Gli occhi di Zayn si illuminano quando solleva lo sguardo, mentre Harry si alza di fianco a me, la sua mano come un serpente. Si avvolge nella mia, le unghie che quasi si incavano nella mia pelle. Ma non c'è veleno. Beh, gelosia e possesso, forse.

Il veleno fa male.

Soprattutto a Zayn, anche se non è quello che è stato morso.

"Ah, n-no, sono a posto."

Se solo dicesse sul serio.

Questione di secondi e io ed Harry siamo fuori dall'appartamento, passeggiando verso la mia macchina.

"Hai paura?" chiedo,con il tono più fermo che riesco a trovare, nonostante il fatto che le mie labbra stiano tremando dal freddo che c'è fuori. Un fiocco di neve si scioglie sulla mia guancia.

"Paura?"

Sì, paura.

"Sì, paura." ripeto, ma non sono infastidito. Tengo la portiera aperta per lui.

Lui si ferma e mi guarda. E' concentrato, il suo sguardo si fa più serio, e lucido come sempre. Fa solo troppo freddo.

"No." dice, dopo un lasso di tempo che potrebbe essere confuso con un'ora anzichè dei minuti.

Le sue parole pizzicano il mio orecchio, come una madre che ti rimprovera e mi portano al sedile del guidatore. Trattengo un sussulto istintivo nel mio petto.

No.

Mi siedo.

No.

Accendo il motore.

"Qualche volta." interviene.

No.

Mi prende il panico e mi giro verso di lui. "Io ho paura. Sempre, ho paura."

"Perché?" si acciglia.

"Perdere te. Perdere noi. Dovremmo essere-"

E poi delle dita fredde vengono a contatto con il mio mento, scommetto che riesce a sentire la barba che sta ricrescendo. Il risultato di non radermi da un paio di giorni.

"Cosa dovremmo essere? Ho paura anch'io, a volte. Ho paura che Zayn possa in qualche modo portarti via da me."

"Questo non succe-"

"Non succederà mai. Lo so." finisce, e il suo sorriso ritorna, ma la sua felicità no.

Siamo tristi da un po' di tempo.

Mia mamma non mi parla da mesi.

La mamma di Harry è ancora restia ad affrontare la realtà.

E' un mondo fottutamente crudele.

E ogni giorno la mia presentazione si sta rafforzando per questo. Quindi non penso di potermi lamentare.

Posso quasi sentirlo quando ci penso.

Sono in piedi davanti alla classe, le mie mani sono sudate, ma so che sto facendo la cosa giusta. Immagino di essermi privato di ore di sonno ogni notte per provare ogni battuta, e il tono della mia voce. I cerchi scuri sotto i miei occhi sono simbolo di forza, e la debolezza è vacante. Tutti mi stanno guardando. La classe è in silenzio finchè non pronuncio la prima frase...

"La vita non si può controllare, come un orgasmo."

Suonava bene nella mia testa.

Sulla strada verso Mc Donalds, stiamo entrambi piangendo. Spaventati come non mai. Siamo solo ragazzi dopotutto.

Lo sguardo delle cassiere è senza prezzo. Due ragazzi singhiozzzanti al bancone che ordinano tre porzioni grandi di patatine fritte e quattro panini.

Harry non è riuscito a reprimere una risata in mezzo ai suoi respiri presi dal panico.

Troviamo un posto vuoto, ci sediamo, e poi tiro Harry sulle mie gambe. Lui squittisce, dice di odiarlo, e poi mi sussurra che invece lo ama.

E' una routine, davvero.

"Lo so." dico, imboccandolo con le patatine che si lamenta lo faranno ingrassare di cinquanta chili.

"Cinquanta chili non mi fermeranno dall'amarti. Bel tentativo però."

Ridiamo entrambi.

Ridere. Probabilmente la seconda cosa pù bella del mondo, proprio accanto ad un orgasmo.

Ed Harry non è stato capace di trattenerne uno, in mezz'ora da quando siamo fuori.

Una volta si imbarazzava, ma adesso mi permette di calmarlo.

Se questo non è uno sviluppo del personaggio, allora cos'è?

"Il mio piccolo Bambi." dico dolcemente, e lui mi dà un pizzicotto, ridacchia, poi mormora e accarezza i capelli sulla mia nuca.

Gli spasmi spontanei sono diventati una cosa normale nelle nostre vite. Molti li riterrebbero strani, ma per me ed Harry sono una tradizione.

"Ascolta..." dico, accarezzandogli la schiena, aiutandolo a rimettere i piedi per terra.

"Sto cercando dei posti... per noi."

Lui si ritira, le guance rosate. Dà un morso al panino che sto tenendo in mano, e lo mastica in modo adorabile. Poso una mano sulla sua pancia, la accarezzo e sorrido.

"Sì." dico e sto rispondendo alla domanda che ha in mente. So che è lì.

"Lou... Davvero?"

Pensa che lo stia prendendo in giro? Non sarebbe una buona barzelletta, detta da me.

"Certo. Troverò un lavoro, tu potrai andartene da casa tua... Puoi?"

Harry esita, e io mi mordo l'interno della guancia.

"Non devi per forza Bambi." dico solamente per chiarire, perché qualcuno deve precisarlo. E quel qualcuno dovrei essere io.

Lui si appoggia a me, e mi bacia a stampo in risposta.

Non è un no.

Ma non è nemmeno un sì.

La serata finisce con una salvietta sporca, due lattine di soda vuote e un panino mezzo mangiato.

Per me comunque, finisce così.

Per Harry, non esattamente.

Sono una merdaa, vi ho lasciate senza aggiornare e senza darvi spiegazioni per quanto tempo? Due settimane tipo? Mi scuso tantissimo, spero capiate che la terza liceo richiede veramente tanto impegno, studio eccetera. Torno a casa alle tre e studio minimo tre ore al giorno, e devo gestire anche una vita sociale che è già tanto che esista, quindi davvero, mi dispiace ma gli aggiornamenti non saranno così tanto frequenti come lo erano qualche mese fa, oppure per le altre mie storie. Comunque voglio assicurarvi che ci provo, appena ho un buco libero provo a tradurre, anche se non riuscirò a tradurre capitoli interi almeno mi porterò avanti. Spero che siate disposte ad aspettare, e soprattutto spero che ne valga la pena.
Vi voglio bene, grazie per leggere questa storia.
Giuls, xx.

You put the O in DisOrder » Larry Stylinson || Italian translationKde žijí příběhy. Začni objevovat