Capitolo 2

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Le giornate non potevano iniziare meglio. Mi stropiccio gli occhi seduta al tavolo della cucina con un cornetto ripieno di cioccolato davanti ai miei occhi.

"È di suo gradimento Nicole?" Marie mi osserva mentre lava i piatti molto probabilmente utilizzati da mio padre qualche ora prima. Non sono riuscita neanche ad incrociarlo, doveva proprio essere di fretta.

Annuisco con la bocca piena e il viso sporco di cioccolata. Afferro un tovagliolo e mi pulisco velocemente.

Corro al piano di sopra per darmi una sciacquata veloce. Ho assolutamente voglia di visitare una biblioteca.

Mi chiudo in bagno pur sapendo che non entrerà nessuno e faccio scorrere l'acqua della doccia finché non diventa calda.
Mi infilo dentro ed esco dopo un paio di minuti. Attacco il phon alla presa e lo passo velocemente sui miei lunghi capelli biondo cenere.
Corro successivamente in camera per vestirmi. Accaparro un jeans e una maglia da terra, visto che ieri ero troppo stanca per continuare a sistemare la roba, e prendo il mio giubbotto di jeans nero infilandomelo per le scale.

"Non ci sono per pranzo!" urlo dal salone per farmi sentire da Marie la quale sbuca dalla porta della cucina.

"Non si preoccupi, suo padre tornerà questa sera." la saluto con la mano mentre esco dalla porta di casa.

Bene. Adesso dove si va?
Tiro fuori il telefono dalla tasca del giubbotto e digito velocemente su internet "biblioteche a Manhattan".

Mi escono una serie di opzioni e opto infine per la New York Public Library.
Seguo le indicazioni del telefono fino a quando non raggiungo la meta prestabilita.

Osservo l'imponente struttura. Già da fuori sembra più che bellissima.
Spalanco la bocca varcando l'entrata.
Se da fuori era bellissima, da dentro è anche meglio.

Strabuzzo gli occhi osservando ogni centimetro di quella biblioteca. Credo che da ora in poi ci passerò un mucchio di tempo qui dentro.

Passeggio lentamente tra i corridoi sfiorando ogni tanto la copertina di un libro. Continuo lentamente fino a quando non mi scontro con un'altra figura facendole cadere i libri di mano i quali provocano un grande tonfo.

"Shh." sussurra la gente all'unisono facendomi alzare gli occhi al cielo.

"Scusatemi!" urlo un po' più del previsto chinandomi per raccogliere i libri della minuta ragazza davanti ai miei occhi.

"Scusami anche tu." le regalo un sorriso dispiaciuto porgendole i libri.

"Non importa. In realtà mi servirebbe una mano." mi indica un libro abbastanza in alto.

"Orgoglio e pregiudizio?" mi si illuminano gli occhi mentre allungo il braccio per cercare di prenderlo.

"È uno dei miei libri preferiti." mi spiega.

"Mi stai già simpatica." le sorrido. Cosa strana dato che odio chiunque mi si avvicini.  Le porgo il libro. "Oh grazie mille." lo prende tra le mie mani stringendolo al petto insieme agli altri libri. "Charlotte." mi porge la mano cercando di mantenere i libri con l'altra.

"Nicole." gliela stringo velocemente.

"Non credo di averti mai vista in questa biblioteca." mi dice continuando a camminare tra i corridoi pieni di libri.

"Trasferita da poco." le spiego velocemente.

"Io ora devo scappare." mi avvisa. "Ci vediamo Nicole."

"Certo." le sorrido mentre la vedo sparire tra i corridoi.

Decido di andarmene anche io dato che sto morendo di fame.
Esco velocemente dalla biblioteca scontrandomi con qualcuno. Ma che è oggi?

"Mi disp-" comincio ma vengo interrotta dalla sua voce.

"Cazzo guarda dove stai andando." ma questo chi si crede di essere?

"Potrei dirti la stessa cosa." incrocio le braccia alzando lo sguardo per incontrare i suoi occhi. Verdi, smeraldo.

"Sei tu quella che mi è venuta addosso." non potevo scontrarmi con un'altra ragazza carina come Charlotte?

"Mi stavo anche scusando, dio... ma che cazzo ti danno per colazione?" questo ragazzo mi sta facendo perdere la pazienza, anche se è fottutamente bello...

Smettila Nicole!

"Spostati, sono di fretta." mi guarda duro.

"C'è tanto spazio, potresti evitarmi pure tu. Io di certo non mi sposto." lo sfido.

"Perché sto ancora perdendo tempo con te?" mi scansa continuando sui suoi passi. Volevo replicare ma non mi ha dato il tempo.
Gli avrei staccato tutti i suoi ricci bruni dalla testa se avessi potuto.

Mi incammino nervosa come non mai verso la tavola calda più vicina. Spingo la piccola porticella di vetro facendo tintinnare la campanella all'interno.

Mi accomodo ad un tavolo in fondo per essere più tranquilla e appartata. Un cameriere mi raggiunge dopo poco.
"Può già ordinare?" mi domanda regalandomi un sorriso più falso che mai.

"Questo hamburger qui." dico indicandone uno sul menu. "Una porzione di patatine medie e un acqua naturale. Infine anche meno sorrisi falsi." gli porgo il menu cogliendolo di sprovvista dalla mia affermazione.

"Io veram-"

"E anche meno chiacchiere. Ho piuttosto fame, sa." alzo gli occhi al cielo e finalmente il cameriere mi lascia sola.

Osservo dalla vetrina i passanti correre per le strade di Manhattan. Chi parla al telefono, chi corre per non perdere l'autobus, chi passeggia tranquillamente...
Mi piacerebbe sapere la storia di ognuno di loro. Sono una ragazza molto curiosa ma questo non vuol dire che io sia impicciona.
Se qualcuno vuole raccontarmi cosa gli passa per la testa o cosa gli succede, io sono qui ad ascoltare. Altrimenti non mi faccio problemi.

"Ecco a lei." il cameriere di prima mi porge la mia ordinazione sul tavolo.

Biascico un grazie mentre quest'ultimo si dilegua verso il bancone.

Afferro il mio hamburger quando la mia attenzione si sposta verso un ragazzo ricciolino che sta aprendo la porta d'entrata. Quel ragazzo ricciolino.
Ordina qualcosa al bancone per poi cercare, da quel che sembra, un tavolo libero.

Mi giro anch'io per vedere e purtroppo l'unico libero è quello dietro di me.
Nascondo il viso con l'hamburger per evitare che mi veda. Non ho voglia di ascoltare le sue lamentele.
Il ragazzo si siede al tavolo dietro di me nella sedia attaccata alla mia dandomi le spalle.

"Non sei brava a nasconderti." come?

"Non mi stavo nascondendo." mento.

"Certo come no." soffoca una risata.

"Non parlarmi." taglio corto.

"E a te cosa danno per colazione?" mi provoca. Non ne posso già più di questa conversazione di spalle.

Prendo la mia roba sedendomi di fronte a lui.
"Pane e acidità da usare solo per coloro che se lo meritano." alzo un sopracciglio sorridendo soddisfatta.

Scuote la testa divertito alzandosi dal tavolo per sedersi in quello in cui ero seduta io poco prima. Questa volta però non mi da le spalle. Si siede nell'altra sedia in modo tale che io possa vederlo.


SPAZIO AUTRICE:
ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia!
-Reb

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