LA CURVA

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Non sarebbe mai arrivato in tempo in città per festeggiare il nuovo anno con lui, il suo grande amore, lo sapeva bene. Quell'ondata di passione improvvisa che gli aveva stravolto la vita per sempre da un momento all'altro e aveva complicato in una maniera quasi irreversibile il suo rapporto con Carolina. Jonathan - biondo, capelli lunghi e mossi, un folto barbone incolto e occhi azzurri - gettò una rapida occhiata all'orologio, mentre stringeva quasi d'istinto un minuscolo ciondolo a forma di tessera di puzzle. Sentì il freddo del metallo degli angoli premere contro il suo palmo. Ma cosa ci poteva fare? Scacciò d'improvviso quel pensiero dalla testa, lo turbava e doveva tornare a concentrarsi sulla strada. Guidò in silenzio per quindici minuti, con lo sguardo incollato oltre il parabrezza del furgoncino Volkswagen verde mimetico, il modello T2, il simbolo di Woodstock e degli anni 70. I primi due sedili posteriori erano ingombri di attrezzatura da montagna, pelli di foca, scarponi, corde, il giaccone e i pantaloni da sci, il tutto stipato dentro due grosse borse rosse della Leki. Senza rallentare, Jonathan abbassò per un istante gli occhi sulle mani, rendendosi conto che erano posizionate sulle dodici e venti e non sulle dieci e dieci. La macchina tendeva a sinistra, e Jonathan si ripromise di portarla a riparare una volta tornato in città, aveva già rimandato per troppo tempo.
I cumuli di neve addossati lungo la strada scorrevano veloci come nuvole in un giorno ventoso e il panorama era pressoché sempre lo stesso dal momento che non c'erano macchine nell'altro senso di marcia. Solo grossi mucchi di neve sporca ai lati, e un buio penetrante e gelido che lo obbligava a tenere gli abbaglianti accesi. Era partito da quattro ore e cominciava ad avvertire i primi sintomi della stanchezza. Non riusciva a credere che solo qualche ora prima si trovava completamente immerso nella natura sul Monte Bianco, con una squadra di giovani aspiranti alpinisti che doveva addestrare ad affrontare la vetta delle vette, Il monte Everest. E ora invece era in viaggio, in rientro verso la città. Aveva scalato il gigante dei giganti solo una volta nella sua breve carriera da alpinista, ma l'immagine della vista dal tetto del mondo era ancora impressa nella sua memoria come un esame all'università che si ridà cinque volte prima di riuscire a passare. In fondo, quanti altri trentenni possono dire di essere stati sul punto più alto del mondo? Si ritrovò a pensare Jonathan, mentre schiacciava a tavoletta l'acceleratore.

Gloria Rontelli - capelli rossi che facevano pendant con la carnagione candida tempestata di lentiggini, occhi grigi - richiuse la bottiglietta d'acqua dopo aver bevuto una lunga sorsata e la scagliò sul sedile del passeggero alle sue spalle, mentre con l'altra mano reggeva il cellulare e il volante insieme. Stava guidando in maniera alquanto maldestra la sua Fiat 500 bianca panna con il tettuccio decapottabile bordeux e la macchina procedeva sobbalzando sulla sdrucciolevole strada di montagna. Fino a qualche istante prima stava chattando su Facebook con Marcelo Burlon, nella cui baita di montagna era stata invitata a festeggiare il capodanno. Aveva avvisato lo stilista che probabilmente avrebbe fatto un po' tardi, ma che era già in viaggio.
Nel momento stesso in cui alzò gli occhi dal cellulare, posò lo sguardo sul guard rail che scorreva veloce alla sua destra e si rassicurò abbassando lo specchietto e dandosi un'occhiata al trucco. Anche nella peggiore delle ipotesi in cui si fosse distratta un po' troppo, la barriera era abbastanza solida e se la sarebbe cavata con qualche lieve danno alla portiera. Gloria era una giornalista di moda, ma non era mai stata una grande appassionata del mondo delle sfilate e delle modelle. Tutto ciò che le interessava era indossare abiti nuovi e firmati ogni giorno. D'altronde era molto ricca di famiglia e se lo poteva permettere. Era stato proprio il padre a convincerla a cominciare a lavorare nella sua redazione e, dopo avere minacciato di diseredarla, lei aveva acconsentito. Aveva iniziato a curare un inserto riguardante gli abiti indossati dalle fashion blogger nei loro video. Il lavoro non era particolarmente stressante e questo era stato il motivo principale per il quale non l'aveva ancora lasciato, come aveva fatto con l'università e tutto ciò che aveva provato a fare in seguito. Tutto quello che doveva fare era incontrare le influencer e intervistarle, andare con loro fuori a pranzo nei più prestigiosi ristoranti della città e chiedere quale fosse la loro marca di vestiti preferita. Doveva anche partecipare alle più esclusive serate di moda.
Era stato due settimane prima, proprio durante una festa a seguito di una sfilata di Marcelo Burlon, che l'aveva conosciuto. Lui l'aveva notata nel privè vestita da capo a piedi con gli abiti del suo marchio e le si era avvicinato per presentarsi. Alla fine avevano passato una piacevole serata insieme, all'insegna di musica e alcool, quest'ultimo gentilmente offerto dall'open bar. Prima di separarsi, Gloria gli aveva detto di essere una giornalista e che curava una rivista di moda e aveva proposto a Marcelo un'intervista. Lui aveva prontamente accettato e l'aveva invitata a capodanno a trascorrere il week-end nella sua baita di montagna, con la promessa che avrebbe risposto a tutte le sue domande. E ora eccola lì a bordo della sua Fiat 500, su un'interminabile strada di provincia, buia, spazzata da un forte vento e con enormi cumuli di neve addossati ai lati della strada, in direzione della baita di Marcelo Burlon.
Mezz'ora all'arrivo, constatò alzando finalmente lo sguardo sulla strada davanti a lei. A un centinaio di metri si intravedeva un'enorme curva cieca, la strada era deserta e Gloria pensò di avere abbastanza tempo per sbloccare lo schermo del cellulare e guardare l'ultima storia di Chiara Ferragni su Instagram. Proprio mentre stava fissando la bionda fashion blogger, intenta a baciarsi con il marito Fedez, si sentì un tuono fortissimo, seguito da altri due, e pochi istanti dopo Gloria sentì arrivare da dietro la curva il rumore dei fuochi d'artificio. Cazzo, è già mezzanotte! Pensò senza alzare lo sguardo dal cellulare.

THE PUZZLEWhere stories live. Discover now