14•capitolo

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Alessio:

Vado via con il cuore in subbuglio. Me la sono voluta io questa situazione quando ho rinunciato a lei, eppure non riesco ad accettarlo di vedere la MIA Elena, mentre è con me, che va verso Stefano come se io non esistessi. Mi sono sentito come se mi rompessi in tanti microscopici pezzettini in un solo istante. Nello stesso momento so che è giusto così, che lei è felice con lui, che probabilmente ora ama lui e non più me. Che io le dica tutto o meno, come stavo facendo oggi, non cambierebbe nulla, perché ormai i suoi sentimenti, il suo amore appartiene ad un'altra persona che non sono io. Lo devo accettare, ma perché è così tanto difficile? Perché non sono riuscito a tenere con me l'unica persona che ho davvero amato nella mia vita?
Sono uno stronzo, lei non si merita un tipo come me, me lo sono sempre ripetuto in tutti questi anni quando il suo pensiero mi avvolgeva il cuore, quasi a soffocarlo perché non lasciava spazi per andare avanti, per andare oltre, per concentrarmi su altro. Mai ho pensato di sostituirla, anche perché a che servirebbe farlo se tanto rimango nello stesso modo? So che sono così, non posso cambiare e mi dispiace non poterlo fare, perché questo implica che non sarò mai felice.

Mi dirigo con la mia moto verso casa mia, o per meglio dire casa dei miei genitori. Mia madre mi ha chiesto se mangiavo li, vuole farmi riappacificare con mio padre, nonostante io sia già andato stamattina da lui per chiarire la faccenda. Tanto a che serve se lo odierò sempre? Sono andata da lui solo per mia madre, so quanto lei ci tenga che abbia un minimo di rapporto con lui. Di solito non le do retta, ma ora come ora, non voglio deluderla. Mia madre insieme a Elena è la persona più importante per me, quindi sapere di averla in queste condizioni, mi fa togliere l'orgoglio e pensare a ciò che la può rendere felice. Come d'altronde questa cena, so che avere per una sera la sua famiglia, una famiglia unita almeno all'apparenza, la può tranquillizzare e, se posso fare questo sforzo, lo faccio. Ma non cambierà mai ciò che provo per mio padre, non cambierà mai perché l'ho visto ferirla troppe volte, e l'ho visto con i miei occhi.

Scendo dalla moto e vado verso casa dei miei genitori, stranamente la macchina di mia madre non è più nel vialetto. Proprio ora che ho lasciato Elena, ma in ogni caso ha ragione: non posso organizzare la festa qui, perché capirebbe tutto.

Estraggo le chiavi di casa dalla tasca del giubbotto di pelle, le tiro fuori e infilo una di loro nella serratura di casa. Poi poggio la mano sulla maniglia e faccio pressione per incurvarla e aprirla. Non appena sono dentro casa, tolgo il giubbotto e mi dirigo di sopra, sento il rumore che proviene dall'ufficio di mio padre, in quel momento mi si blocca il cuore e la circolazione, mi riporta indietro nel tempo.

Sono incerto se andare avanti verso quella porta in cui c'è di sicuro lui, o entrare dentro la mia stanza e fare finta di niente. Scuoto la testa, porto le mani sul viso e faccio su e giù con le mani per strofinare il viso.
Abbasso le braccia e portandole ai fianchi, stringo le mani con tutta la forza, insieme ai denti che digrigno.

Non dovrei andare, non vorrei farlo, ma ancora una volta, oggi come allora, decido di andare verso l'ufficio di mio padre.

Faccio qualche passo, e in quel momento sento i miei stessi passi come se rimbombassero, il mio cuore lo sento in gola, ho un senso di nausea. Cammino, faccio qualche altro passo ancora, ancora e ancora, fino a ritrovarmi dietro quella maledetta porta.

Porto la mano sulla maniglia della porta che al contatto con la mia pelle la sento gelida, esattamente come il mio cuore in questo momento che è come diventato congelato, come se mi trovassi al polo nord in un secondo e batto i denti fra loro come se in casa ci fossero 10 gradi sotto 0.

E in quel secondo appare tutto nella mia mente, come se mi trasportasse indietro nel tempo, come se fossi in grado di rivedere le stesse scene, come se mi trovassi ancora lì:

Paura d'amare (COMPLETA IN REVISIONE)Where stories live. Discover now