30•capitolo

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Elena:

"Stefano, devo parlarti", dico al mio fidanzato non appena ho finito di parlare con Alessio.
Mi sono sentita morire quando ha pronunciato quelle due paroline in fila, non glielo sentivo dire da anni. Anche mentre stavamo insieme, non era come Stefano, lui mi diceva poco ciò che sentiva. È sempre stato un tipo abbastanza chiuso sui suoi sentimenti, anche se non ne soffrivo perché mi dimostrava il suo amore. Poi mi sono resa conto che forse non era reale, ma in quel momento mi sembrava sincero nei miei confronti.

Quando ho visto arrivare Stefano, un senso di tranquillità ha invaso il mio corpo, perché mi sono sentita destabilizzata in questi giorni con Alessio. Ma, quando Stefano mi ha abbracciato, in quel momento ho capito. So cosa vuole il mio cuore, certe cose le percepisci, e adesso non ho più titubanze in merito. Devo parlare con Stefano, devo fargli capire le cose come sono andate e sperare che lui capisca il dilemma che ho avuto in questi giorni.

Ma, nel frattempo che sto per parlare, dietro di me sento la voce calda e profonda di Alessio, che mi porta a sobbalzare e a girarmi di scatto verso di lui, incontrando quegli occhi scuri che hanno provocato un tumulto dentro di me non indifferente. Non posso fare finta che non sia successo, qualcosa dentro di me l'ho sentita, ma è chiaro che io non voglio stare con lui. La mia decisione non muterà, sono certa di quello che desidero nella mia vita.

"Elena", esclama col fiatone mentre mi giro, e le parole dette solo qualche minuto fa ricominciano a ripetersi nella mia testa. È un po' imbarazzato, si morde il labbro, ma qualcosa lo preoccupa.

"Che succede?" Mi sento in bilico in questo momento. Dietro c'è la persona che ho deciso di sposare, sento il suo fiato sul collo, percepisco il suo nervosismo anche se ce l'ho di spalle; di fronte ai miei occhi invece c'è il ragazzo che mi ha fatto più male in assoluto, ma che ho amato davvero più della mia vita. Il sentimento che mi lega a lui è qualcosa di profondo, che va al di là di ogni cosa, so che c'è ma non gli do un nome ben stabilito.

"I dottori...", fatica a parlare. "... hanno detto che vogliono parlare con me. Vieni?", mi chiede speranzoso.

Io annuisco convinta, ovviamente sono qui per Patrizia e voglio sapere come sta. Sono preoccupata per lei, l'idea di perderla nella mia testa si fa sempre più frequente, perciò voglio subito sapere come stanno le cose, anche se l'ansia non manca. Soprattutto penso a lui, ad Alessio, a come ne soffrirebbe se dovesse perdere sua madre perché lui la ama terribilmente.

"Andiamo". A quel punto dico e, nel frattempo che faccio qualche passo, mi volto verso il mio fidanzato che tiene le mani nei fianchi e ha gli occhi tristi.

Quanto male mi fa vederlo così, con i suoi occhi verdi che esprimono tutta la sua paura di perdermi.

"Ne parliamo...", ma mi interrompe.

"Dopo...", sospira. "Non preoccuparti, fammi sapere. Adesso devi pensare solo a lei". Si avvicina a me, e alza il braccio per poi con la mano accarezzare il mio volto. "A dopo". Il suo alito caldo sfiora il mio viso e si avvicina a me, baciando le mie labbra che rimangono ferme.

Vado verso la camera in cui tengono Patrizia, e non appena entro lei mi fa un piccolo sorriso. Quello che amo più di questa donna è la sua forza. Sta male, eppure non mostra mai le sue fragilità, perché è chiaro che anche lei ha paura quanto noi, ma il suo amore supera pure le paure stesse.
Mentre ci informano del problema di Patrizia e del suo imminente trasferito, dopo vedo i medici uscire e rimango insieme a lei.
Non posso negare quanto le sue parole mi entrano nel profondo: lei non mi incita a ritornare con Alessio, non mi obbliga a fare una scelta, non mi pressa, vuole la mia felicità. Mi chiede di guardarmi nel profondo, di capire me stessa, di scegliere la felicità.

Paura d'amare (COMPLETA IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora