Primavera

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La primavera aveva mosso con la vita il giardino rigoglioso e il torrente che lo attraversava

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La primavera aveva mosso con la vita il giardino rigoglioso e il torrente che lo attraversava. Il sole si specchiava vanitoso nelle acque cristalline e i sassi elargivano al mondo i loro lisci sorrisi dal fondo ciottoloso. L'aria mormorava tra frinire d'insetti e carezze di foglie verdi.

Anche il semplice abito che indossava Elizabeth era verde, così come i suoi occhi chiari.

Proseguiva reggendone con le dita l'orlo merlettato perché la rugiada aveva bagnato l'erba nuova, e milioni di fili sottilissimi erano rimasti umidi e scintillanti fin dalle prime luci dell'alba.

Non le piaceva camminare dove il fango poteva sporcarle le scarpe, proprio no, ma riconosceva di aver bisogno d'aria pulita, di passeggiare e di respirare il profumo dei fiori. Amava la natura, nonostante temesse le api e i ragni e le cavallette, e il cinguettio dei pettirossi le ricordava con dolcezza di smetterla di pensare per una buona volta, e godersi un passo dopo l'altro.

Elizabeth fece un respiro profondo e lasciò cadere l'orlo della gonna nell'erba. Si era stancata di preoccuparsi del suo vestito. Sorrise. Ascoltò il suo cuore e chiuse gli occhi mentre alcune ciocche di capelli le accarezzavano il collo, sospinte dalla brezza leggera.

Riprese a camminare con rinnovato vigore: voleva arrivare al torrente che divideva il giardino di suo padre da quello confinante. L'aveva di colpo colta il desiderio di immergere i piedi nell'acqua fredda e limpida del fiumicello.

Scostò i capelli dal viso con dita che nulla avevano toccato fuorché liscia porcellana, tasti di pianoforte, morbidi crini di cavalli purosangue e tessuti raffinati.

I suoi occhi attenti esplorarono i dintorni. Era ormai lontana dalla tenuta; abbastanza lontana da non sentire più le urla della madre per i servitori, che – a quanto pareva – non stavano lucidando il pavimento come lei desiderava. O forse si trattava degli specchi nel salone principale?

Sorrise, perché da giorni la sua cara madre non aveva in testa altro altro che il ballo che si sarebbe svolto in onore del compleanno di suo padre. Tutto doveva essere perfetto, tutto doveva essere all'altezza del rango sociale della famiglia. Tutto doveva essere lusso.

Ma Elizabeth era nata con l'idea che il lusso fosse una comoda e superflua aggiunta al suo benessere. Non aveva bisogno della ricchezza di suo padre per essere felice. Le bastava un libro, il cielo terso. Le bastavano la pioggia, il temporale, i tuoni e i fulmini. Il sole di primavera e gli occhi di un dolce cerbiatto. Le bastava l'amore.

Continuò a camminare e, per un pezzo, seguì il solo rumore dell'acqua in lontananza, sospinta dalla brezza leggera.

Quando arrivò al torrente, l'orlo del suo vestito vantava due umide dita di fango belle che piene. Elizabeth non ci badò e liberò i capelli dal raccolto ormai disfatto dal vento e dalla passeggiata nel giardino.

𝙡𝙖 𝙥𝙖𝙪𝙧𝙖 𝙙𝙚𝙡 𝙡𝙪𝙥𝙤Where stories live. Discover now