«No.» rispondo titubante e imbarazzata «Non c'è bisogno.» sento gli occhi di Jane fissi su di noi.

«Andiamo.» mi dice non accettando un no come risposta e subito dopo esce fuori casa senza salutare nessuno.

Io lancio un ultimo sguardo a Blanca e poi prima di andare mormoro un "ci vediamo" agli altri, senza guardarli neanche.

Non appena esco fuori noto che fortunatamente Grayson stasera ha la macchina e non la moto, perché la maggior parte delle volte viene in palestra con una moto nera.

«Non c'era bisogno di scomodarsi, potevo tornare a casa sola.» gli dico non appena saliamo in macchina ed allaccio la cintura di sicurezza, lui mette in moto.

«E' tardi, non puoi andare in giro a quest'ora da sola.» mi risponde lui guardando davanti a se e si, sembra proprio un rimprovero.

«Al contrario di ciò che credi non sono una bambina, non sarebbe stata la prima volta comunque, sono uscita e tornata sola a casa molte volte a quest'ora e altre volte anche decisamente più tardi.» gli dico e si, sono abbastanza irritata, grata della sua preoccupazione però pur sempre irritata, posso difendermi e prendermi cura di me stessa da sola.

«Perché ce l'hai così tanto con Jane?» mi domanda seriamente cambiando totalmente discorso.

«Cosa ti porta a pensare che io ce l'abbia con lei?» gli chiedo guardando fuori dal finestrino.

«Non si risponde a una domanda con un'altra domanda.» ribatte fermamente e beh, non ha tutti i torti.

«E' una storia lunga.» lo liquido con un gesto della mano e mi sembra di averlo convinto.

All'improvviso però Grayson si ferma nei parcheggi di un bar, spegne l'auto e si volta a guardarmi.

Perché si è fermato?

«Avanti, parla. Ho tutto il tempo che ti serve.» ecco che risponde alla mia domanda inespressa.

«Perché dovrei parlarne con te? A stento so il tuo nome e la tua età.» gli dico e lui continua a fissarmi, diciamo che un po' d'ansia me la fa salire, un bel po' direi.

«Mi conosci abbastanza da salire in macchina con me.» ribatte lui facendomi rimanere per qualche secondo senza parole.

Grayson Walker 1 – Arya Reid 0

«Touché.» rispondo alzando le mani in segno di resa.

«Avanti parla.» mi intima ed io mi decido a raccontarglielo, anche perché forse mi farebbe bene parlarne con qualcuno che conosco poco, avere un "parere" esterno, sfogarmi, non lo so.

Perciò lo faccio, decido di raccontare a lui una parte della mia vita che conosce solo Blanca, esclusi mio padre, la donna che mi ha messa al mondo e che non definisco madre e la diretta interessata, Jane.

«Non siamo mai andate d'accordo io e Jane, o meglio, era lei che non andava d'accordo con me, io le volevo bene, era mia sorella maggiore.» inzio a raccontare prima di pentirmene «Comunque, a parte i suoi infiniti dispetti nei miei confronti, tutto peggiorò quando io avevo dieci anni e lei tredici. Nostra madre cominciò a rientrare ogni sera a casa ubriaca marcia, approfittando sempre del fatto che papà fosse fuori per lavoro.» lo guardo un po' a disagio dato che mi sta fissando senza dire una parola.

«Continua.» mi intima lui, guardandomi dritto negli occhi come se volesse confortarmi, rassicurarmi.

«Quando tornava ubriaca la sera se la prendeva con Jane, le diceva che era stata la sua rovina, che aveva sbagliato a tenerla e tante altre cose orribili. Poi cominciò anche con me, mi diceva che ero troppo, troppo da sopportare per lei e che non mi sentiva figlia sua, che ero strana, quando ero solo una bambina timida di appena dieci anni.» riprendo a raccontare con un nodo nello stomaco.

«Due anni dopo avvenne il cambiamento completo di Jane, non che sia successo di colpo, no, lei aveva iniziato a cambiare già da molto tempo prima, giorno dopo giorno sempre di più. Mi allontanava più di quanto già facesse, usciva e rientrava a casa la mattina dopo, fumava ed era solo una ragazzina di tredici anni.» mi blocco un attimo per fare un respiro profondo, lui mi tocca la coscia come per darmi conforto facendomi sgranare gli occhi e provare un senso di sollievo che dura poco dato che la toglie quasi subito.

«Una sera nostra madre se ne andò e non tornò più, senza darci spiegazioni, senza lettere d'addio, senza dire niente, è solo scomparsa nel nulla. Mio padre decise, ma soprattutto cercava di prendersi cura di entrambe ma Jane era troppo cambiata e allontanò tutti. Avevo solo undici anni quando ho iniziato ad usicre sola la sera o la notte di nascosto da mio padre per cercare Jane, papà era ignaro di tutto, Jane si mostrava perfetta ai suoi occhi.» continuo a raccontare «Comunque la trovavo con i suoi amici a fumare stupefacenti e a bere, aveva solo quattordici anni e la prima volta che la vidi in quelle condizioni capì che non solo si stava rovinando in quell'esatto momento, ma che molto probabilmente era già rovinata da tempo.» lo guardo e lui continua ad ascoltarmi in silenzio.

«Una sera, esattamente la sera dopo aver compiuto tredici anni, andai a cercarla, erano le due di notte e aveva detto a papà che avrebbe dormito a casa di un'amica, cosa non vera ed io lo sapevo, o meglio, lo immaginavo. La trovai con un ragazzo in un auto, non vidi bene ciò che stavano facendo, ma crescendo la risposta è arrivata da sola. Decisi di non dirle niente e di tornare a casa, ma di ritorno a casa ebbi un'incidente.» e mi fa male dirlo, ma di più ricordarlo.

«Merda.» mormora lui, scomponendosi per la prima volta da quando lo conosco.

«Un uomo ubriaco non mi vide e mi prese in pieno, sono stata tre giorni in coma ed ho ancora alcune leggere cicatrici dentro e fuori di me.» gli racconto e mi vengono i brividi solo a ricordare quel giorno.

«Da quel momento non vidi più Jane, mio padre non era il suo tutore legale perciò era libera di fare quel che voleva dato che tutti avrebbero pensato che stesse con mamma. Lei aveva deciso di essere libera e di fare quello che le pareva e no, tornando alla domanda che mi hai fatto, no, non ce l'ho con lei ma voglio starle alla larga, parte della mia vita è stata una merda anche per colpa sua.» concludo e lui mi guarda senza dire niente.

«Sei forte bambina, lo sei davvero.» mi dice poi cogliendomi di sorpresa.

In realtà non so precisamente perché gli ho raccontato tutto questo, mi fa male ricordare tutto ciò che ho passato, che mio padre ed io abbiamo passato per colpa di mamma e Jane. Okay, magari ha sofferto anche Jane, non lo metto in dubbio. Ma comunque parlarne con lui è venuto naturale, mi sono sentita come liberata da un peso.

Forse perché sotto sotto sto iniziando ad accettare il fatto che lui mipiace, mi piace troppo e questo inconsciamente mi porta a fidarmi di lui, adaprirmi con lui e a cercare di farmi conoscere.

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