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Eccomi, scusate per l'attesa ma con l'università è difficilissimo pubblicare spesso. Prima di lasciarvi al capitolo vorrei dire velocemente due cose. Ho letto i commenti al precedente e sinceramente mi dispiace che consideriate la storia piena di "pali" e soprattutto mi dispiace se magari vi aspettavate qualcosa di diverso, di più allegro. Ma credo che già dall'inizio si capisse che la storia sarebbe stata abbastanza difficile, che Claudio avrebbe dovuto fare un percorso non semplice per tornare a vivere e liberarsi dai sensi di colpa. E credo che quelli non vadano via da un momento all'altro. Ci vuole tempo, secondo me tanto. E sto cercando di rendere il suo percorso il più completo e realistico possibile, sto cercando di mettermi nei panni di una persona che vive una cosa del genere. Non credo sia facile andare avanti e credo che neppure l'amore basti fino in fondo, in questi casi. Questa è una storia su due Claudio e Mario che NON sono i Claudio e Mario reali. Insomma, vedetela come tale, una semplice storia, in cui sto cercando di rendere i miei personaggi il più realistici possibile. Non sono una che scrive cose molto allegre, chi ha letto la mia precedente storia lo sa. Spero che riusciate a capire Claudio quindi, che proviate la stessa empatia che provo io per lui, andando oltre. Detto ciò, vi lascio al capitolo e vi anticipo che non manca molto alla fine.
P.S. Per gli insulti, prendetevela con Vittoria, è tutta colpa sua. La trovate su tw: @inlove260816. Insultatela tanto, se lo merita! 😂
Prometto di non farvi aspettare tanto per il prossimo capitolo, a presto!

"Così, viaggiando nel tempo, nei giorni, conosci milioni di anime. Ci parli, sorridi, le guardi, di tanto in tanto ti fermi, ricambi gli sguardi. Poi però riprendi il tuo cammino. D’improvviso ne incontri una che stravolge il senso del tuo percorso per sempre, mobilita inevitabilmente le vecchie prospettive territoriali e oserei dire anche l’origine del tuo cielo, la direzione dei tuoi occhi. Dopodiché nulla sarà più maledettamente uguale. Mai più. E nel preciso istante in cui te ne accorgerai, capirai perché da tutto il resto sei sempre andato via."

Claudio

Cerca Paolo tra la folla. Ma di lui non c'è traccia. Si volta indietro e vede Mario sempre più lontano, sempre più piccolo tra la gente. Eppure, nel nero dei suoi occhi, quella delusione la riesce a scorgere anche a metri e metri di distanza. Alla fine scompare anche lui, tra tutta quella gente che balla troppo vicina. E Claudio vorrebbe correre, tornare indietro. Ma non lo fa. È bloccato, la testa che gira sempre più forte e il cuore che martella. Vuole solo tornare a casa. Continua a cercare Paolo tra tutte quelle persone, afferra il telefono e prova a chiamarlo. Ma niente, l'altro non risponde. Così è solo quando quel ragazzo gli si avvicina. E la prima cosa a cui Claudio riesce a pensare è che è diverso da Mario. Tanto, troppo. E forse questo è un bene. I suoi occhi blu non hanno nulla di quel nero che gli è entrato dentro. Il suo sorriso non ha nulla di quello di Mario, che quando sorride ha gli occhi che brillano e quelle piccole rughette intorno che glieli rendono ancora più belli. È bello, ma non è Mario. E forse è proprio per questo che quando gli posa una mano sul fianco e lo avvicina Claudio non si scansa. Ed è proprio per questo che quando gli chiede se vuole qualcosa da bere Claudio annuisce.

Perché magari è questa l'unica soluzione. L'unico modo per liberarmi di lui. Magari così riuscirò a tornare a respirare da solo.

A Claudio non è mai piaciuto dipendere da qualcuno, neppure quando era ancora il vecchio Claudio. Quello che ancora sapeva sorridere. Gli piaceva qualcuno e se lo portava a casa. Senza impegno, senza sensi di colpa.
Afferra il bicchiere che quel Mattia, così ha detto di chiamarsi, gli porge. E non si scosta quando quello gli si avvicina di più, quando gli sorride, quando gli accarezza una mano. E ha un profumo diverso da quello che ormai conosce a memoria, da quello che da giorni gli manca sentire. Più forte, eccessivo, quasi nauseante. Ma ancora Claudio si impone di non farci caso.
"Andiamo da qualche altra parte?" Gli chiede l'altro, parlandogli all'orecchio per sovrastare il caos intorno. E ancora una volta Claudio si ritrova ad annuire, anche se fino a qualche attimo prima quel profumo gli ha dato la nausea, anche se ha ancora il sapore di Mario sulle labbra. Annuisce, si lascia prendere per mano, si lascia trascinare via.
"Clà, dove cazzo vai?" La voce di Paolo gli arriva da lontano, la percepisce appena. Si volta e si ritrova gli occhi arrabbiati dell'amico puntati addosso.
"A casa." Si limita a dire, mentre Mattia gli stringe un po' più forte la mano.
"Dov'è Mario?" E Claudio vorrebbe solo scappare, dire a Paolo che non sono affari suoi quelli, che non deve rendere conto di niente a nessuno se per una volta decide di fare qualcosa per stare meglio. Anche se in fondo lo sa che servirà solo a farlo stare peggio.
"Non ne ho idea." Risponde, voltandosi subito dopo e provando ad andare via, ma di nuovo la voce di Paolo lo ferma.
"Non fare cazzate Clà. Lo sai che è sbagliato, che te ne pentirai. Non fare cazzate, per favore." E si ritrova gli occhi tristi di Paolo a scrutarlo, ma ora vuole solo andare via. Non vuole più ascoltarlo, non vuole più rispondere. Si volta e se ne va, trascinandosi dietro quello sconosciuto.

Mario

Mario si ritrova ancora fermo, poggiato a quel muro verso cui Claudio lo ha trascinato con forza pochi minuti prima. Si porta le dita alle labbra, sfiorandole appena, sentendosi ancora quelle piene e morbide dell'altro addosso. Un brivido lo pervade al pensiero di quelle labbra che gli sono mancate tanto, troppo, di quelle mani su di lui, ad accarezzarlo, dopo tanti giorni di distanza.
Quando Paolo lo ha chiamato quella sera, parlandogli di quanto Claudio stesse male, di quanto lo vedesse di nuovo in quel baratro in cui era prima di conoscerlo, di quanto fosse preoccupato, Mario non ce l'ha proprio fatta. E per quanto si fosse imposto di non farlo, di rispettare Claudio, è andato in quel posto solo per vederlo, solo per parlare con lui, solo per fargli capire che lui c'è ancora. Che lo ama. Anche se non glielo ha mai detto con chiarezza, anche se forse non gliel'ha dimostrato abbastanza. È qualcosa che non ha mai provato prima, quella sensazione che ti porta a non poter fare a meno di un'altra persona, a non poterla lasciare andare. E allora ci puoi provare all'infinito, ma alla fine ci torni sempre con gli occhi dentro ai suoi. Perché sai che quello è diventato il tuo posto preferito al mondo. Ed è inutile allontanarsi, scappare. Tanto ti ci ritroverai sempre a fare i conti con quel sentimento. Osserva Claudio andare via, con passo incerto, in mezzo alla folla. Lo vede scomparire. Resta fermo un altro po', con ancora il suo profumo addosso. Poi però capisce che è inutile scappare. O lasciare andare. Capisce di dover lottare ancora, perché ne vale la pena, per Claudio, per se stesso. E allora corre e lo cerca tra tutti quei corpi uguali. Percorre ogni angolo più nascosto di quel locale, ma non lo trova. Poi tra la folla incrocia Paolo.
"Paolo, hai visto Claudio?" E lo sguardo dell'altro è un misto di rabbia, incertezza, delusione, dispiacere. E Mario capisce, ma spera di sbagliare. Fino all'ultimo.
"Dov'è?" Gli chiede, con una freddezza che sembra quasi non appartenergli.
"Mario..." Prova Paolo, in difficoltà.
"Dove cazzo è?" Gli urla addosso e questa volta l'altro abbassa lo sguardo, poi parla.
"Sono andati a casa sua."

Sono andati a casa sua. In quella casa in cui si sono amati, si sono scoperti, spogliati di tutto. Di vestiti, di paure, di incertezze. Sono. Lui e chi?

Gli gira la testa e la nausea si impadronisce di lui mentre corre via. Mentre guida verso casa di Claudio. Perché non ci crede, perché deve sapere, perché vuole vedere tutto con i suoi occhi. Perché è preparato, perché tanto ha vissuto la stessa cosa con Alessandro. Non cambierà nulla. Sopravviverà. Sale quelle scale che sembrano non finire più, con la vista annebbiata e vorrebbe solo fermarsi e vomitare. Si ferma di fronte alla porta di Claudio. Sta per bussare, quando un ragazzo esce. Apre proprio quella porta, esce proprio dal suo appartamento. Si chiude la porta alle spalle, lo osserva un attimo un po' perplesso, poi va via. E Mario vorrebbe solo fermarlo, prenderlo a pugni, perché ha toccato Claudio. Il suo Claudio. Ma non lo fa, non riesce a fare nulla, non riesce neppure a respirare. Resta solo fermo, davanti a quella porta chiusa, con le lacrime incastrate tra le ciglia che non riesce a buttare fuori. E credeva di essere preparato a questo, lo credeva davvero, ma non lo era. Perché non ha mai provato niente di simile. Si siede per terra, con la testa che continua a girare. Sa che resterà di fronte a quella porta per ore, prima di andare via. Ma è l'unica cosa che gli dà un po' di sollievo. Sapere che Claudio è a pochi passi da lui. Anche se l'ha tradito, anche se ha rovinato tutto. Claudio è lì e vuole sentirlo vicino ancora per un po' prima di salutarlo.

Sarò quel vento che ti porti dentroWhere stories live. Discover now