.
“Vorrei essere assolutamente sincero con voi” esordì e dopo aver corrugato la fronte le chiese senza mezzi termini: “Non lo ferirete, vero?”
“Perché dovrei ferirlo?” disse Lucy con voce offesa.
“E' già stato ferito troppo dalla vita e io non ho potuto fare niente. Stavolta non lo farò. Non vi permetterò di farlo soffrire.” sentenziò lui e la guardò con gli occhi corrucciati.
“Voi date per scontato che io lo ferirò.” disse Lucy scrutandolo attentamente.
“Esattamente. Sto solo aspettando quel momento.” concluse lui, quasi rassegnato.
Alzandosi dalla scrivania e avvicinandosi a lui, nervosa e offesa, gli chiese ancora:
“Perché? Che cosa ho fatto per meritarmi questo giudizio ingiusto?”
Anche Lucas si alzò e, sovrastandola con tutta la sua altezza, le disse:
“Io non vi conosco, signora. Avete sposato uno tra gli uomini più ricchi di Londra e anche il mio migliore amico. Non sono disposto a vedervi ferirlo.” le urlò addosso.
“Io non lo ferirò. Datemi una possibilità di dimostrarvelo. Cris è così importante per me” e accarezzando l'anello di fidanzamento sussurrò piano: “E ogni giorno che passa lo diventa sempre di più.”
Si sentì ancora una volta messa sotto esame da quegli occhi.
Qualcun altro vedendo i suoi capelli così chiari, il suo sorriso pronto e le sue battute galanti, avrebbe potuto pensare che fosse una persona solare.
Non lo era.
Sembrava pieno di tormenti e oscurità, proprio come Cris.
I suoi occhi le dissero che poteva aver vinto una prova, ma non le avrebbero permesso di vincere la guerra.
I suoi occhi le comunicavano che l'avrebbero tenuta sott'occhio.
Annuendo rapidamente Lucas si allontanò verso la porta, poi come ripensandoci si voltò di nuovo verso di lei e le disse, con il suo solito atteggiamento elegante e
svogliato:
“E ricordatevi che questo posto è anche mio... Non vi lavoro come lui, è vero, ma ho i miei interessi qui e devo tutelarli, voi lo capite?” e a Lucy sembrò quasi una minaccia.
Non era disposta a lasciargli l'ultima parola. Non poteva permettersi di dimostrarsi debole davanti a lui.
“Se non sapessi che Cristopher è il Diavolo di Londra, penserei che lo siete voi” e continuando a non abbassare lo sguardo nonostante fosse intimidita dal suo atteggiamento: “Siete davvero un Diavolo perfetto. Perfido e tormentato.”
Una risata scosse le spalle muscolose di Lucas.
“Avete proprio ragione, signora. Cris è troppo buono per essere il Diavolo” e guardando davanti a sé come se stesse pensando a qualcosa che doveva essere successo tanto tempo fa: “E' la persona più buona che abbia mai conosciuto.”
“E allora perché?” gli chiese tormentata.
“Perché cosa, Lucy?”
“Perché lo chiamano il Diavolo? Non è cattivo” e sempre con più convinzione: “Con me non è mai stato cattivo.”
“Non ve l'ha raccontato?” un'altra risata scosse di nuovo Lucas in tutto il corpo prima di dire: “E' troppo bella questa. Davvero Lucy, non ridevo così da non so quanto.”
“Mi direte qualcosa? O riderete soltanto?” rispose lei stanca del suo atteggiamento.
Lucas la guardò un'ultima volta negli occhi, adesso seri e senza un briciolo di divertimento, prima di uscire definitivamente da quella stanza disse:
“Dovrete farvelo
raccontare da lui. Non potrei mai svelare i suoi segreti.”

Il Diavolo e la LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora