Capitolo 5

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"Per tutto questo tempo avete mangiato questo... questo cibo?" guardo disgustata la signora della mensa. Anche io sono in grado di cucinare un piatto di pasta decente... almeno credo.

"Dopo un po' ci fai l'abitudine." ridacchia osservando la mia espressione.

"Perché siamo da sole?" domando osservando il nostro tavolo. Ci siamo solo io e Charlotte.

"Che intendi?" mi guarda confusa.

"Le tue amiche, dove sono?"

"Oh beh.. io in realtà.. è la prima volta che pranzo con qualcuno." ammette a testa bassa.
No aspettate non ho sentito bene.

"Stai dicendo sul serio?" annuisce debolmente.

"Alcune ragazze provano ad essere mie amiche ma hanno solo doppi fini." fa spallucce.

"Tipo?"

"Vogliono arrivare a mio fratello." sbuffa.

"Perché, chi è tuo fratello?" in questo esatto momento, il mitico duo, mestruato e bandana man si accomodano al nostro tavolo. Il primo lascia un bacio sulla guancia a Charlotte.
Aspettate di nuovo. Non credo di aver capito.

"Ciao sorellina." la saluta il ricciolino scompigliandole i capelli.
Non credo ancora di capire.

"Riccia." bandana man fa un cenno del capo.

Cameron subito dopo sposta lo sguardo su di me. "Charlie non frequentare certa gente a scuola." mi indica.

"Charlotte non frequentare certa gente a casa." lo indico e Charlotte e bandana man scoppiano in una fragorosa risata.
"Vi conoscete?"

"Purtroppo." "Si." rispondiamo all'unisono.

"Posso sapere il tuo nome, occhioni grigi?" mi domanda bandana man al mio fianco. Ha cambiato bandana nel giro di questa mattina. Adesso è verde.

"Oh si chiama Nicole." risponde Charlotte al mio posto.

"Austin." mi porge la mano la quale evito di proposito.

"Non farci caso. È sempre così simpatica." interviene Cameron rubandomi una penna al sugo dal piatto.

"Ehi! Quello è il mio cibo!" gli schiaffeggio la mano e lui la ritrae subito fingendo una smorfia di dolore.

In realtà non mi importa che Cameron mi abbia appena rubato del cibo dal mio piatto, soprattutto questo cibo. Ma Cameron non deve assolutamente ronzarmi intorno.
Si capisce da un miglio come sono i tipi come lui. Usiamo le ragazze e buttiamole via l'indomani come spazzatura.

"Bene, Austin, torniamo al nostro tavolo." annuncia Cameron.

"Alleluia!" batto le mani contenta.

"Anzi no, restiamo." dice subito dopo. Ma lo fai apposta?
Gli tiro la forchetta di plastica addosso colpendolo su una guancia e sporcandolo di sugo.

"Ma quanti anni hai?" mi urla contro pulendosi con il fazzoletto.

"Di sicuro più di te."

"Non sembra."

"Fattene una ragione."

"Come sei acida."

"Noioso."

"Bambina."

"Mestruato."

"Idiota."

"Fastidioso."

"Basta!" urlano all'unisono Austin e Charlotte trattenendo una risata.

"Occhi grigi, mi piaci." esclama Austin al mio fianco.

"Tu no bandana man." rispondo prendendo le mie cose per lasciare la mensa.
Ho un'ora libera prima della prossima lezione quindi andrò a visitare la biblioteca della scuola.

Mi incammino nei corridoi per cercarla. Ma questa scuola è un fottuto labirinto!
Vado a sbattere contro qualcuno appena giro il corridoio. Ma perché devo sempre sbattere contro qualcuno? Non sarò un ciclope ma sicuramente non sono invisibile.

"Scusami, non ti avevo vista." si giustifica il ragazzo grattandosi la nuca. È abbastanza alto, ciuffo biondo platino e un piercing al sopracciglio. Occhi neri come la pece.
A quanto pare sono invisibile.

"Non importa." rispondo secca. "Sai dirmi dove posso trovare la biblioteca?"

"In realtà ci stavo andando anch'io. Vieni ti accompagno." mi fa cenno di seguirlo e obbedisco camminando dietro di lui.
"Eccoci qui." annuncia spalancando la porta e guadagnandosi occhiatacce da parecchi studenti.

"Grazie mille." mi dileguo velocemente nella parte più appartata della libreria e mi siedo per terra tirando fuori dalla mia borsa un libro. Me l'ha proposto Marie. A parer suo me ne sarei innamorata.

Comincio a sfogliare le pagine del libro leggendo fino all'ultima parola. Carino.
Lo chiudo appena arrivo al decimo capitolo e tiro fuori dalla tasca dei jeans il mio cellulare.

Non che mi aspettassi un messaggio. Sulla mia rubrica ho solo il numero di mio padre e da quando siamo a Manhattan anche quello di Matthew e Marie. Anche se so che non li chiamerò mai. Non ho bisogno di nessuno. Sono in grado di cavarmela da sola, come ho fatto finora.

Stringo al petto il ciondolo. È un gesto che compio tutti i giorni. Mi trasmette sicurezza sapere che mia madre è sempre con me anche se lei non vorrebbe.
Chiudo gli occhi poggiando la testa al muro.

"Che fai, ti metti a dormire in biblioteca?" può essere una persona così tanto fastidiosa? No perché Cameron Blake ci riesce alla grande.

"Tu piuttosto cosa ci fai in una biblioteca? Il tuo misero cervello insulta un luogo del genere, a patto che tu ne abbia uno." raccolgo il libro da terra infilandolo nella mia borsa. Cameron si siede al mio fianco.

"Nessuno ti ha dato il permesso di sederti qui."

"Chi me l'avrebbe dovuto dare?" aggrotta la fronte.

"Io, ovviamente." mi perdo a guardarlo per qualche secondo. "Ti vesti sempre di nero."

"Ci siamo visti solo tre volte."

"Ed eri sempre vestito di nero." gli ricordo.

"Hai qualche problema?" alza un sopracciglio.

"Si, mi deprimi." e con questo raccolgo la mia roba lasciandolo lì da solo seduto in biblioteca.

******

"Signorina Nicole!" urla Marie dal piano di sotto. Scivolo giù dal letto strisciando sul pavimento come un serpente fino ad arrivare in cucina.

"Cosa sta facendo?" ridacchia.

"Volevo sentirmi come i serpenti." mi alzo da terra sedendomi a tavola. "Papà?"

"Ha da fare. È a qualche riunione importante." ovviamente. Mai sia che si ritrova a tavola con sua figlia.

Mangio velocemente. Stasera non ho molto appetito. Molto strano dato che mangio peggio di una mandria di buoi in calore.

Subito dopo cena mi rintano in camera mia.
Mi sdraio sul letto guardando il soffitto. Stringo al petto il ciondolo.

"Papà, dov'è la mamma?" domando arrampicandomi sul ripiano della cucina.

"Lo sai." continua a lavare i piatti senza degnarmi di uno sguardo.

"Non è vero!" incrocio le braccia al petto. "Tutti i bambini hanno una mamma perché io no?" piagnucolo.

"Smettila di farmi questa domanda." stringe il manico della pentola.

"No! Io ho bisogno di saperlo!"

"È colpa tua!" grida girandosi verso di me. "Se n'è andata per colpa tua! Perché sei nata tu!"

Perché mamma? Perché non mi hai mai voluto?

SPAZIO AUTRICE:
spero che questa storia vi piaccia!
-Reb

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