21•capitolo

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Per ora le notifiche non arrivano a tutti, quindi controllate di non aver saltato capitoli.

Si consiglia l'ascolto della canzone riportata sopra perché è strettamente collegato al capitolo.

Alessio:

Vorrei tanto che lei venisse con noi, ma non voglio forzarla a fare qualcosa che non vuole. È ovvio che il suo fidanzato non accetta la situazione e ha anche ragione perché io sono ancora innamorato di lei, ed è normale che averla accanto non mi tratterrebbe dal volerle dimostrare ciò che sento davvero. So che è colpa mia non averla più accanto, ma dal momento che l'ho rivista non riesco a togliermela dalla testa e non riesco a starle lontano. La voglio di nuovo, poter sentire le sue labbra ancora sulle mie, poterla abbracciare senza nessun ostacolo, ma mi limito a guardarla perché già l'ho fatta soffrire abbastanza, sarebbe da egoista mettermi in mezzo, quindi finché lei mi starà lontano riuscirò a farlo.

Stringimi forte non sentirò più niente ma solo il tuo cuore...

Oggi partirò insieme a mia madre, Elena l'è venuta a trovare tutti i giorni da quando ha saputo che stiamo per partire. Ho percepito dai suoi occhi il suo disagio per non poter venire con noi, ma mi sono limitato a stare in silenzio.

"Sei pronta, mamma?", domando a mia madre, aprendo la porta della sua stanza e trovandola chinata verso la valigia in cui sta mettendo le ultime cose.

Lei si gira verso di me e accenna un sorrisino; "si, cinque minuti e sono pronta", esclama.

"Vuoi una mano?", le domando facendo qualche passo verso di lei.

Lei scuote la testa e con la mano mi stoppa; "sono malata, ma riesco ancora a fare le cose", dice ridendo. Non appena sento queste parole, avverto una fitta in pieno petto e mi immobilizzo di colpo. "Scusa tesoro, pessima battuta", dice pentendosi di ciò che ha detto.

"Non preoccuparti, ti prometto che riuscirai a farcela. Insieme ce la faremo", le dico speranzoso, sentendo i miei occhi divenire lucidi. Senza mia madre sono nulla, non voglio, non posso perderla, lei è l'unica famiglia che ho.

Lei mi fa un sorriso tirato, sento che non ci crede nella sua guarigione, ma deve crederci come lo facciamo io e Elena.

Non appena siamo pronti, usciamo di casa accompagnati da mio padre. Lui verrà da noi fra una settimana perché non può liberarsi a causa del lavoro. Non averlo tra i piedi non mi dispiace.
Quando mettiamo un piede fuori casa, mi blocco di colpo e sento il mio cuore cominciare a battere così forte che mi manca il respiro.

La sensazione di toccarci solo scambiandoci sguardi...

"E-Elena", mormoro quasi impercettibilmente. I miei occhi sono fissi sui suoi verdi azzurri che oggi stanno brillando di più, le sue labbra formano un sorriso, quelle labbra che ardo baciare con tutto me stesso.

Per noi non valgano i discorsi che il tempo aiuta a non pensarci, perché noi siamo diversi...

"Che c'è?", dice ridacchiando. "Pensavate che io non venissi all'aeroporto a salutarvi?", chiede ma i suoi occhi non si spostano dai miei. Perché i nostri cuori quando sono così vicini, sono fusi e anche un cieco si accorgerebbe di ciò che ci trasmettiamo con un solo sguardo.

Perché io ti amo Elena, ti ho sempre amato. Non dovevo lasciarti andare, ma... ora come faccio a rimediare ai miei sbagli?

Ci avviciniamo a lei e vedo Elena che abbraccia mia madre, ma i suoi occhi da dietro le spalle li vedo ancora che guardano me, mentre io accenno un sorriso pieno di sentimento per lei.

Paura d'amare (COMPLETA IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora