Capitolo 9

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POV's Elisa
-Ti porto a casa?- mi chiese Dam
-I miei nun ce sono, ti va de farme compagnia?-
-Certamente- disse per poi stamparmi un bacio sulla fronte
Salimmo in macchina e iniziammo a chiacchierare.
-Nun m' avevi detto di avere na band!-
-Una band no... LA BAND SI!!-
-sempre il solito egocentrico- dissi scoppiando a ridere
-senti- mi disse - Ho visto il tuo spartito ed è davvero fantastico...- disse tornando serio -e volevo chiederti se ti andava di scrivere insieme- disse distogliendo lo sguardo per non far notare l'imbarazzo.
Gli presi la mano e sorrisi
-Certo che me va, cazzo sei n' cantante della madonna e mi piacerebbe un casino sentirti cantare i miei pezzi!!-
-Piccolì come ho fatto a restà senza de te tutto sto tempo?!- disse ridendo
"Già dove sei stato Dam, quando la gente mi ha abbandonato perché ero diversa. Ti prego Dam non fare come gli altri... non andartene ti prego..."
-Ei Piccolì ci sei?- mi guardava con una smorfia divertita
-Si scusa ma mi è venuta un'idea- mi si spalancarono gli occhi e scesi dalla macchina. Dam fece lo stesso e gli afferrai il polso per dirgli di seguirmi in casa. Chiusi la porta alle spalle e Dam mi guardò divertito
-Piccolì che succede?!-
-Vieni in camera mia- dissi senza pensare a cosa poteva balenare nella testa del romano
-siediti tranquillo- dissi indicando il letto
Aveva uno sguardo sorpreso
-Ti da fastidio se mi cambio?-
-Ma va, d'altronde è casa tua- disse con dolcezza
Andai in bagno a cambiarmi

POV's Damiano
Si comportava in modo strano e non riuscivo a capire le sue intenzioni. Uscì dal bagno indossava una felpa di almeno 3 taglie più grande, delle culot nere e delle calze sempre nere. Era stupenda anche se non indossava niente di particolare. Si raccolse i capelli come la prima volta in cui l'avevo vista. Si fiondò sul letto sedendosi a gambe incrociate e prendendo quel famoso quadernino di cuoio che già conoscevo. Mi appoggiai alla spalliera del letto e stesi le gambe. Dapprima lei esitó ma poi mi si avvicinò appoggiandosi accanto a me e cominciando ad abbozzare qualcosa sul suo quaderno.
-che stai a scrivè?- le chiesi
-guarda e dimme che ne pensi- disse ancora esuberante
Era un testo di una canzone e cazzo era fantastico "Cammino per la mia città e il vento soffia forte, mi son lasciato tutti indietro e il sole all'orizzonte. Vedo le case, da lontano, hanno chiuso le porte, ma per fortuna ho la sua mano e le sue guance rosse. Lei mi ha raccolto da per terra coperto di spine, coi morsi di mille serpenti fermo per le spire. Non ha ascoltato quei bastardi e il loro maledire, con uno sguardo mi ha convinto a prendere e partire. Che questo è un viaggio che nessuno prima d'ora ha fatto, Alice, le sue meraviglie e il Cappellaio Matto. Cammineremo per sta strada e non sarò mai stanco, fino a che il tempo porterà sui tuoi capelli il bianco. Che mi è rimasto un foglio in mano e mezza sigaretta, restiamo un po' di tempo ancora tanto non c'è fretta. Che c'ho una frase scritta in testa ma non l'ho mai detta, perché la vita, senza te, non può essere perfetta''
-Wow!- fu l'unica cosa che riuscii a dire
-Ti andrebbe di cantarla per me? Per sentire se è nelle tue corde-
Iniziai a canticchiarla e mi sembrava perfetta per me.
-Allora che ne pensi?- le chiesi facendo finta di vantarmi
Lei mi fissò e così dal nulla mi baciò...

CONTINUA...

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